I sindacati in lite fra loro... Ma uniti contro i lavoratori

Fino a ieri CGIL, CISL e UIL, in perfetta sintonia hanno sottoscritto con governo e padroni ogni sorta d'accordo per tagliare i salari, licenziare e smantellare la vecchia struttura del mercato del lavoro sostituendola con norme più flessibili per il capitale.

In pochi anni è stata distrutta la scala mobile e quindi il potere di acquisto dei salari, si è ingabbiata la contrattazione, imposta una flessibilità sempre più selvaggia, smantellato il sistema pensionistico in favore della previdenza integrativa. I sindacati hanno sempre finto di opporsi ai padroni e a chiacchiere hanno criticato i vari governi, ma poi alla fine gli accordi sono stati puntualmente firmati e imposti ai lavoratori.

Con il governo Prodi la concertazione ha raggiunto il culmine e addirittura il rapporto unitario tra CGIL, CISL e UIL era la perfetta riproduzione, sul piano sindacale, delle forze politiche che sostenevano il governo: un presidente del consiglio di area cattolica sorretto da una maggioranza a preponderanza diessina faceva da contraltare un sindacato di maggioranza diessina alleato a un forte ma non maggioritario sindacato cattolico.

Con il governo D'Alema l'equilibrio della vecchia concertazione si è rotto perché per la prima volta il maggiore sindacato si è trovato a fare i conti con un presidente del consiglio che proveniva dal suo stesso partito e lo squilibrio tra CISL e CGIL si è accentuato poi con la sconfitta del centro alle elezioni europee. Così, la competizione aperta tra centro e sinistra politica per riguadagnare visibilità e consensi si è allargata anche all'interno della confederazione sindacale per conquistare spazio al tavolo della concertazione con il governo e la CONFINDUSTRIA.

I pretesti per aprire la polemica sono stati la Patto per il lavoro di Milano e la nuova Finanziaria. Nel primo caso Il Sindaco di centro destra Albertini ha siglato un accordo separato con la CISL che sfonda i limiti dei contratti a termine e abbassa i salari sotto i livelli dei contratti di riferimento. Naturalmente la CGIL non mette in discussione la sostanza del patto ma piuttosto critica le modalità e l'opportunità di sperimentare in una città come Milano forme di flessibilità che altrove sono ormai la norma grazie agli accordi sottoscritti da tutti i sindacati.

Per quanto riguarda invece la Finanziaria, accettata supinamente dalla CGIL è invece criticata duramente dalla CISL per la mancata restituzione alle famiglie del ricavato dell'evasione fiscale. Anche in questo caso però si tace su un altro punto centrale della Finanziaria, il capitolo della riduzione del personale. Secondo i piani del governo, nel 2000 i dipendenti della pubblica amministrazione dovranno essere almeno l'1% in meno rispetto a quelli in servizio al 31 dicembre del 1997. Inoltre per i primi sei mesi del 2000 ci sarà un blocco delle assunzioni e sarà favorito il rapporto di lavoro interinale e il part-time che, nel secondo semestre del prossimo anno, dovrà raggiungere una quota pari al 50% dei nuovi assunti.

Le pretestuose sceneggiate sindacali non mettono dunque in discussione il processo di radicale trasformazione della struttura dei salari e del mercato del lavoro, governo da una parte e CONFINDUSTRIA dall'altra premono invece per accelerare i tempi della revisione del sistema previdenziale con il completo passaggio dal sistema retributivo al contributivo e dei patti sul costo del lavoro, sotto tiro sono ancora una volta la contrattazione integrativa, il vincolo della giusta causa per i licenziamenti individuali che i padroni vogliono eliminare completamente e la generalizzazione della flessibilità proprio su modello del Patto per il lavoro di Milano. Sono tutti argomenti che posti sul piatto con forza dai padroni i sindacati puntualmente si affretteranno a sottoscrivere in nome dell'unica ragione in grado di superare qualsiasi interesse di parrocchia: il profitto

LP

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.