Il nodo greco

Indipendentemente da cosa sia Syriza e da chi sia Tsipras, il popolo greco sta tentando di allentare il nodo scorsoio che il capitale finanziario ha stretto alla sua gola tramite il Fondo monetario internazionale, la Banca europea e la Commissione di Bruxelles. Significativamente, di un prestito di 260 miliardi prestati dall’Europa, alla Grecia ne è arrivato solo 11% mentre altri 230 miliardi sono serviti a pagare i debiti della Grecia verso le banche europee (soprattutto tedesche e francesi). Solo dopo che le banche avevano recuperato i debiti greci, le troika europea ha dato il via libera al default di Atene sui debiti verso privati e solo dopo che le banche erano rientrate da un'esposizione così vistosa, i politici tedeschi hanno cominciato a caso di crac bancario.

  • L'agenda delle riforme imposte alla Grecia è un vero e proprio monumento al cinismo disumano del capitalismo finanziario. Un solo esempio:* togliere l'assistenza sanitaria ai proletari solo perché disoccupati da più di un anno. Dopo aver perso il lavoro e ogni fonte di reddito (compreso il sussidio di disoccupazione) i proletari perdono anche il diritto alle medicine e ad un dottore. E come possono pagarle, se, anche volendo, non possono trovare un altro lavoro?

Il voto a Syriza, nelle intenzioni del popolo greco, è stato un voto contro il dominio del capitale finanziario internazionale, un sintomo pericolosissimo per esso e qualche esponente tedesco della finanza internazionale ha paventato addirittura che la Grecia potesse denunciare il debito pubblico, il che sarebbe un colpo mortale per il suo meccanismo di potere.

Ma in questa preoccupazione si legge il segreto svelato del potere capitalistico: l’obbedienza al suo comando dei popoli e dei proletari del mondo. Ed è proprio la paura di una rottura della catena di comando del capitalismo finanziario che agita le alte sfere finanziarie, che muove falsi allentamenti dello sfruttamento dei popoli europei, che induce il potere a servirsi di demagoghi a basso costo per deviare e confondere i movimenti di protesta, come M5S in Italia.

Il capitalismo finanziario ha però un indubbio vantaggio. Dopo la caduta del muro di Berlino e la sfiducia indotta nei proletari che credevano che lì vi fosse socialismo, i proletari d’Europa non hanno potuto produrre altro che movimenti di protesta centrati sulla critica di costume. Ciò che è nuovo, ed è importantissimo, è il fatto che il decorso storico va chiarendo sempre più quale sia la causa della crisi e della sofferenza dei popoli. Ma per dare a tutto questo una direzione ed un orizzonte occorre un partito proletario, cioè un partito che abbia inscritto nel suo ordine del giorno permanente l’abolizione del capitalismo e l ‘idea di un mondo fatto per gli uomini e non per il profitto.

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