E' sempre una faccia della barbarie - Terrorismo e.. appetiti più o meno famelici

Pur ammettendo l'oppressione ideologica e materiale di una leadership borghese, alcuni gruppi che si presentano come avanguardie di una tendenza comunista dalle molte sfaccettature e interpretazioni, sostengono l'adesione e la solidarietà incondizionata ad una resistenza popolare delle masse arabe, come unica contrapposizione possibile alla guerra e al terrore imperialista. "Una vera guerra popolare" sarebbe in corso in Iraq ed anche le azioni kamikaze sarebbero "i momenti di un'articolata lotta di resistenza alla ricolonizzazione del paese". Si inneggia ad una popolazione che sarebbe mossa da un "desiderio di riscatto", armato e sostenuto dalle diverse fazioni della borghesia che mandano al massacro proletari disperati e storditi dai fumi ideologici del nazionalismo e/o del fondamentalismo islamico. Il popolo sarebbe l'indefinito contenitore sociale in cui si mischiano tra di loro operai, contadini, studenti, artigiani, commercianti, militari, preti, industriali, finanzieri e petrolieri arabi. Anziché denunciare questa realtà e tracciare una netta barriera di classe, viene sostenuto un fronte unico interclassista il cui collante sarebbe la lotta all'imperialismo straniero, indipendentemente da chi egemonizza la direzione politica della lotta. Un tragico copione che ripete quello della lotta partigiana nel secondo conflitto mondiale, a fianco dell'imperialismo anglo-americano.

Ben conosciamo le "ragioni" degli Usa, gli interessi del dollaro e della banda che governa il "paese della libertà ", così come le concorrenziali brame e gli egemonici piani europei in costruzione attorno all'euro. E siamo i primi a denunciare le condizioni del proletariato e delle masse di sotto-proletariato, nei paesi avanzati e in quelli arretrati, lanciando l'appello all'unità di classe oltre ogni differenza di colore e di religione. Ma sarebbe almeno ingenua la pretesa - elevata a momento di strategia rivoluzionaria - di sorvolare su natura e componenti di una "resistenza" chiaramente nazionalista e a sua volta aspirante imperialista, solo perché "migliorerebbe" (?) l'assetto mediorientale colpendo gli interessi occidentali, più "famelici" rispetto ai "moderati appetit" del capitale orientale... Fa da paravento ideologico la prospettiva di una "rivoluzione d'area" che dovrebbe scontare l'appoggio armato a una mobilitazione (un controterrorismo a sua volta grondante sangue di proletari, donne e bambini) capeggiata da forze borghesi che diffondono il veleno antiproletario dell'oscurantismo religioso e del nazionalismo reazionario. Forze che sfruttano il proletariato locale con mire imperialistiche contrastanti con quelle americane (questo farebbe la differenza!), tanto da essere considerate aggressive al loro interno ma dignitose nel loro rapporto conflittuale con gli Usa...

Pur rifiutando un falso umanitarismo perbenista (proveniente da chi non ha mai esitato a lordarsi le mani di sangue di ogni sesso ed età), o una scelta fra buone o cattive maniere, ci chiediamo: chi controlla, organizza e dirige con una tale disponibilità di mezzi militari e finanziari? Quali scopi si prefigge? Esiste o non esiste una borghesia medio-orientale che rivendica un ruolo più attivo di appropriazione della rendita petrolifera e di sfruttamento del proletariato indigeno? Ebbene, il compito dei comunisti non è quello di sostenere un movimento dai contenuti politici e dai progetti economici dichiaratamente capitalistici (già inseriti nel mercato internazionale, commerciale e finanziario) all'interno di un involucro di potere teocratico; non è quello di reggere la coda a forze concretamente capitalistiche e realisticamente borghesi, in grado di accentrarsi imperialisticamente a loro volta.

Per noi la lotta antimperialista, oggi, non può avere conduzione e obiettivi favorevoli al proletariato senza una chiara strategia rivoluzionaria internazionale, in grado di fornire anche alle masse arabe una soluzione politica ed economica di classe, anticapitalista, la quale abbia il suo indispensabile punto di forza nella presenza, radicata e operante, del partito comunista. Il partito comunista che dobbiamo costruire, operante di fatto e non solo come astratta affermazione. È questa la questione principale del nostro drammatico tempo: non può essere rimandata o evitata nascondendosi dietro l'esibizionismo di tanto truculente quanto scellerate frasi "rivoluzionarie" che pretendono di giustificare un terrorismo orientale che, come quello occidentale, ha per sua unica matrice la barbarie borghese.

dc

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.