I proletari rivoluzionari dell'Ovest ai compagni proletari dell'Est

Riunione di Vienna

La situazione

Il collasso dei regimi stalinisti nell'Europa dell'Est ha aperto un periodo di speranza e al contempo di pericolo. Ma mentre la speranza risiede in un futuro, il pericolo é immediato. Nessuno può rammaricarsi del trapasso della vecchia guardia stalinista (specialmente nella forma mostruosa di Ceausescu in Romania), ma dobbiamo anche chiederci chi sarà a beneficiare maggiormente del nuovo ordine delle cose in Europa Orientale.

Non sarà la classe operaia. Saranno in prima istanza le aziende occidentali e multinazionali che dominano il mercato del cosiddetto "mondo libero".

Esse vedono nell'Europa dell'Est sia un mercato per le loro merci generalmente inutili (ma spesso "desiderabili" grazie alle loro tecniche di marketing) e come una nuova fonte di forza lavoro sfruttabile a basso prezzo. Si sfregano le mani davanti alla possibilità di sfruttare "gli operai fra i più preparati del mondo" a livelli salariali da terzo Mondo.

Poi beneficieranno quelli che costituivano la maggioranza dei dimostranti a Liepzig, Praga, Bucarest ecc. cioè i ben vestiti figli e figlie della piccola borghesia, che criticavano il fatto che sotto il vecchio regime i professionisti guadagnavano poco di più degli operai generici e non avevano nulla da dire sul piano politico. Dal rovesciamento della vecchia guardia stalinista e dalla introduzione della democrazia essi si attendono una miglior posizione nell'apparato di stato ed una maggior influenza politica. Non é per caso che tali strati rappresentano l'avanguardia della rivendicazione di "libertà". Essi reclamano quella libertà borghese occidentale nella quale coloro che più hanno soldi possono, non solo accedere ai consumi migliori, ma anche esercitare la maggior influenza politica.

Questa é la ragione per la quale le televisioni occidentali ce li hanno ritratti come eroi. "Il potere del popolo fa vacillare i tiranni" si é ripetuto ogni sera per settimane.

Ma la realtà, come tutti noi sappiamo, era ben differente. La realtà é che Gorbaciov ha abbandonato i regimi stalinisti, obbligandoli a cavarsela da soli cosicché, per esempio, i 380.000 soldati russi nella RDT sono stati consegnati nelle caserme. Quando é stato chiaro agli elementi della piccola borghesia che non c'era un reale pericolo di risposta militare, subito le dimostrazioni sono divenute politicamente inarrestabili.

Il capitalismo di stato in crisi

La ragione vera del collasso stalinista nell'Europa dell'Est non é dunque "il potere del popolo", ma la crisi economica dell'URSS. Tale crisi non é diversa da quella che da due decenni si trovano di fronte le zone del pianeta dominate dagli Stati Uniti.

Le particolarità della crisi all'Est discendono non dal fatto che si tratterebbe di paesi socialisti, ma dalle particolarità della organizzazione della amministrazione del capitale nei paesi dell'Est (monopolio di stato della produzione, mancanza di concorrenza, assenza dei meccanismi del credito).

La crisi é stata nascosta per anni nell'economia centralmente pianificata dell'Urss, ma si mostrò chiaramente nel 1979 quando la produttività fu vista dimezzarsi nel 50% di tutte le imprese industriali. Nel 1982 Andropov cercava di far qualcosa per far fronte a questo.

Gorbaciov e la perestrojka non vengono dal nulla. Sono la soluzione che il sistema tenta di dare alla profondità di questa crisi economica che non solo non ha risposto alle terapie ma corre il rischio di approfondirsi per esse. Infatti questa ristrutturazione dovrà andare molto avanti per raggiungere un qualche successo. E per quanto limitato sia questo successo, potrà essere acquisito solo sulle spalle degli operai.

