La Metafisica Del Soggetto Contemporaneo

La fondazione metafisica del soggetto, a cominciare dalla svolta filosofica del Novecento sul terreno filosofico, specialmente dell'esistenzialismo heideggeriano, è consistita nella riduzione dell' essere ad ente e dell''ente ad oggetto. Con tale riduzione ( di essere ed ente) l'ente uomo fuoriesce dal processo di produzione naturale in quanto non più ente obiettivo che produce oggetti, diventando ente soggettivo che produce ed elabora costantemente il naturale (rapporto di appropriazione ed utilizzazione della natura), ma senza dare più lui un senso alla attività lavorativa, bensì a darlo,ora, è il processo di produzione naturale (l'essere diventato esistenza," esserci",Dasein). L'essenza di questo è la "volontà di potenza" che si esprime nel mondo della tecnica che domina l'ente uomo e lo riduce ad oggetto,esecutore, mezzo per esercitare il dominio sull'Altro. La differenza ontologica, per Heidegger , non sta più tra essere ed ente (oblio dell'essere), ma tra ente (soggetto) che si contrappone agli altri enti (oggetti). In questa visione ontologica, rovesciata rispetto al Marx maturo, l'essere, la totalità del mondo, non è più conoscibile a mezzo della razionalità scientifica, in quanto differente ontologicamente dall'ente e avente finalità che non possono essere captate da quest'ultimo mediante lo scoprimento della sua struttura essenziale secondo la ragione scientifica. Resta allora l'estraneità dell'essere all'ente che si rapporta a questo solo come volontà di potenza, dominio e sfruttamento sulla natura e sugli enti medesimi che muove a piacimento in un contesto di dominio in cui soggetto ed oggetto si rovesciano l'uno nell'altro. Secondo Heidegger (ma anche secondo Colletti,Severino,Galvano della Volpe etc,), Marx avrebbe concepito l'essere dell'uomo come soggetto, così per lui (e per gli altri citati della scuola marxista italiana), in Marx, il soggetto è alienato ( non reificato), il quale, soggiacendo alle costrizioni del processo di produzione e dei suoi prodotti del lavoro, non sarà mai capace di sottomettere la tecnica e la volontà di potenza alla sua soggettività creatrice (quella comunista scientifica: prodotta dalla totalità che si autodetermina praticamente nel processo storico-naturale). duccio.

Forum: 

secondo Marx (almeno quello compreso tra '44 al '58) il soggetto è alienato in quanto soggiace alle costrizioni di processi di produzione alienanti... ma nel modo di produzione comunista queste costrizioni vengono meno e l'uomo può realizzarsi pienamente in un umanità fatta di libere individualità, una società di liberi produttori che per la prima volta potranno dominare la tecnica e metterla al proprio servizio...mentre oggi è al servizio del capitale e solo incidentalmente a quello dell'uomo.

se è così, non capisco il passaggio in cui dall'alienazione tipica del capitalismo si arriva alla presunta incapacità dell'uomo di usare la sua soggettività creatrice nella società comunista...

comunque... Della Volpe non è l'anti hegeliano del "galileismo morale"? quello del marxismo "scientifico e non filosofico" che insieme a Colletti e in contrapposizione ad Heidegger e Husserl, pretende di applicare i modelli scientifici "classici" alle scienze sociali?

Colletti ha abbandonato il marxismo proprio quando ha scoperto "l'acqua calda" che lui non poteva sopportare: l'identità tra teoria del valore e teoria dell'alienazione.

scoperta che fece anche Claudio Napoleoni, lui sì diventato heideggeriano.

Der Ring Des Nibelungen

Scusa, Lev, ma il concetto di "libere individualità", che usi spesso, lo prendi da qualche passo di Marx (non credo...)?

E' un'espressione di Preve e della feccia comunitarista, e in quel contesto ha un significato estraneo al socialismo scientifico. Se lo usa anche Marx mi segnaleresti la cosa (magari va contestualizzato, o la citazione è parziale...)?

