Manifestazioni del 1 maggio a Roma: arena del neoriformismo

Durante il comizio che concludeva a piazza Navona la manifestazione nazionale del 1 maggio indetta dalla Confederazione Cobas a Roma, con l'adesione di varie sigle della sinistra neoriformista, il portavoce nazionale dei Cobas-scuola ha dichiarato che la buona riuscita dell'iniziativa (trentamila persone) dimostrava che i lavoratori hanno la capacità di rispondere all'attacco che da più parti gli viene rivolto.

Non ci meraviglia l'uso del termine "lavoratori", in quanto i Cobas fanno parte di coloro che credono ormai scomparsa la classe proletaria, la cui nozione è sostituita da quella generica di strati oppressi di questa società, il che fa il paio con la concezione di ampi settori della cosiddetta autonomia che accomuna ormai tutti i cittadini nella condizione di valorizzatori del capitale (e quindi degni di un reddito di cittadinanza), teoria a sua volta che non si allontana da quella cgiellina dei "nuovi lavori" che rappresenterebbero la novità nel mondo del lavoro, nato dalla new-economy,e quindi gli attuali soggetti di riferimento. La denunzia di queste ideologie che servono solo a mascherare, dietro una patina di analisi delle classi dell'era postindustriale, l'apologia del capitalismo e delle sue capacità di sviluppo e a nascondere le forme concrete dell'attacco antiproletario, l'abbiamo più volte svolte da queste pagine e da quelle di PROMETEO.

Quello che vorremmo contestare ora, dato che eravamo presenti alla manifestazione, è l'ottimismo di chi ha tenuto il comizio, che evidentemente ama guardare il proprio ombelico e vanitosamente sfoggiarlo, disinteressato com'è alle difficoltà del movimento proletario di oggi e alle reali prospettive di ripresa della lotta di classe.

Quello che noi abbiamo verificato nel corteo del 1 maggio a Roma, ma che si è riproposto in tutte le manifestazioni locali di quest'area politica, non è la forza dei lavoratori, ma il carattere strutturale del riformismo, figlio naturale del capitalismo, pur se non sempre il prediletto, che rinasce continuamente dalle sue stesse ceneri, per rallentare e rendere indolori le prime embrionali risposte del proletariato all'offensiva della borghesia, divenuta aggressiva per la caduta dei saggi medi di profitto.

Nel momento in cui i partiti stalinisti storici, dopo aver disarmato la classe operaia nei lunghi anni della controrivoluzione, entrano nel governo, assumendo il ruolo di migliori gestori degli interessi generali della classe borghese, riemergono altre forze, in parte dal suo stesso seno, in parte sorte ex novo, espressione politica dall'insoddisfazione sociale di strati piccolo borghesi e corporativi, che si sentono ridimensionati a causa della perdita della loro fetta di stato sociale; sono forze utilissime per tenere le embrionali reazioni proletarie e di chi è disponibile alla ripresa della lotta di classe nell'alveo della pressione sociale per la redistribuzione della miseria (leggi del reddito).

Non ci dispiace certo la presenza degli insegnanti sotto le bandiere dei Cobas alla manifestazione del 1 Maggio, ci dispiacciono però molto le parole d'ordine trionfalistiche di chi canta vittoria contro il ministro Berlinguer e si inorgoglisce per la sua rivendicazione, a dir poco settoriale, di stipendi europei per gli insegnanti; non deploriamo certo la folta presenza studentesca alla manifestazione, ma condanniamo con forza gli slogan, da loro gridati dietro le bandiere di SR o di RC, pacifisti e genericamente solidaristici; salutiamo con soddisfazione la nutrita presenza di immigrati di colore nel corteo, ma riteniamo grave la loro caratterizzazione dietro le proprie bandiere nazionali e vuote e conciliatrici le loro richieste di mera solidarietà interetnica; avremmo guardato con umorismo la presenza di giovani sardi che rivendicavano l'indipendenza della Sardegna, se non fossimo in un drammatico periodo di rilancio di tutti i nazionalismi, a danno della coscienza internazionalista del proletariato.

Ci dispiace per il portavoce dei Cobas, ma noi nelle manifestazioni del 1 maggio abbiamo colto gli indugi della nostra classe nell'entrare apertamente in campo in difesa dei suoi interessi immediati e storici e in particolare il ritardo nell'affermazione in settori di avanguardia delle posizioni comuniste internazionaliste e quindi di passi significativi avanti nella costruzione del partito rivoluzionario. Questo ritardo non può che lasciare spazio a tutte le varianti dell'opportunismo, del riformismo e del pacifismo imbelle e irrealistico.

Ma la ripresa della lotta di classe è strettamente connessa alla crisi del capitalismo, questa profondamente reale, che sta entrando in una fase di acutezza e che poco spazio lascia alle tante illusioni di conciliazione e di sviluppo pacifico. Siamo perciò convinti che lentamente si aprono spazi per un rilancio del movimento di classe e dell'organizzazione comunista e che anche una parte di coloro, che sono ancora abbagliati dall'apparentemente più facile via riformista, apprenderanno dalla pratica l'inconsistenza e la compromissione dei nuovi sindacatini di "base", che cercano di sostituirsi ai vecchi (oggi aperti gestori del capitalismo) nell'opposizione di sua maestà e il parlamentarismo e il conciliatorismo dei partiti neostalinisti e dei gruppi democratico-radicali. Ma proprio per questa convinzione, ci tocca oggi il compito di criticare questo 1 maggio neoriformista, ribadendo il nostro impegno da un lato a contribuire alla riorganizzazione delle lotte immediate del proletariato che vanno sviluppate fuori e contro qualsiasi sindacato e dirette dalle assemblee dei proletari e da comitati di lotta creati nei luoghi di lavoro, e dall'altro a intensificare il lavoro per la costruzione del partito comunista internazionalista, che unicamente può garantire lo sbocco politico rivoluzionario alle lotte stesse.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.