Nell'URSS l'inflazione é almeno del 19%, ma salari operai diminuiscono perché la perestrojka tende ad aumentare la produttività direttamente tagliando i salari in ogni azienda. È il tipo di ristrutturazione di cui hanno fatto esperienza i lavoratori dell'Occidente negli ultimi 10 anni. Significa disoccupazione per milioni e lavoro più duro per chi ha ancora un impiego. Pochi goderanno di aumenti salariali se hanno particolari abilità in aree a scarsità di mano d'opera ma i peggio pagati, i livelli più bassi subiranno un declino assoluto delle loro condizioni di vita.

È ciò che già sta avvenendo in alcuni paesi dell'Europa Orientale.

Non é per caso che gli operai stanno peggio in quel paese che é andato più avanti nelle riforme economiche e che é perciò più applaudito dalla borghesia occidentale: la Polonia. Nessuna sezione di classe operaia nell'Est ha opposto resistenza alle misure di austerità con più successo degli operai polacchi. Tre volte, fra il 1970 e il 1980, essi hanno letteralmente respinto gli aumenti dei prezzi che i governi di Gomulka e di Gierek avevano cercato di imporre. Poi é venuto il "sindacato libero".

Solidarnosc é uscita dai comitati di sciopero, che erano espressione genuina della classe operaia polacca e che avevano condotto la lotta contro l'austerità. Ma cosa é successo poi? Il carattere politico di Solidarnosc si é chiarito: non é un movimento degli operai, sebbene gli operai abbiano continuato a sostenerlo. È un movimento nazionalista polacco. Una volta che gli stalinisti che dirigevano il POUP ebbero compreso questo, iniziarono a vederlo come tutt'altro che pericoloso.

Di fatto, quando divenne necessaria una maggiore austerità invitarono Solidarnosc nel governo, perché era ormai chiaro che essa esisteva non per difendere gli operai, ma per difendere il capitalismo polacco. E che bel lavoro ha fatto! Ora che Solidarnosc è il governo, ha imposto un aumento dei prezzi del 1000%, una inflazione del 60% al mese ed un congelamento dei salari per accompagnamento. Ci sono stati alcuni scioperi, ma questi aumenti sono ben peggiori di quelli proposti in passato.

Gli stalinisti del POUP, per la mancanza di sostegno da parte degli operai non sono stati in grado di imporre misure estreme di austerità. Ne é stata capace invece una organizzazione politica radicata nella classe. Gli operai credono al messaggio di Solidarnosc secondo cui il loro sacrificio é "per la Polonia" e che le cose miglioreranno in futuro.

Questi richiami all'austerità e allo stringere la cinghia "nell'interesse del paese" (che é sempre l'interesse dei padroni) sono stati fatti troppo spesso in Occidente, ma gli operai dell'Est si stomacheranno presto dei medesimi ipocriti inviti.

L'esempio di Solidarnosc dimostra che per gli operai non é utile bensì é un errore costituire una organizzazione sindacale che non si ponga programmaticamente in rottura con lo stato ed il sistema di sfruttamento nel quale gli uni sgobbano perchè altri ne traggano ricchezza. La direzione di tali organizzazioni coopererà sempre con la borghesia e i suoi governi per subordinare gli interessi degli operai a quelli di profitto dei capitalisti. Questo fatto é confermato dalla azione dei sindacati ufficiali in tutti i paesi del mondo, indipendentemente da come si presentano: "indipendenti" o "leali verso il regime".

I pericoli attuali e un po' di storia

Nell'Europa dell'Est e nell'URSS i cambiamenti politici si susseguono, ma la voce che ancora non si é fatta sentire é quella della classe operaia. Sortgono partiti politici ovunque, (36 nella sola Cecoslovacchia) ma nessuno di questi ha un programma di classe operaia. Sostenute dagli aiuti finanziari e di altro genere delle organizzazioni di destra e socialdemocratiche dell'Occidente, le piccole borghesie si stanno organizzando, (mentre le borghesie si ri-organizzano). Partiti contadini, partiti socialdemocratici, partiti liberali e nazionalisti si stabiliscono ovunque. In tale situazione la classe operaia si trova a fronteggiare diversi pericoli politici.