Grazie

Il "marxismo" idealistico della nostra epoca

Le interpretazioni di Marx da parte di Heidegger ("Marx come pensatore della tecnica") discendono proprio dalla sua incomprensione della differenza tra lavoro alienato e lavoro astratto. A seconda che si prenda a principio di spiegazione della società contemporanea l'uno o l'altro di questi due aspetti del lavoro, si fa riferimento a due eterogenee e opposte ontologie: quella idealistica e quella materialistico-storica.Per Della Volpe e Colletti, nella loro interpretazione del marxismo, non v'è differenza di fondo tra le opere giovanili e quelle della maturità di Marx.Qui sta la radice della crisi del marxismo oggi (crisi degli "interpretanti", non della dottrina in sè, intendiamoci!). Il giovane Marx criticava Hegel e la sua logica, in base al rovesciamento di soggetto e predicato (sulla linea di Feurbach) : mentre, quello maturo, si basava sulla espropriazione dei produttori che vedono i loro lavori prendere corpo autonomo, diventare con questo entità astratte, cose separate, e dominare, quali potenze feticistiche divenute autonome dai loro creatori,quegli individui in origine soggetti reali. Marx,da giovane, aveva elaborato una filosofia della storia basata sull' "uomo che lavora". E' questa la generalità d' essenza; in seguito,nel Marx adulto,gli eventi storici sono visti come autoproduzione di una totalità sistemica e, come tali,non possono più essere compresi come opposizione tra lavoro concreto/lavoro alienato, come prodotti alienati rispetto al produttore, strutturati secondo l'essenza di un soggetto (o la sua negazione), bensì secondo un modo di produzione. La vecchia concezione soggetto-mezzo-oggetto di lavoro si capovolge in lavoro in generale (lavoro astratto= semplice erogazione di energia umana)-mezzo-oggetto di lavoro.Qui il lavoro astratto che si contrappone al lavoro concreto è lavoro immediatamente sociale che rimanda ai rapporti sociali (nell' indagine scientifica, attraverso analisi e connessioni sintetiche) e" non più ad individui e a materiali differenziati", cioè: all'appropriazione della natura da parte di un insieme sociale! Sarà Hegel a scoprire,per primo,il lavoro astratto,ma senza rinunciare alla generalità d' essenza.Heidegger,e gli altri interpreti idealisti di Marx,si pongono ancora più indietro di Hegel nello sviluppo del pensiero filosofico, in quanto, il primo, riduce l'essere ad esistenza individuale per ridurre il lavoro astratto,in Marx, in lavoro alienato,facendo del soggetto uno strumento della metafisica "volontà di potenza" che lo annichilisce e lo mortifica in quanto incapace di ristabilire la totalità storicamente determinata sul principio della gnoseologia scientifica e dialettica: i secondi, invece,contrapponendo l'uomo che pensa (cartesiano) al mondo da indagare per superare l'alienazione del pensiero.Cioè: secondo l'ontologia del lavoro concreto, che è incapace di vedere le opposizioni con contraddizione (mit Widerspruch!). duccio

Ciao compagni,

tutto molto interessante, indubbiamente, ma, e non vorrei fare il rozzo della compagnia, oltre alle analisi di tipo propriamente filosofico, basterebbe anche vedere dove sono andate o dove vanno poi a parare politicamente, praticamente, quelle posizioni: dal nazismo allo stalinismo, passando per i vari "pentitismi" sfociati finalmente alla corte del Berlusca (Colletti), c'è tutto il campionario della controrivoluzione del '900.

Due cose due, inoltre, sulla controversa questione del Marx giovane- Marx maturo: dal mio punto di vista è una questione in gran parte accademica, dagli scarsi riflessi concreti sulla lotta politica. Questo non significa che non se ne debba parlare e appassionarvicisi (si dice così?), ci mancherebbe!, ma solo che, dal mio punto di vista, lascia il tempo che trova. Siccome "nessuno nasce imparato", mi sembra del tutto scontato che Marx è diventato Marx col tempo e che tra i Manoscritti, la Miseria e il Capitale ci siano delle differenze evolutive.

Ciao a tutti,

Smirnov

PS Spero che si capisca che il tono non è per niente polemico: con 'sti aggeggi è facile equivocare.

