Sempre più guerra, sempre più sfruttamento

Soltanto la lotta di classe può ostacolare la corsa imperialista alle armi

L'immonda carneficina terrorista delle Twin Towers ha dato alla borghesia americana un ottimo (casuale?) pretesto per dare inizio a questa nuova, furiosa aggressione militare.

Non è difficile capire che i bombardamenti a tappeto sull'Afghanistan non hanno nulla a che fare con la 'lotta al terrorismo': è infatti evidente come questa guerra non faccia altro che aumentare in tutto il mondo islamico il mito nefando di Bin Laden e l'odio anti-americano.

No. Checché ne dicano gli squallidi pennivendoli di regime (di destra e di sinistra), questa è una guerra imperialista. Una lurida guerra del capitale, voluta dalla borghesia americana al fine di controllare una regione chiave per il controllo di immense risorse petrolifere. È un grosso affare, insomma. E come tutti i grossi affari dei borghesi, anche questo si gioca sulla pelle di milioni di proletari e diseredati, stretti fra l'oppressione talebana e i bombardamenti USA.

La borghesia italiana, come tutta la borghesia europea, segue a ruota gli alleati d'Oltreoceano e tenta di farsi coinvolgere sempre di più nel grande giro d'affari della guerra. Per cui si arma, aumenta del 10% (4mila miliardi) le spese militari, e vara l'ennesima Finanziaria anti-operaia, che attacca su tutti i fronti la già agonizzante spesa sociale. Per forza. Le armi costano assai. E chi le deve pagare se non i lavoratori? La spesa sociale non è forse salario indiretto?

Ecco perché gli operai che scioperano contro la guerra fanno una gran paura. Perché la corsa imperialista alle armi si nutre dello sfruttamento operaio! Perché se aumentano gli investimenti bellici, allora deve aumentare anche il plusvalore che si estorce ai salariati.

Ecco perché lo sciopero dei metalmeccanici è stato prontamente spostato, grazie ai servi della CGIL, dal 9 - giornata di lotta contro il WTO e la guerra - al 16 novembre: per evitare un pericoloso coinvolgimento del settore più combattivo della classe operaia nel movimento d'opposizione alla guerra. Un movimento che, finché rimane sull'attuale terreno frontista e interclassista, non turba certo le notti dei guerrafondai nostrani, ma che se fosse investito da una consistente mobilitazione operaia, potrebbe iniziare a preoccuparli seriamente.

La strada del capitalismo mondiale, e quindi anche di quello italiano, è segnata. L'aggressione imperialista in Afghanistan apre le porte a scenari di guerra permanente, in cui il tributo estorto agli operai di tutti i continenti sarà sempre più salato. Battersi contro la guerra dei borghesi e lottare contro i molteplici attacchi padronali al mondo del lavoro, sono parte della medesima battaglia anticapitalista e internazionalista che la classe operaia è chiamata a condurre. Ma se vuole farlo, deve prima liberarsi del bavaglio sindacale e organizzarsi dal basso per iniziare a difendere realmente i propri interessi, sempre più sacrificati sull'altare della patria borghese.

GS

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.