Il primo é l'idea che la democrazia occidentale possa fornire una soluzione ai problemi della classe operaia. Ma la democrazia occidentale non é rappresentata solo dalle luci e dalle vetrine di Berlino Ovest o di Parigi. Essa é anche rappresentata da quelle decine di stati in cui vivono centinaia di milioni di proletari ridotti in condizioni di miseria e di vera fame. È la forma politica che il capitalismo occidentale si é dato per amministrare politicamente quelle società in cui le differenze di classe assumono forme drammatiche e scandalose e in cui la borghesia dei paesi poveri partecipa al banchetto del capitale internazionale fondato sul bestiale sfruttamento di milioni di proletari diseredati. Venezuela, Argentina, Cile, Brasile, sono solo alcuni dei paesi in cui le masse proletarie sono disperatamente insorte contro la fame alla quale i valori della borghesia occidentale e democratica le costringe.

Sul piano ideologico la democrazia é la maggior illusione che sia mai stata creata per nascondere la dittatura di una singola classe. In teoria ciascuno é libero di scegliere, ma come si presentano le scelte? Gli operai devono generalmente scegliere fra partiti che hanno i mezzi finanziari per organizzarsi a grande scala e che ricevono il sostegno della stampa, posseduta da pochi ricchi o dallo stato che agisce nell'interesse dei ricchi. "Le idee dominanti sono in ogni epoca le idee della classe dominante" come Marx sostenne 150 anni fa.

La "opinione pubblica" é dunque dettata dalla classe dominante, l'ordine del giorno politico é steso dai suoi membri. Solo i ricchi sono liberi nella democrazia ed ora possiamo constatare che più é forte il dominio della borghesia (ovvero dei detentori o dei controllori del capitale e quindi degli sfruttatori della classe operaia), più stabile é la democrazia di una società. La democrazia é la forma politica attraverso la quale la borghesia esercita la dittatura sul resto della società. E questa é tanto più forte perchè più camuffata della varietà politica stalinista.

Naturalmente non c'é un brutale stato di polizia, nella democrazia! I telefoni sono controllati "legalmente", la polizia picchia gli operai solo nelle celle e i giudici impartiscono la giustizia: gli operai in galera e i borghesi truffatori multati o lasciati fuori. Il bello della democrazia é che continuano a dirti che sei libero e che hai diritto ogni quattro o cinque anni a votare contro il governo. L'essenza della democrazia é che riduce la grande maggioranza della popolazione alla passività per lasciare la attività politica ad una classe di venditori ambulanti conosciuti come politici che si prestano a rappresentare questo o quell'interesse costituito e si interessano dei cittadini solo in tempo di elezioni. Portare gli operai ad attendere quattro o cinque anni per le elezioni é stata una manovra usata con successo mille volte per rimandare ogni reale cambiamento sociale.

Un altro pericolo é rappresentato dalla riorganizzazione dei vecchi stalinisti, che potrebbero sopravvivere autoproclamandosi ""veri socialisti''. In questo modo potrebbero incanalare il malcontento degli operai (sotto qualunque etichetta, socialdemocratica o nazionalista) con qualche programma capace di reclutare operai sulla base della difesa del vecchio sistema di sicurezze sociali garantite dallo stato.

In una certa misura é quanto sta già accadendo in Romania, dove i ministri del Fronte di Salvezza nazionale, ex-membri del PC, sono andati in giro per le fabbriche a battere i tamburi di raccolta degli operai per dimostrare contro gli studenti e i gruppi piccolo-borghesi che vogliono una democrazia western-style. In modo più odioso sta succedendo anche in Bulgaria, dove gli stalinisti duri hanno cercato di cavalcare il nazionalismo bulgaro, contro l'etnia turca.

Nè la democrazia, nè lo stalinismo (comunque ricostituito) hanno nulla da offrire alla classe operaia se non più sfruttamento e più amara povertà.

