D'Alema uno e due: signori si replica

Fra una stangata ai proletari e un regalo ai capitalisti, il circo parlamentare alterna i suoi spettacoli di funambolismo e commercio politico

Deciso a concedere non solo il bis ma se necessario anche il tris, Il dimissionario presidente del Consiglio ha velocemente fotocopiato il suo primo governo, spostando qualche sedere ministeriale da una poltrona all'altra, ed è risalito in sella seguito da una compagine che più brancaleonesca non si potrebbe (a parte la troupe di nani e ballerine con la quale si esibì e cadde Berlusconi).

Con le elezioni regionali e la fine della legislazione alle porte, i cavalli (da tiro) che stazionano a Montecitorio scalpitano frementi; a fatica, in un clima degno delle tifoserie calcistiche ultrà, fra ribaltoni e controribaltoni, ricatti e imboscate delle tribù parlamentari, si è mosso un D'Alema già esploratore ai tempi di Berlinguer e ora guida della transizione alla seconda Repubblica.

Si è parlato, con l'invito a cambiar modello, di un ritorno a quel doroteismo imperante nella prima Repubblica e definito come "una teoria e una pratica tutte particolari del galleggiare organizzando e riproducendo su scala allargata il potere e metabolizzando i partner mediante alleanza" (Corriere, 22-12). Appunto, ma la borghesia italiana non ha né potrebbe avere un altro modello e cerca l'uomo per la resurrezione del Caf, rimpiangendo sotto sotto quel suo capolavoro che fu il pentapartito del '92 in una Italia che, per quel che riguarda l_a morale politica,_ diede i natali a un Machiavelli.

Quanto al fantasma di un progetto politico, si continua a pascolare sul terreno amministrativo e tecnico di una sempre più difficile gestione degli interessi borghesi e di una mediazione tra le sue fazioni; maggioranze e opposizioni costrette a rincorrere gli effetti della crisi economica, strutturale e internazionale, che travaglia il capitalismo. Sul carro che avanza traballando, aumentano le macerie del vecchio Stato sociale da sgomberare, si completa il nuovo modello arrangiati e fai da te e si apprestano le misure necessariamente obbligate per alimentare la competitività del mercato industriale e finanziario. Protesta, ma non troppo, la riserva in panchina, un Bertinotti in discesa libera sugli specchi di illusorie "valorizzazioni dell'occupazione e del lavoro", per una più "civile convivenza" tra sfruttati e sfruttatori.

In questa situazione, un merito va pur riconosciuto a D'Alema: quello d'aver giocato a carte scoperte e mostrato, nell'ideologia e nei fatti, i definitivi limiti

di una politica di sinistra democratico-parlamentare nella attuale fase storica del capitalismo. Per tutto questo non ha avuto bisogno di alcuna forzatura poiché il pollo proletario continua purtroppo docilmente a farsi spennare, anche se da abili professionisti in materia ed ai quali non sono mancati i riconoscimenti da parte dei massimi poteri economici e finanziari. Francamente, neppure noi punteremmo un solo euro su una alternativa del Polo berlusconiano quale migliore gestore degli interessi borghesi. L'accelerazione dei tempi nelle misure economiche e nelle riforme sociali contro il proletariato (invocata dal Polo come unica sua differenziazione politica), richiede quantomeno un accorto dosaggio dopo che tutti ne hanno riconosciuto la obbligatorietà per il sistema economico che li foraggia.

Naturalmente, il "chiarimento radicale" con il quale D'Alema ha avuto la faccia tosta di presentare in Parlamento il suo Governo-bis, ha chiarito unicamente l'infimo livello raggiunto dal sistema demo-partitocratico e, ancora una volta, il camaleontismo politico dei rappresentanti del popolo sovrano.

Il rinsecchito ulivo dopo le foglie perde ramoscelli, e come alleanza di "organico" sembra non aver altro che il letame con il quale si tenta di concimarlo. Quanto alla materia del contendere, meglio sarebbe stendere un velo pietoso, fra inchieste parlamentari su Tangentopoli, leggi elettorali, quesiti referendari, sgambetti o ricandidature future a Palazzo Chigi.

Ma sotto questa rissa collettiva, e al di là di quella spartizione delle poltrone che costituisce il vero "ideale" di ogni coalizione governativa, cova il fuoco di una rivolta politica che ha suoi protagonisti gli sconfitti dell'operazione Mani pulite. Conclusasi l'opera fiancheggiatrice della Magistratura, che ha consentito all'ex Pci di liquidare democristiani e socialisti e di egemonizzare poi, nelle vesti del Pds e a capo del Governo, il riassemblaggio dei sopravvissuti, si cominciano a intravedere le possibilità di una nuova resa dei conti. Nelle prossime elezioni, contando sull'assenteismo di una parte dell'elettorato di "sinistra", si aprirebbero spazi percentualmente favorevoli ad un rientro in scena degli ex, sia pure con qualche ritocco al maquillage politico. Le bizze del Trifoglio con gli ex-socialisti di Boselli pronti alle armi, i maneggi dei mastelliani, le attese delle parrocchie di Prodi, Parisi e Castagnetti, il viaggio di Cossiga ad Hammamet fanno parte di questa manovra in gestazione.

Il tentativo di rilasciare un vendicativo ben servito a D'Alema è momentaneamente fallito, ma con ciò permangono attivi tutti i veleni e le litigiosità di una difficile spartizione dei poteri fra una irrequieta schiera di cavalieri di ventura, pronti a tutto pur di "servire lo Stato" e il proprio portafoglio. Dal mercato dei voti a quello dei deputati; i voti, e gli onorevoli, si comperano come patate sulle bancarelle o addirittura si affittano per "astensioni tattiche" in un andirivieni di uomini, partiti e ideologie da far invidia al tradizionale mercato delle vacche.

Paradossalmente, la momentanea scomparsa della classe operaia dalla scena politica e sociale scompone la stessa unità di classe della borghesia in tante rissose fazioni in lotta, a colpi bassi, per i propri interessi di bottega o per il protagonismo di questo o quel personaggio politico, sempre pronto a voltare gabbana per calmare le proprie frustrazioni nella rincorsa a un elettorato preoccupantemente astensionista.

Da parte nostra, non possiamo che aspettare le prossime puntate. Ma continuiamo tenacemente nel nostro lavoro.

CD

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.