Ultimi dati sulla povertà Usa

Nel paese della democrazia che tanto piace a Veltroni la povertà aumenta mentre l'economia migliora. Proprio come qui da noi

Più di un bimbo americano su cinque vive in povertà. È quanto risulta da un recentissimo (2 novembre) rapporto ufficiale. In Texas, dice il rapporto, il tasso di povertà infantile è ancor più elevato: uno su quattro. E nel distretto di Colombia più di un bambino su tre vive al di sotto della soglia di povertà. Mediamente, sull'insieme del territorio statunitense nel 1996 viveva in povertà il 13,7 per cento degli americani. Ora - siamo nel pieno della cosiddetta "ripresa" americana - il numero assoluto e la percentuale di poveri sono in crescita.

Ancora: nello stato con il più alto tasso di povertà, il Mississippi, sempre nel 1996, vivevano sotto la soglia della povertà il 21 per cento dei residenti. D'altra parte la distribuzione del dato medio spazia da numeri di una cifra negli stati del Nord-Est (guarda un po' la geografia) a più del 20 per cento in molte zone del sud.

Intanto si polemizza, sempre negli Usa, sui metodi di rilevamento della povertà, ovvero sui criteri adottatati per stabilire la famosa soglia. C'è chi afferma che bisognerebbe detrarre dal reddito spese fisse come per esempio il costo dei trasporti al lavoro e quelle per il mantenimento dei bambini (il child care).

E c'è chi dice - e sono i più odiosi - che il numero diminuirebbe se il governo contabilizzasse come reddito delle famiglie benefit come i buoni pasto, i pasti a scuola e l'assistenza medica (il Medicaid peraltro assolutamente risibile anche rispetto ai disastrati standard italiani). Senza entrare nel dettaglio di queste diatribe (fra l'Istituto Statistico e la rivista Time, per esempio), sono queste stesse a denunciare la drammaticità di una situazione che non riesce ancora a trovare risposta proletaria.

Ma come si spiega, chiede l'ingenuo, questo paradosso per il quale mentre lo stato generale dell'economia migliora, la povertà aumenta? Anche il papa fa finta di chiederselo e risponde che deve tornare a crescere nell'animo dell'uomo il senso d'equità e giustizia e che i ricchi dovrebbero essere meno egoisti e via con le amenità. In realtà la condizione del benessere dell'economia nazionale sta proprio nell'aumento della povertà dei lavoratori.

Abbiamo visto che nel Sud degli Usa, in stati come il Texas, il Mississippi, la California, la povertà è di gran lunga maggiore che al Nord e al Nord-Est. E infatti a Sud ci sono più lavoratori immigrati dai paesi del Centro e Sudamerica, che bistrattati e vittima di forme biecamente razziste, forniscono quel lavoro a basso costo sul quale le imprese ingrassano e riescono ad essere concorrenziali sui mercati interni e mondiali. Ma i poveri sono anche al Nord, perché il salario è stato tagliato ovunque e la disoccupazione è cresciuta ovunque. E il risparmio di lavoro e il taglio del suo costo sono condizioni di sopravvivenza dei capitalisti nel mercato globale tanto loro caro.

È questa l'America, la democrazia americana che tanto piace all'ex stalinista Veltroni: l'America cinica e bara dei capitalisti liberi di assumere per una settimana e per un tozzo di pane e poi licenziare, dello stato senza Previdenza Sociale, della mobilità "perfetta" dei lavoratori che giungono a vivere sull'automobile con la quale si spostano da una costa all'altra per cercare il lavoro di qualche giorno o di qualche settimana, ora di qui e ora di là, e dei profitti grassi e dei redditi di padroni e dirigenti alle stelle mentre ai lavoratori si negano pure le stalle.

Cos'abbia di sinistra democratica un tale amore per gli Usa lo sanno solo Veltroni e i suoi colleghi di governo e di partito. Resta il fatto che quello è sempre stato e continua ad essere il modello ispiratore della borghesia europea e mondiale e del suo ceto politico che deve amministrare i suoi interessi. È l'ideale della borghesia avere l'impresa ricca, i suoi lavoratori poveri e soprattutto zitti. Per fortuna non riesce sempre a realizzarlo e prima o poi gli si rivolterà definitivamente contro.

ls

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.