Gli operai nell'Europa dell'Est devono iniziare la loro propria organizzazione, portando avanti le loro rivendicazioni e il loro programma. Non sarà facile. Mentre i nuovi leader dei governi saranno coperti di aiuti dalle agenzie occidentali (inclusa la CIA ecc.), gli operai in questi paesi avranno poche risorse ed una scarsa esperienza di lotta politica.

Tuttavia essi hanno la loro forza colletiva e devono usarla. Già in questo periodo, in Polonia si sono svolti e forse si stanno svolgendo scioperi contro le politiche di austerità del governo di Solidarnosc. Questo é l'inizio delle lotte per le rivendicazioni propriamente operaie.

Tuttavia gli operai hanno bisogno di più delle semplici rivendicazioni. Hanno bisogno anche di un programma attorno al quale organizzarsi come classe. Tale programma non viene dal cielo, ma é proposto dalle avanguardierivoluzionarie nella battaglia politica che esse conducono all'interno della classe.

Ma quale punto di partenza migliore delle lezioni che vengono dalle lotte intraprese dagli operai attraverso l'Europa ma particolarmente nell'Europa Orientale, lungo gli ultimi cent'anni?

Un po' di storia

Prima fra queste é la Rivoluzione Russa del 1917. In quella rivoluzione milioni di operai si riunirono nei consigli (soviet) spazzando via il parlamento e gli altri organi del dominio borghese.

La infezione si sparse e repubbliche dei consigli furono stabilite a Monaco e in Ungheria. Quasi tutti i paesi d'Europa videro almeno un esempio dei tentativi operai di organizzare i consigli.

Fra il 1919 e il 1921 lo "spettro del comunismo" ossessionò realmente le borghesie europee. Ma esse resistettero. Questo avvenne in buona misura grazie ai social-democratici in Germania (gli stessi che stanno oggi riapparendo nell'Europa entrale). La Germania era la chiave della rivoluzione operaia ma i socialdemocratici, mentre ancora si presentavano come un partito operaio stabilirono un accordo con l'Alto Comando dell'esercito che scatenò i Freikorps fascisti sugli operai rivoluzionari. Migliaia di questi furono assassinati, molti a sangue freddo, e il tutto in nome della salvezza della democrazia tedesca (ed europea).

Con la sconfitta della rivoluzione in Germania ed in Europa centrale i proletari di Russia restavano isolati. D'altra parte avevano i loro problemi: a milioni erano morti nella guerra scatenata contro di loro dagli eserciti dell'imperialismo (comprendenti gli USA, la Gran Bretagna, la Francia, il Giappone). L'isolamento del potere proletario rese impossibile ai bolscevichi di portare avanti il programma comunista.

Il socialismo non può essere costruito in un solo paese, ma solo a scala internazionale. La Russia non ha mai avuto una economia socialista. I bolscevichi poterono amministrare soltanto il capitalismo.In questa condizioni il partito fu conquistato da elementi controrivoluzionari e inizio a cambiare il suo carattere. Divenne il partito del capitalismo russo.

Quando Stalin annunciò il "socialismo in un solo paese" la controrivoluzione era già iniziata. Lo stalinismo fu la forma politica della controrivoluzione, non la sua causa. Quanto essa fosse lontana dagli ideali comunisti dei bolscevichi é ben espresso dal fatto che essi furono le prime vittime dell'apparato del terrore stabilito da Stalin. Milioni di operai comunisti seguirono i bolscevichi davanti ai plotoni di esecuzione o nei gulag.

Alla definitiva affermazione del regime di capitalismo di stato sulla base di una feroce dittatura non del, ma sul proletariato; alla affermazione, dunque, di un nuovo stato negli schieramenti imperialisti, seguì la partecipazione dell'URSS alla seconda guerra imperialista mondiale.

La trasformazione dei paesi dell'Est europeo in paesi dominati dalla borghesia rossa del capitalismo di stato di stile stalinista é il prodotto della guerra imperialista. In nessun modo può essere considerato il prodotto di una lotta proletaria.