PPS Lev, per essere un "principiante", come avevi detto una volta, non te la cavi male...

Reed, ecco la citazione dai "Lineamenti fondamentali della critica dell'economia politica":

> I rapporti di dipendenza personale (all'inizio su una base del tutto naturale) sono le prime forme sociali, nelle quali la produttività umana si sviluppa soltanto in un ambito ristretto ed in punti isolati. L'indipendenza personale fondata sulla dipendenza materiale è la seconda forma importante in cui giunge a costituirsi un sistema di ricambio sociale generale, un sistema di relazioni universali, di bisogni universali e di universali capacità. La libera individualità, fondata sullo sviluppo universale degli individui e sulla subordinazione della loro produttività collettiva, sociale, quale loro patrimonio sociale, costituisce il terzo stadio. Il secondo crea le condizioni del terzo.

Siamo nel 1858...10 anni dopo il manifesto.

Bisogna fare attenzione a non confondere il concetto di "liberà individualtà" BORGHESE con quello invece dato da Marx. La tua diffidenza verso le parole "individuo" e "libertà" immagino sia dovuta al fatto che l'ideologia borghese si riempie spesso la bocca con queste parole... ma si tratta appunto di ideologia che ne distorce il reale significato...noi comunisti non possiamo permetterci di cadere in questa trappola.

Il passaggio dalla dipendenza personale (schiavismo-feudalesimo) alla indipendenza personale (capitalismo) e infine alla libera individualità (comunismo) presuppone un antropologia filosofica...(ovviamente questi passaggi "antropologici" sono subordinati al cambio di modo di produzione).

Da notare come Marx usa il termine "persona" per i vecchi modi di produzione fino al capitalismo compreso...mentre per il comunismo usa per la prima volta il termine "individuo". "Persona" deriva da prosopon, "maschera" (e dagli a dire che l'alienazione è un concetto idealista borghese ecc...Marx non era certo un idealista borghese)...mentre l'"individuo" marxiano (che NON è quello borghese, per lui una PERSONA indipendente ma NON libera) è LIBERO...e la forma della sua libertà è l'eguaglianza in una società di liberi produttori.

Mi dispiace,compagno

Mi dispiace,compagno Smirnov, ma tra il Marx giovane e quello adulto, c'è una rivoluzione nella concezione ontologica di Marx di 180°; c'è il passaggio di essenza al soggetto concettuale di una Totalità autoproducentesi nella storia senza presupposti esterni. C'è il Marx scienziato, il Marx non umanistico e antropologico tirato in ballo dagli interpretanti piccolo borghesi che vorrebbero ridurre il processo di produzione naturale a oggetto dell'uomo e del suo pensiero, dominio teoretico e non pratico,data che quest'ultimo avverra con l'avvento del comunismo in cui solo si realizzerà" la subordinazione della produttività collettiva alla libera individualità fondata sullo sviluppo universale degli individui".Fuori da questo contesto storico, c'è il dominio dello spiritualismo umanistico sull' empiria del processo storico e sulla natura. Una concezione romantica che è meglio lasciare ai pensatori reazionari. Sottolinenado questo, voglio indicare la funzione di tali intellettuali che si dicono marxisti ,in Italia, e che si sono formati alla scuola dell'idealismo di Croce e Gentile, ingannando generazioni sulla vera consistenza concettuale del marxismo. Una consistenza che la si apprende solo quando si è palesato chiaramente alla mente dell'intellettualità comunista la differenza tra lavoro concreto e lavoro astratto. Per questo Lenin raccomandava sino alla fine di studiare profondamente Il Capitale di Marx dove si trovano in atto, la concezione ontologica della totalità sistemica e autodeterminantesi (rapporto Natura e Storia, la differenza tra feticismo e alienazione, tra alienazioe e reificazione, rapporto tra soggetto pensante e strutture) e quella gnoseologico-scientifica (processo dialettico basato sulla separazione-opposizione pratica,storica, tra forza lavoro e mezzi di produzione, sulla unità nella differenza, su negazione assoluta e negazione relativa etc.). Io continuo a credere che il marxismo è stato travisato e che la maggior parte dell'intellettualità novecentesca,non ha fatto altro che rappresentare il materialismo antropomorfico e l'umanesimo materialista del giovane Marx, dissimulando il Marx scienziato e rivoluzionario dell'astrazione reale rispetto a quello del soggetto d'essenza,l'astrazione mentale,che sorge dalla concezione del dominio del lavoro concreto, tipico della società precapitalistica,o meglio antecedente all'avvento dell'industria e delle macchine nel processo produttivo sociale. Spero non ti irriterai se ho difeso con calore certi punti di vista, ciao Smirnov. duccio

