I disoccupati napoletani tra le sirene del radicalriformismo e l'isolamento di classe

Sulla manifestazione del 16 gennaio

A Napoli balza agli occhi, nei confronti del resto d'Italia, il tono diverso delle manifestazioni.

Qui, dove il capitale garantisce per la maggioranza del proletariato disoccupazione e nel migliore dei casi lavoro nero e precario, è nulla la fiducia nei partiti e nei sindacati istituzionali; da un anno a questa parte i disoccupati napoletani scendono in piazza quasi tutti i giorni per il lavoro e il salario, reagendo finalmente alle schifose condizioni in cui sono costretti dalla pazza corsa dei padroni a profitti sempre maggiori.

Alla manifestazione nazionale della cosiddetta "Autonomia di classe" (16.1.'99) bassa e' stata l'adesione dei coordinamenti dei disoccupati (due, e uno di lavoratori precari); poche erano anche le organizzazioni presenti politiche; il corteo contava circa 2000 persone.

L'atmosfera diversa qui respirata, rispetto all'assenza pressoché totale del proletariato dalle lotte (slogan più radicali, rispetto a quelli della socialdemocrazia parlamentare, per il lavoro, il salario, per la casa e per il potere operaio) può indurre ad esaltare una situazione in cui in realtà hanno facile gioco le parole d'ordine della neosocialdemocrazia "di lotta": dall'autorganizzazione sindacale al salario minimo garantito.

Colpisce anche, ma non più di tanto, come il nostro volantino che sparava a zero sulle loro parole d'ordine ("Di garantito... il capitalismo può dare solo lo sfruttamento. OLTRE L'ESTREMISMO RIFORMISTA") non abbia suscitato né particolari critiche né apprezzamenti; da segnalare, inoltre, la mancanza nel corteo dei lavoratori "garantiti": fatto grave, ma, data la situazione attuale, per niente sorprendente, vista la profonda depressione in cui versa il movimento proletario nel suo insieme.

Importante però è essere presenti per portare il movimento dei disoccupati napoletani fuori dalle posizioni illusorie e perdenti del neosindacalismo e della socialdemocrazia "di lotta", per evitare l'avvilimento di un movimento che può rappresentare la prima scintilla della ripresa dello scontro di classe: terreno, invece fertile per la crescita di un'avanguardia in grado di portare il proletariato combattivo su posizioni realmente rivoluzionarie.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.