Ilva di Taranto, ossia: il ricatto del capitalismo

Per tenersi informati sull'Ilva di Taranto vi segnalo il blog di questo comitato:

comitatocittadinioperaitaranto.wordpress.com

La lotta degli operai dell'Ilva rappresenta in modo emblematico l'inconciliabilita di interessi fra lavoratori e collettivita in generale da una parte, e capitalismo dall'altra: o inquinamento (dunque malattie e pessime condizioni di vita e di lavoro) o disoccupazione, ecco il ricatto dei padroni.

Il Comitato che qui segnaliamo e tanti compagni in buona fede pretendono giustamente sia la salute che il lavoro, sbagliano pero quando si rivolgono allo stato per trovare una soluzione, perche, lungi dall'essere neutrale, lo stato e proprio il massimo difensore degli interessi generali del padronato.

Ma sono proprio queste lotte che mostrano come l'unica soluzione a questa barbarie (disoccupazione, aumento dello sfruttamento, inquinamento, devastazione del territorio, ecc.) sia la mobilitazione dal basso, fuori dalle istituzioni, per il superamento rivoluzionario del capitalismo.

Forum: 

Mi scuso per non aver messo gli accenti, ma sto usando una tastiera inglese e mancano i pulsanti per inserirli : )

I media – commentando l’interruzione del comizio sindacale – hanno parlato di “minoranze di estremisti… centri sociali… sindacati di base…” – ma basta vedere le immagini contenute nel blog per rendersi conto di quanto riduttiva sia stata questa ricostruzione. A contestare i sindacati (mentre parlava Landini! finalmente!!) erano molti operai, proletari che hanno subito da anni le scelte di padroni.

Fuori dai partiti e sindacati, questo è il primo passo inevitabile. Ma direi bisogna agire fuori da qualsiasi logica e ideologia riformista!

Per riflettere quidni su uno dei limiti di questa spontaneità incazzata vi incollo un passo di Engels.

“Per i suoi principi, il comunismo è al di sopra del dissidio tra borghesia e proletariato, poiché lo considera giustificato nel suo significato storico soltanto per il presente, non per il futuro; esso intende appunto sopprimere tale dissidio.Riconosce perciò, finchè il dissidio permane; che il risentimento del proletariato contro i suoi oppressori è una necessità, che rappresenta la leva più importante del movimento operaio ai suoi inizi; ma va oltre tale risentimento, perché il comunismo è appunto una causa di tutta l’umanità, non soltanto degli operai.” (La situazione della classe operaia in Inghilterra. F. Engels.).

La questione Ilva – come sempre le problematiche ambientali – mostrano chiaramente che il capitalismo è inconciliabile con gli interessi dei proletari innanzitutto ma è un ostacolo allo sviluppo dell’intera umanità. Colpendo i disastri ambientali non solo i proletari le reazioni di massa sulle questioni ambientali (che in questo caso si intrecciano direttamente con le problematiche del lavoro) tendono ad assumere carattere interclassista e questo lo vediamo anche nella sigla del Comitato di Taranto. Come dice giustamente anche Engels "il risentimento del proletariato contro i suoi oppressori è una necessità, che rappresenta la leva più importante...". Per tale motivo i comunisti devono spingere affinchè le reazioni di classe rompono completamente con una impostazione interclassista, comitati classisti quindi, espressione della lotta di classe, e non comitati “cittadini”. L’azione del proletariato - da proletariato - deve essere chiaramente classista: il proletariato deve muoversi con una prorpia indipendenza organizzative e di classe per poi magari trascinarsi dietro – e su contenuti proletari – tutti coloro (ceto medio proletarizzato in particolare) che vogliono sostenere la causa proletaria e combattere contro i disastri prodotti da questo sistema.

La questione Ilva mostra chiaramente che la vera reazione di classe si dovrà manifestare fuori da intituzioni, partiti e sindacati ma mostra anche chiaramente che la spontaneità, la vera incanzzatura, i comitati di protesta generati da questa incazzatura , non riusciranno mai a superare completamente la trappola riformista senza la spinta organizzata dei comunisti, senza un partito rivoluzionario e questo vale anche per i limiti espressi dal Comitato di Taranto.