Duccio, tu ripeti la tua messa ma perchè non commenti il passo dei grundrisse che ho citato? Non si tratta di intellettuali novecenteschi, lasciamoli perdere, ma di Marx nel 1858....il marx di questo testo e dei precedenti (come il manifesto ecc...) era un "piccolo borghese reazionario"? non trovi che questi "insulti" in una discussione sulla teoria siano perlomeno ridicoli? gli insulti insulsi lasciamoli ai preti che non discutono nel merito ma propongono la Verità. Siamo scienziati o no?

Che ne pensi dei grundrisse?

Dove Marx rinnega totalmente (a 180 gradi!) il suo pensiero precedente? Se si tratta di una rivoluzione tale lo avrà esplicitato da qualche parte...dove sta scritto qualcosa come "il mio concetto di libera individualità era tipico del borghese reazionario quale ero"? Ha compiuto un salto tale senza nemmeno dire una parola sui suoi presunti errori giovanili (fino al '58 almeno)?

la mia impressione è che tu ritenga la tua INTERPRETAZIONE del marxismo come Il Marxismo, mentre chi la pensa diversamente non solo offre un interpretazione "sbagliata", ma è anche un piccolo-borghese(?).

Non ti sei mai posto il dubbio che la tua visione del marxismo sia in realtà UNA interpretazione tra le altre (che può essere la più giusta ma anche no), e soprattutto che la Verità non esiste e che si può tranquillamente lasciare ai preti?

  • Ciao Duccio,

no che non mi*

Ciao Duccio,

no che non mi irrito, ma, sinceramente, non capisco nemmeno perché ti sei appassionato così tanto, forse perché ho usato la parola "evoluzione" che può richiamare un percorso senza rotture (che in realtà - ma anche questo è banale - ci sono state)? Nel mio intervento, lo ripeto, per me era ed è scontato che il Marx maturo è diverso fa quello giovane, e che perdere tanto tempo a disquisire di queste cose non mi appassiona, perché la trovo, entro certi limiti, un'operazione accademica, cioè sterile ai fini della lotta poltica nel senso in cui la intendiamo noi (almeno io). Mi interessa di più rilevare che Heidegger è stato nazista (ovviamente, tutti possiamo sbagliare e nessuno è condannabile per l'eternità per via degli errori commessi, se sono ammessi e corretti... non stalinisticamente, anche questo è ovvio) o che la canea di intellettuali che si sono costruti carriere universitarie, col corrispettivo codazzo di prebedne e privilegi, su Marx hanno fatto la loro parte per rinforzare il dominio della borghesia. Se poi uno vuole discutere di questo quell'altro aspetto "filosofico" del marxismo, ci mancherebbe!, nessuno glielo impedisce. Ma dal punto di vista politico ossia dell'azione pratica, come la mettiamo? Cioè, Duccio, che ne pensi della militanza, oggi, e, nella fattispecie, di noi, il PCInt?

Ciao Duccio e ciao a tutti da un non incazzato,

Smirnov

Lotta filosofica e lotta di classe!

