Solo la lotta di classe può contrastare l'aziendalizzazione della scuola

Manifestazione scuola

Per decenni l'organizzazione del lavoro nella scuola è rimasta sostanzialmente immutata, ma la fine del ciclo di espansione capitalistico ha infine toccato il sonnolento mondo dell'istruzione. Infatti, se la fabbrica è stata la prima ad essere investita da questo ciclone - precarietà, aumento dei ritmi e degli infortuni, abbassamento del salario, disoccupazione, sottoccupazione - anche il settore dei servizi pubblici è stato risucchiato da questa radicale opera di ristrutturazione. L'obiettivo? Estorcere il più possibile quella ricchezza che, prodotta dallo sfruttamento operaio in fabbrica, costituisce la linfa vitale della società del capitale. Così si spiegano la compressione dei tempi "morti", l'intensificazione dei ritmi e/o degli straordinari, la soppressione di numerosissimi posti di lavoro (ultimo, il riordino dei cicli) gli stipendi fermi o in calo anche nella scuola. In tal senso, la "valorizzazione della professionalità", il "riconoscimento del merito" sono la cortina fumogena con cui Berlinguer e la sua guardia pretoriana sindacale mascherano la riforma della scuola, affinché questa risponda sempre meglio ai bisogni del "mercato".

L'infame concorso dei "6 milioni", previsto nell'ultimo contratto, si inseriva pienamente in questa direzione, soddisfacendo, nel contempo, le esigenze di cassa e di potere dei sindacati.

Ma ora, spinto da preoccupazioni elettoralistiche, suscitate dall'indignazione pressoché unanime degli insegnanti, il ministro ha annullato il concorso; tuttavia, né il governo né i sindacati hanno intenzione di gettare alle ortiche la loro strategia contro i lavoratori, poiché l'obiettivo di fondo del governo (e compari) rimane quello di realizzare un altro notevole risparmio di bilancio e, frantumando una categoria già frantumata, accelerare l'introduzione di criteri privatistici nella gestione della scuola. Infatti, privatizzazione significa sia finanziamento statale degli istituti d'istruzione religiosi e confindustriali, che gestione della forza-lavoro "intellettuale" con criteri aziendalistici; anche la scuola dovrà basarsi totalmente su criteri produttivistici ossia più orario e meno stipendio, e le nuove figure di docenti ("seimilionisti" o chi per loro) diventeranno una specie di capi-reparto di istituto. Insomma, se la scuola dell'Autonomia deve interagire da impresa col "territorio" (cioè padronato e politicantume locali), è logico che l'organizzazione del lavoro si modelli sulla struttura gerarchica aziendale (stipendio in primis): manager (preside), capi-reparto (3, 6 milioni o che altro) e forza-lavoro semplice (docenti normali), con tanti saluti alla collegialità (di facciata).

Lavoratori/trici della scuola, studenti proletari, respingiamo con forza questi obiettivi, ma rifiutiamo anche la logica aberrante, demagogica - nonché perdente - del corporativismo stile GILDA e del sindacalismo radical-riformista sedicente di base che, come gli altri organizzatori dello sciopero di oggi, aveva proposto di partecipare comunque al concorso, rifiutandosi - secondo la sua natura e appellandosi alla famigerata "professionalità - di chiamare alla lotta salariale su di un terreno di classe, in nome di un'unità corporativa della categoria.

Oggi il capitalismo può sopravvivere solo inasprendo lo sfruttamento e moltiplicando le sue guerre, quindi oggi più che mai dobbiamo collegarci con tutta la classe del lavoro salariato-dipendente, organizzando lotte vere, dal basso, fuori e contro le compatibilità del capitale, fuori e contro *ogni logica sindacale; dobbiamo lottare senza subire i soffocanti limiti di spazio e di tempo impostici dai nostri avversari, adottando ogni misura che riteniamo adeguata alla nostra lotta - a cominciare dal blocco degli scrutini - rivendicando aumenti per tutti uguali per tutti. Solo se le componenti proletarie e più vicine al proletariato della scuola imboccheranno questo percorso sarà possibile contrastare l'attacco che la borghesia e i suoi servi sindacali stanno portando al mondo del lavoro salariato-dipendente e porre così le basi per il superamento rivoluzionario di questa società.*

Lavoratori della scuola e studenti internazionalisti