Il partito e la rivoluzione

Ho letto con estremo interesse un vostro saggio sulla cosiddetta rivoluzione sociale spagnola. Condivido l'analisi in base alla quale l'appoggio offerto dagli anarchici alla borghesia ha reso la collettivizzazione funzionale agli interessi di quest'ultima e quindi vanificato ogni prospettiva autenticamente rivoluzionaria.

Desidero sapere se, in caso di rivoluzione, il Partito potrebbe costruire la nuova società socialista assieme ad altri soggetti politici (anarchici piuttosto che di altre componenti della sinistra comunista) oppure pretenderà che tutta la classe lavoratrice si raccolga sotto le sue insegne sotto pena di compromettere il processo storico rivoluzionario ?

Pongo questa domanda perchè sul sito della CCI ho letto che loro hanno avviato una collaborazione con anarcosindacalisti russi.

Forum: 

Il Partito non può pretendere niente dal proletariato, tantomeno sostituirsi ad esso nel processo di edificazione del socialismo: o riesce a conquistarne la direzione, almeno parzialmente, oppure la classe lavoratrice andrà verso altri lidi.

Gli anarchici che in Spagna diedero il loro appoggio al governo del fronte borghese repubblicano sicuramente sbagliarono, ma questo non significa che tutti gli anarchici di oggi rivendichino quella scelta.

Io penso che una collaborazione con altre forze rivoluzionarie verso l'obiettivo della conquista del potere politico da parte del proletariato sia possibile e auspicabile. Dopodiché, nell'arena politica dei Consigli, proletari, compagni, organizzazioni si confronteranno per decidere in che modo uscire dal capitalismo e quale nuova società costruire.

Ciao Red,

quello che Gek chiama collaborazione con altre forze rivoluzionarie, significa, di fatto, l'adesione al programma rivoluzionario: se altre forze politiche rivoluzionarie aderiranno al programma, la collaborazione viene da sé. Nel 1917, anarchici e SR di sinistra fecero proprio il programma bolscevico e dunque collaborarono coi bolscevichi stessi, pur non diventantando bolscevichi. C'è un libretto interessante di Victor Serge - ora introvabile, credo, se non nelle biblioteche - che si chiama "Gli anarchici e la rivoluzione russa", dove, tra le latre cose, si dice che paradossalmente, ma non tanto, solo i bolscevichi attuarono alcune degli obiettivi storici dell'anarchismo, tra cui, in primis, l'abbattimento dello stato borghese.

Altra cosa: è vero che nei consigli ci dovrà essere la più grande libertà possibile di discussione e di confronto, ma sulla base, sempre, del percorso rivoluzionario a cui i consigli hanno aderito e di cui sono espressione. Essendo i consigli gli organi del potere di classe, o si muovono sul binario di un vero programma rivoluzionario oppure ben presto cessano di essere espressione della dittatura del proletariato - cioè l'esercizio esclusivo del potere da parte del proletariato - e si riducono ad essere qualcosa d'altro, che non c'entra niente col superamento del capitalismo e la transizione a un'altra società, quella senza classi, sfruttamento ecc. ecc.

Infine, è vero che non tutti gli anarchici oggi rivendicano l'esperienza spagnola, ma, a mia conoscenza, le correnti più importanti, come la FAI, sì, dunque rivendicano la partecipazione a un governo borghese, mentre non perdono occasione di tirare fuori Kronstadt come principale capo d'accusa contro Lenin e la concezione stessa del partito. A questo proposito, Kronstadt cioè, vedi gli articoli che abbiamo pubblicato anche sul sito.

Sottolineo, però, che potrei benissimo sbagliarmi, perché non conosco bene i meandri dell'anarchismo, ma per quanto mi concerne non ho mai sentito un anarchico prendere criticamente le distanze dall'esperienza anarchica nella Spagna del 1936, buttando anzi nello stesso calderone le diversi correnti dell'anarchismo (Durruti e la Montseney, per esempio).

Ciao Red,

Smirnov.

Ciao Smirnov,

ho letto il documento in cui si affronta il tema Kronstadt ed anche quanto vanno sostenendo gli anarchici sull'argomento. Mi è parso di capire che lo stesso Lenin, che in un primo momento promosse l'alleanza con gli anarco-sindacalisti, in un secondo tempo li escluse dal processo rivoluzionario. Bisognerebbe capire perchè questo avvenne. Gli anarchici dicono di sentirsi traditi dai bolscevichi in cui, inizialmente, riposero le loro speranze (anche se qualcuno cita Bakunin che, a loro dire, avrebbe previsto questo tradimento).

Credi che l'estromissione degli anarchici si rese inevitabile alla luce della loro appartenenza contadina e piccolo borghese ?

Ringrazio te e Gek per la vostra disponibilità.

Ciao Red,

penso che prima o poi, inevitabilmente, si sarebbe arrivati alla rottura con gli anarchici, per la diversa impostazione di fondo relativa al percorso rivulizionario sul superamento della società di classe. Certi gruppi anarchici e/o individui si ritennero traditi dai bolscevichi, se non ricordo male, per le misure autoritarie - io direi inevitabili, date le circostanze - che presero; tuttavia, ripeto, il dato di fondo è la diversità di impostazione generale.

A questo proposito, penso che la lettura di certe pagine del libro di Victor Serge, "L'anno primo della rivoluzione russa", sia utile possa dare una mano a capire quanto avvenne allora.

Ciao ancora,

Celso