Protagonismo proletario quindi, centralità della propria lotta, partito rivoluzionario :-)

A parte le promesse del sindaco, bel video sulle condizioni di vita al quartiere Tamburi che, oltre alla fatiscenza delle case, si becca tutte le schifezze vomitate dall'Ilva:

youtube.com

Ilva: attivita' inquinante e' voluta scelta proprieta'

Lo scrive il tribunale del Riesame nelle motivazioni del provvedimento del sequestro

20 agosto, 14:18

Il Tribunale del Riesame ha depositato stamane le motivazioni in base alle quali il 7 agosto scorso ha confermato il sequestro degli impianti a caldo dell'Ilva.

Per il Tribunale del Riesame, il "disastro" prodotto dall'Ilva a Taranto è stato "determinato nel corso degli anni, sino ad oggi, attraverso una costante reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti".

Le modalità di gestione dell'Ilva di Taranto sono state tali da produrre un 'disastro doloso': "azioni ed omissioni aventi una elevata potenzialità distruttiva dell'ambiente (...), tale da provocare un effettivo pericolo per l'incolumità fisica di un numero indeterminato di persone" scrive il Tribunale.

Per il Tribunale il "disastro" prodotto dall'Ilva a Taranto è stato "determinato nel corso degli anni, sino ad oggi, attraverso una costante reiterata attività inquinante posta in essere con coscienza e volontà, per la deliberata scelta della proprietà e dei gruppi dirigenti".

Proprietà e gruppi dirigenti "che si sono avvicendati alla guida dell'Ilva", secondo i giudici del tribunale del riesame di Taranto, "hanno continuato a produrre massicciamente nella inosservanza delle norme di sicurezza dettate dalla legge e di quelle prescritte, nello specifico dai provvedimenti autorizzativi". In un'altra parte del loro provvedimento i giudici del Riesame, sullo stesso tema, annotano: "Dalle varie parti dello stabilimento vengono generate emissioni diffuse e fuggitive non adeguatamente quantificate, in modo sostanzialmente incontrollato e in violazione dei precisi obblighi assunti dall'Ilva, nella stessa Aia e nei predetti atti d'intesa, volti a limitare e ridurre la fuoriuscita di polveri e inquinanti".

I giudici ritengono che "le emissioni nocive che scaturivano dagli impianti, risultate immediatamente evidenti sin dall'insediamento dell'attuale gruppo dirigente dello stabilimento Ilva di Taranto, avvenuto nel 1995, sono proseguite successivamente", nonostante una condanna definitive per reati ambientali. Inoltre, nonostante i "molteplici" impegni assunti dall'Ilva con le pubbliche amministrazioni per migliorare le prestazioni ambientali del siderurgico, i dirigenti dello stabilimento non hanno mai assolto agli obblighi.

L'attività inquinante dell'Ilva - secondo il tribunale del Riesame di Taranto - ha provocato una "gravissima contaminazione ambientale" che consiste nella "contaminazione di una vasta area di terreno compresa tra i territori dei Comuni di Statte e Taranto". La contaminazione "ha comportato ingenti danni economici alle locali aziende zootecniche, ma soprattutto ha creato una situazione di grave pericolo per la salute e la vita di un numero indeterminato di persone".

L'attività inquinante - sottolineano i giudici - si è protratta "per anni nonostante le osservazioni e i rilievi mossi al riguardo dalle autorità preposte alla salvaguardia dell'ambiente e della salute". "Ciò - concludono i giudici - emerge inconfutabilmente circa le emissioni inquinanti rivenienti dalla singole aree dello stabilimento". A questo riguardo i giudici rilevano, tra l'altro, che già nel maggio 2007 l'Arpa Puglia aveva reso noto che le emissioni di diossina attribuibili all'Ilva "avessero subito un decisivo incremento, passando il contributo complessivo dello stabilimento di Taranto, al totale nazionale prodotto, dal 32% dell'anno 2002 al 90% del 2005".

Il Riesame ha confermato il sequestro degli impianti a caldo dell'Ilva senza concedere la facoltà d'uso, che peraltro - viene sottolineato - non era stato richiesto neppure dai legali del Siderurgico. Lo si apprende da fonti giudiziarie.

Il tribunale del Riesame, confermando il sequestro Ilva, dispone che non si continuino a perpetrare i reati contestati nel provvedimento cautelare. Sul percorso da seguire per interrompere i reati, i giudici - viene riferito da fonti giudiziarie - non si sbilanciano e affidano il compito ai custodi nominati dal gip e alla procura.

ansa.it