Ma , nel fondo,caro Smirnov, io cercavo di "praticare" la filosofia marxista nel confronto con quella borghese.L'obiettivo pratico dove sta situato? Nel cercare dove si sono insinuati i bacilli della peste in seno alla dottrina marxista mediante cui si elaborano linee politiche,programmi, strategie e tattiche di lotta sbagliate che hanno dato vita e continuano a dare fioritura ai fenomeni perniciosi dell'opportunismo socialdemocratico,centrista, e di sinistra estremistica.In special modo mi interessa conoscere dove e su quali aspetti dell'impianto teorico marxista si annida il "virus" della degenerazione del marxismo in tutte le salse. Pensa alla varietà dei "marxismi" che si celebrano in giro per il mondo: quello meccanicistico-positivista, quello kantiano, quello esistenzialista,quello strutturalista, quello del positivismo-logico di Elster e Callinicos (l'Anglomarxismo) etc. E tutte queste versioni, guardacaso, mirano a minare l'ontologia e la metodologia di Marx,proprio sul terreno filosofico. Ritengo che la lotta politica,oggi, debba essere svolta dalle avanguardie marxiste, in modo prevalente(ma non unico) sotto questo aspetto: perchè è qui che si gioca la formazione di una intellettualità comunista futura che sarà chiamata a guidare la rivoluzione mondiale! Si parte dalla filosofia per arrivare alla politica: come successe per Marx ed Engels.Questo insegna il processo storico della formazione dell'avanguardia storica del comunismo. Purtroppo, la confusione si è impadronita anche di questo versante del marxismo che sembrava chiaro e ineccepibile. Le vicende storiche della controrivoluzione (staliniana) e l'attacco del pensiero imperialistico-borghese al marxismo,alla sua ontologia e al suo metodo, hanno fatto del marxismo,oggi,"carne di porco". Si ha bisogno di un approfondimento ulteriore per battere ideologie dominanti come quelle del nichilismo e dell'esistenzialismo heideggeriano e anche post-modernista. La lotta teorica è una forma di lotta politica con i mezzi astratti della concettualità filosofica. Non è l'unica,ma non va sottovalutata se si vuole uscire dalle secche nel quale la dottrina marxista langue. Come vedi,io non faccio filosofia nel modo tradizionale, ma,come diceva Lenin, al tempo di "empirismo ed empiriocriticismo",la pratico, nel mio piccolo,ossia :ne faccio un mezzo della lotta politica. Yours Truly.duccio

Duccio, noto, non senza un sorriso, che eviti il dialogo come la peste.

E' possibile avere la tua opinione sui grundrisse? o forse sono spazzatura borghese da cui temi di essere contaminato?

Io ti ho portato degli argomenti a favore della mia tesi...e tu rispondendo a terzi ribadisci che Il Marxismo (il tuo, cioè l'unico Vero) è infestato da "bacilli"... ammetterai che non è un gran contributo alla discussione.

Dal mio punto di vista è il tuo marxismo che "mina l'ontologia e la metodologia di Marx"...che di fatto definisci "borghese reazionario" per tutta la sua produzione fino al 1858 (!). Ma, appunto, è il mio punto di vista... e quindi ne discuto sperando di trarre qualcosa dalla discussione.

Il tuo rifiuto di discutere presuppone che qui non si parla di punti di vista ma di dogmi parareligiosi... ok, va bene, ma bisogna metterlo in chiaro e non blaterare più di "scienza"...

ovviamente quando si va in chiesa nessuno pretende di dialogare con il prete, che dice la sua verità mentre i fedeli la ricevono passivamente...ma qui siamo su un forum di discussione, per di più di un partito marxista...

fammi sapere se ti va di discutere, oppure se sono diventato un abominevole peccatore per aver letto i grundrisse e non vuoi avere niente a che fare con me...giusto per evitare di perdere tempo in futuro illudendomi di poter fare un dibattito profiquo.

devo dire che sono fra quelli che non riescono a seguirvi.però vorrei chiedervi come posso rispondere a 1 amico che dice che l economia è tutto e la politica non conta nulla lo fa richiamandosi a marx e definisce 1 degenerazione tutto il marxismo del novecento

Lev, grazie dell'indicazione sui Grundrisse, contestualizzando è chiaro.