Se in URSS il capitalismo di stato si é affermato sulla base della sconfitta della rivoluzione proletaria di Ottobre, nei paesi dell'Est europeo esso é il risultato di una vittoria militare dello stato capitalista russo. I partiti "socialisti" o "comunisti" saliti al potere in questi paesi dopo la Seconda Guerra Mondiale non erano altro che fantocci dell'imperialismo russo. Altro che socialismo! Altro che potere degli operai!, che fu sempre negato.

Lo stalinismo dunque ha rappresentato la sconfitta del comunismo, non la sua vittoria o affermazione. Ora che gli operai dell'Europa Orientale iniziano a scuotersi da quell'incubo possono iniziare a riscoprire il proprio passato rivoluzionario e a ristabilire il programma comunista. Non sarà un compito facile, ma é essenziale che sia svolto per dare una guida ed un punto di riferimento a tutti quei proletari che cercano una soluzione di classe operaia ai problemi di oggi.

Verso la ripresa rivoluzionaria

Traendo le lezioni degli ultimi settant'anni, i punti cardine di questo programma dovrebbero essere:

  1. L'emancipazione della classe operaia é compito della classe operaia stessa. Il socialismo non può essere imposto per decreto né é compito di una classe specialistica di politici. Al contrario implica la demolizione delle barriere artificiali imposte dalla società capitalista. Il socialismo può essere costruito solo attraverso lo sforzo congiunto di milioni di uomini. La forma storicamente scoperta di governo operaio sono i soviet o consigli nei quali i delegati possono essere eletti e istantaneamente revocati dagli operai che li hanno eletti. Questo é ciò che intendiamo per dittatura del proletariato.
    Perché la dittatura del proletariato assolva il suo compito storico che consiste nella abolizione della abolizione della società di classe, é necessario che il partito rivoluzionario comunista che ha esattamente questo obiettivo, si batta per conquistare una decisiva influenza nei consigli.
  2. La proprietà statale dei mezzi di produzione e la pianificazione di stato non é uguale a socialismo. Nè di per sè sono un passo avanti verso il socialismo. Fino a che lo stato non é nelle mani degli operai ma nelle mani di una classe privilegiata, la proprietà di stato rimane una forma di proprietà capitalista, alla base dello sfruttamento del proletariato. Solamente sotto il controllo del proletariato la presa di possesso dei mezzi di produzione da parte dello stato può essere una misura sulla strada della reale socializzazione dei mezzi di produzione.
    La condizione essenziale del socialismo é che esso a) deve abolire lo sfruttamento del lavoro salariato come base dell'organizzazione economica della società, b) con ciò la produzione non deve essere volta al profitto, ma alla soddisfazione dei bisogni sociali; c) deve abolire il denaro come forma di scambio. Nel socialismo non esiste proprietà privata, compresa la proprietà statale che é una forma particolare dei medesimi rapporti di proprietà. Comunismo significa abolizione delle classi e dello stato perché il dominio dell'uomo sull'uomo diventa inutile ed impossibile.
  3. Il socialismo non può essere stabilito in un solo paese, stato o nazione. La produzione di beni in forma di merci deve essere cancellata ovunque come momento del processo verso la comunità mondiale di produttori liberamente associati. Nel corso di questo processo saranno abolite tutte le frontiere nazionali. La rivoluzione per il socialismo deve essere per sua propria natura un fenomeno internazionale o globale.
  4. Per sconfiggere il suo nemico di classe il proletariato deve formarsi politicamente e questo significa la creazione di un partito politico. Questo partito non sarà un proto-stato, ma fornirà le indicazioni per la classe operaia nella sua lotta per rovesciare il regime di sfruttamento capitalista, conducendo la battaglia politica per sconfiggere gli avversari di classe all'interno della classe stessa. Questo partito deve anche essere internazionale per unire gli operai di avanguardia ovunque. Esso non può sorgere dall'oggi al domani, ma il lavoro di discussione e di chiarificazione verso di esso, da tempo in atto, deve trovare oggi nuovo impulso. Questo partito non costituirà una nuova classe dirigente - compito che invece compete alla classe stessa.
  5. Il capitalismo mondiale, a partire dal 1971, é entrato in un periodo nel quale si sono accelerate ed acutizzate le sue contraddizioni interne ed é in questo contesto che tenderà a dividere gli operai e a trascinarli a sostegno di diverse campagne borghesi, quali i nazionalismi rivali, il razzismo o la socialdemocrazia. Il capitalismo, non avendo soluzione definitiva alle sue contraddizioni interne sarà presto o tardi trascinato, come fu in passato, verso nuove guerre. La classe operaia deve resistere internazionalmente sabotando e lottando contro le locali direzioni borghesi. Ai piani borghesi di guerra dobbiamo contrapporre il programma proletario per la rivoluzione proletaria.

