Ammazzati dai padroni, ingannati dai sindacati: questa è la sorte degli operai!

Di solito, sui mezzi di informazione le morti sul lavoro vengono sbrigativamente confinate tra le ultime notizie, tranne quei casi in cui avviene una strage o una morte particolarmente impressionante; solo allora hanno i requisiti per diventare "spettacolo" e conquistarsi le prima pagine, non certo per denunciare la natura intimamente criminale del capitalismo, ma per incrementare le vendite del giornale o l'audience della rete televisiva. In questo modo, l'operaio che ha perso la vita - o ha subito una grave menomazione - può essere sfruttato anche dopo morto.

La ferocia inaudita di cui è stato vittima il muratore rumeno a Gallarate, cui il padrone ha dato fuoco, è appunto uno di questi casi, che ha fatto emergere una volta di più quella che è la normalità della classe operaia edile. Infatti, se, come al solito, spettano al proletariato immigrato le condizioni più dure, fatte di orari lunghissimi, salari da fame, lavoro nero a volontà, che si sommano allo strozzinaggio dei padroni di casa (molto spesso indegna di un essere umano) non è che al proletariato indigeno (nel nostro caso italiano) le cose vadano un gran ché meglio. Anche per lui la regola è il lavoro nero in cantieri pressoché totalmente privi delle più elementari norme di sicurezza e il cottimo diffusissimo, ovunque mascherato dietro un rapporto contrattuale di tipo artigiano, se e quando esiste un qualsiasi genere di rapporto non "al nero". Non per niente, i pochissimi controlli effettuati nei cantieri dall'ancor più esiguo numero di ispettori rilevano un costante aumento del lavoro irregolare. Insomma, regna quella flessibilità allo stato puro, indicata da padroni, governo e sindacato come il fattore principale del "rilancio dell'economia".

Un sindacato che, anche nella vicenda del muratore rumeno, non ha mancato di sfruttare l'episodio di violenza antiproletaria per tirare acqua al mulino dei padroni. Infatti, D'Antoni ha preso la palla al balzo per tuonare contro (???) il lavoro nero e dichiarare che: "Bisogna far emergere [...] l'incredibile e scandalosa situazione del lavoro nero" (il Manifesto, 25/3/'00). Già, ma come? Alla maniera del sindacato, naturalmente, che promuove i contratti "di emersione" attraverso i quali, con la scusa di far "emergere il sommerso", le aziende godono di sostanziosi sgravi fiscali e pagano salari di molto inferiori alla media; o sigla il "Patto di Milano", pensato prima di tutto per gli immigrati (ma non solo), che riduce la forza-lavoro in balìa dei padroni o, ancora, firma contratti che, come quello dell'edilizia di qualche mese fa, estendono la flessibilità e la precarietà per tutti. In sostanza, un sindacato che impone norme contrattuali che, svalutando il valore della forza-lavoro, la livellano verso il basso, proprio verso il settore più sfruttato e oppresso del proletariato: gli immigrati.

Ma i sindacalisti hanno una faccia di bronzo tale che possono mettersi sotto i piedi qualsiasi pudore.

È di questi giorni la notizia (il Manifesto, 26-3-'00) che la Toy Coalition - un'associazione di Hong Kong che si occupa di sicurezza sul lavoro - ha denunciato la Artsana/Chicco perché non avrebbe mai versato l'indennizzo stabilito per le vittime dell'incendio di una fabbrica cinese che lavorava per conto della multinazionale dei giocattoli., avvenuto il 9 novembre 1993. In quel rogo morirono bruciate 87 operaie e altre 47 rimasero ferite, perché il padrone aveva bloccato le uscite, finestre comprese, per impedire che le ragazze uscissero prima della fine del lunghissimo orario di lavoro. Ma uno degli aspetti più odiosi di questa storia è che "l'indennizzo" era stato concordato con la CISL internazionale e, in primo luogo, con i sindacati italiani, i quali avevano gestito la trattativa con la Chicco accordandosi sulla "strabiliante" cifra di 300 milioni di lire ossia meno di tre milioni a testa: tanto vale, per padroni e sindacalisti, la vita di un'operaia!

E c'è ancora chi si illude sulla natura del sindacato...

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.