Raes:

> ...di volta in volta la struttura economica della società costituisce il fondamento reale partendo dal quale si deve spiegare in ultima analisi tutta la sovrastruttura delle istituzioni giuridiche e politiche, cosí come delle ideologie religiose, filosofiche e di altro genere di ogni periodo storico. (Engels, Antidühring)

IN ULTIMA ANALISI. Engels spiega anche che lui e Marx avevano in un primo momento calcato molto il concetto di determinazione economica per ragioni polemiche, che servivano meno quando lui era ormai anziano e precisa la questione. In realtà la cosa non è così oscura: basta leggere Marx ed Engles e vedere che non c'è nessun meccanicismo nella loro impostaizone teorica. Una prova facile facile del fatto che per Marx non si esaurisce tutto esclusivamente nell'economia: i suoi studi e articoli di analisi della politica.

Bè' chiudiamo l'argomento

Bè' chiudiamo l'argomento qui...Lo riprenderemo a miglior vita. Sono stato frainteso. Saluti duccio

Ciao Duccio e ciao a tutti,

anche se, ripeto, non credo affatto che giovino atteggiamenti agressivi e, per quanto mi riguarda, credo anche ingiustificati.

Duccio non ha bisogno, ovviamente, di difensori, ma mi dispiace constatare che ha sempre avuto un comportamento ineccepible quando invece è attaccato, secondo me, in modo sopra le righe.

Comunque, Duccio, concordo ovviamente sul fatto che la lotta teorica, e quindi anche filosofica, sia un elemento centrale della lotta politica e dunque un momento pratico. Non concordo invece del tutto quando dici che oggi l'attività prevalente dei comunisti debba essere teorica: benché, come hai rilevato, Marx sia stato profondamente sfigurato dalle diverse manifestazioni della controrivoluzione e dell'ideologia borghese in genere, penso che sia centrale non separare mai gli aspetti più propriamente teorici da quelli più propriamente politici.

Ciao,

Smirnov

PS Reed, oggi o uno di questi giorni ti rispondo sulla crisi: porta pazienza, por favor.

Concordo con quanto dice Smirnov nei suoi interventi sopra però nn posso nn notare come il compagno Lev, che in altro ambito sosteneva che BC avesse un atteggiamento intellettuale e poco pratico etc. etc., si sia poi impegnato ed interessato in un dibattito filosofico/accademico distante anni luce dalla classe.

se non rispondere a precise domande a mio avviso fondamentali per comprendere la questione e portare avanti la discussione significa tenere "un comportamento ineccepibile"....allora duccio è un campione di correttezza.

io vorrei discutere di una questione che non è affatto lontana anni luce dalla classe, perchè riguarda il modo in cui si presenta il concetto di "comunismo" all'avanguardia che si vuole educare.

secondo duccio, che per motivi in parte comprensibili non risponderà, il "giovane" Marx è affetto da idealismo piccolo borghese, a tratti reazionario. Si riferisce in particolare ai manoscritti del '44, se non sbaglio.

Ho citato un testo del 1858 dove il "morbo borghese" sembra ancora affligere il nostro Karl...e vorrei spiegazioni a riguardo.

Che giudizio da duccio dei grundrisse? che ne pensa il PCInt? è un testo "non marxista" come i manoscritti?

E' un testo marxista? Se sì, non è evidente una continuità nel pensiero di Marx, che vede il comunismo come l'emancipazione completa dell'uomo, che da persona diventa finalmente individuo libero, nella forma di una società di eguali priva di classi?

Se no, tutta la produzione fino al '58 è affetta da un errore fondamentale...quindi, quand'è che Marx si redime e diventa marxista (nel senso che intende duccio)?

Le mie non sono domande retoriche...vorrei capire il punto di vista di duccio (se ce lo concede)...o quello del PCint, o di chiunque abbia un opinione a riguardo.

P.S. Smirnov, non mi sembra di avere attaccato qualcuno in maniera "sopra le righe", anzi, la mia critica al pensiero di duccio si riferisce sia al contenuto che alla forma del dibattito...dibattito che è svanito da quanto ho citato i grundrisse, sostituito dai soliti e noiosi appellativi tipo "piccolo borghese" ecc... questo sì un attacco gratuito a me e al Marx che ho citato. Un attacco che invece sarebbe il benvenuto se supportato da argomentazioni...o perlomeno da risposte di qualunque tipo, ignorare totalmente l'interlocutore mi sembra infantile...