Dobbiamo lottare per questo programma. Gli operai si devono convincere che ad aver fallito sono lo stalinismo ed il capitalismo di stato, non il comunismo.

La prospettiva marxista del comunismo rimane intatta perché non é mai stata tentata.

Ma se é difficile ripercorrere a breve termine il programma marxista, questo non rimuove la necessità per gli operai di difendersi nelle lotte quotidiane contro il capitale - qualunque forma esso possa prendere. Le cose più importanti da fare subito per gli operai sono:

  • Organizzarsi. In ogni lotta tutte le relative organizzazioni (comitati - assemblee) devono essere mantenute quanto più aperte possibile con delegati revocabili, dove necessario. Questo manterrà attivamente coinvolti nella lotta più operai e impedirà ogni tentativo di applicare la tattica del dividi e domina. Rendere circolari le responsabilità nei comitati di sciopero renderà poi più difficile per i padroni (privati o di stato) di lavorare su uno o un altro leader dello sciopero.
  • Solidarizzare. Cercare sempre di coinvolgere altri operai negli scioperi. È questo il miglior modo di costruire una solidarietà elementare. Senza di ciò gli operai più coscienti ed attivi possono essere isolati e battuti come insegnano molti esempi recenti nell'Europa Occidentale. Il nazionalismo é uno dei metodi migliori della borghesia per dividere la classe operaia.
    In questo contesto é una buona idea scioperare in difesa delle minoranze etniche nella classe operaia. Questo manda il chiaro messaggio che i padroni non potranno dividere i proletari.
  • Informare. Cercare sempre di dare il massimo di pubblicità, inclusa la pubblicità internazionale. La borghesia di ogni paese ha un chiaro interesse (e intenzione) nel sopprimere le notizie relative a scioperi ecc. L'informazione é' un compito elementare contro l'isolamento.

Come ultima risorsa, gli operai devono assicurarsi di non essere trascinati in lotte che non siano sul loro terreno (nazionalismo ecc.).

Queste indicazioni non esauriscono in alcun modo i basilari bisogni di organizzazione di ogni lotta, ma sono importanti lezioni delle lotte recenti nell'Ovest. Le offriamo ai nostri compagni dell'Est come primo passo di un dialogo che auspichiamo che si arricchirà con lo sviluppo della lotta di classe in quei paesi.

Già sappiamo che i minatori e i lavoratori delle poste in Polonia e i lavoratori di molte imprese in Bulgaria hanno cercato di ignorare le sirene nazionaliste attorno a loro ed hanno lanciato le proprie lotte in difesa delle proprie condizioni di vita. Questo é solo un primo passo sulla strada verso il riconoscimento che questo é ciò che il capitalismo ha da offrire. A questi compagni va il nostro fraterno saluto e la nostra solidarietà.

Anche il capitalismo occidentale non é in grado di soddisfare le speranze dei lavoratori per condizioni di vita realmente migliori. Così é già oggi necessario inziare la costruzione del vero partito comunista internazionale, per condurre vittoriosamente le lotte di domani.

Le organizzazioni partecipanti alla Riunione di Vienna del 17-18/2/1990
Battaglia Comunista (Italia)
Comunismo (Messico)
Communist Workers Organisation (GB)
Gruppe Internationalistische Kommunisten (Austria)
Lal Pataka (India)%%

Revue Communiste (Francia)%%