Ciao Lev e ciao a tutti, scusate se vado di fretta, ma in questo periodo il tempo a diusposizione è quello che è.

Sulle questioni poste da te, non posso fare altro che ribadire quanto avevo già detto tempo fa: dal Marx dei Manoscritti al Marx del Capitale ovviamente ci sono delle differenze, dovute al processo di maturazione e di distacco dalle posizioni giovanili degli hegeliani di sinistra, ma i Manoscritti sono, a mio parere, un potente laboratorio in cui Marx comincia a mettere a punto il metodo, a individuare i percorsi sui quali marcerà per tutta la vita. Per certi aspetti, lo stesso vale per i Grundrisse, che però vengono tredici anni dopo e quindi l'affinamento è già andato molto avanti: per quanto mi riguarda, a parte alcune messe a punto ulteriori che farà nel Capitale, c'è già il metodo che poi chiameremo marxista e, dunque, la critica dell'economia politica è praticamente completata.

Ciao Lev e ciao a tutti,

Celso

Mi dispiace Lev, ma l'hai voluta!

Se è per questo, anch'io vengo ignorato dai compagni per certi miei posting che non sono congeniali ai frequentatori del forum. Che faccio mi arrabbio? Neanche per sogno! Ne prendo atto e vado per la mia strada! La vita non si esaurisce nelle relazioni che s'intrecciano in questo forum...Diverso è il caso tuo, in rapporto ai miei interventi. Smirnov ,che è un compagno sensibile e ricco di acùme, se n'è accorto e ha cercato di spiegartelo! Io ho detto di essere stato frainteso..e di lasciar perdere la discussione! In più,se vai a rileggere i tuoi interventi, mi hai qualificato un prete che sbandiera i suoi dogmi, uno che dice messa senza ascoltare gli altri, uno che ha apostrofato Marx come un "piccolo borghese",quando io mi riferivo, casomai, a te soltanto che vuoi identificarti con il gigante di Treviri per confondere le acque e attirare la pietà verso l'offeso. Per quanto riguarda i Grundrisse,sei anche un ciarlatano che dice di averli letti quando invece spulci qualche brano e,senza costrutto, nè connessione, non distingui tra la nozione di "libere individualità" di Marx e ll concetto di individuo soggetto del Marx dei "Manoscritti "di Parigi, figurarsi ,poi, se fai distinzione tra la concezione antropomorfica del Marx Feuerbachiano e quello dei Grundrisse, che se li avessi studiati (non solo letti), ti avrebbero fatto saltare agli occhi la differenza tra "astrazione reale" e "astrazione mentale"; e su come l'astrazione generica della prima sezione del Capitale si sia trasformata nel Marx scienziato in quella "generalizzata" nell'ambito della visione pratico-storica da lui assunta nella fase matura.(Una fase che si apre con l'opera l'Ideologia tedesca e che si conclude proprio con ' I Lineamenti di critica dell'economia politica' del 1857, la Prefazione del'58 e la scrittura de "Il Capitale").Neppure con "La miseria della filosofia" Marx aveva raggiunto il punto di vista della maturità,essendo a quell'epoca (1846),ancora dentro le concezioni ricardiane..Tu non hai chiaro questo percorso! Non te ne faccio una colpa; se sei giovane puoi ancora rimediare, ma per favore,smettila di vendere fumo! Non sopporto la saccenza non suffragata da studi seri e rigorosi. In filosofia,( mi pare se ne sia accorto già qualcun altro), copi le farneticazioni di un Preve (tra l'altro un rinnegato del marxismo!), facendole passare per...farina del tuo sacco! Caro Lev, vivi troppo di apparenza! Dovresti avvicinarti alle scienze con atteggiamento umile e veritiero, portando rispetto verso gli altri ,anche quando non sono saccenti come te! Tu mi hai provocato e io ti rispondo. Discuterò con te, a condizione che cambi atteggiamento e ti dimostri più attento alle osservazioni critiche che gli altri ti fanno. Diversamente...non perdiamo tempo entrambi! Ciao, senza rancore! Duccio