Lavora a Napoli e poi... Muori - La capitale del lavoro nero e delle morti bianche

Due operai morti a Napoli a distanza di due giorni, entrambi impiegati in nero nel settore edilizio. Il primo che aveva 36 anni, è deceduto dopo una caduta di 15 metri da una impalcatura ad Ercolano. Il secondo che aveva appena 23 anni, era di Piscinola, quartiere degradato della periferia napoletana, é morto folgorato da una scarica di 280 volt, dopo che si era precipitato in aiuto di un suo collega quindicenne, un gesto eroico che gli è costato la vita. Due vittime che portano a sette il numero delle morti bianche dall'inizio dell'anno tra Napoli e provincia.

Sono stati 977.803 gli incidenti sui posti di lavoro denunciati in Italia dall'inizio dell'anno e 1.394 i morti nello scorso anno (in media più di 4 al giorno). Nel 2003 in Campania sono stati 66 i morti (35.012 gli incidenti denunciati). Il primato dei decessi spetta a Napoli e Caserta: 23 (dati Inail, elaborazione ANMIL).

Solo questi numeri basterebbero per far parlare di strage. Ma a questi vanno aggiunti poi tutti i casi non denunciati e le morti conseguenti a malattie contratte a causa delle pessime condizioni di lavoro.

All'enorme dolore dei familiari, di amici e di semplici compaesani, toccati dall'accaduto anche perché vivono condizioni di precarietà simili a quelle che hanno provocato la morte dei due operai, si è aggiunto il pianto ipocrita dei politicanti locali del centro-sinistra e dei sindacalisti. Gli amministratori locali, con in testa Bassolino, il sindaco Jervolino e il presidente della provincia Di Palma, hanno espresso il loro dolore solidale e partecipato ai funerali. Si sono impegnati, inoltre, ad attivarsi affinché episodi del genere non accadano più. Hanno promosso, sotto richiesta anche del segretario della CGIL Epifani, un futuro incontro tra i sindacati del settore edile, rappresentanze padronali e forze dell'ordine per costituire una Task force che faccia un'opera di monitoraggio e intervento sui cantieri locali. I sindacati edili hanno anche promosso uno sciopero; breve e solo nel settore edile e solo per Napoli e provincia. Tutto come se a Napoli il problema della precarietà, e particolarmente quello del lavoro nero e delle mortalità sui posti di lavoro sia emerso solo ora, dopo la morte dei due giovani operai. Le stesse stime borghesi parlano di una percentuale di manodopera impiegata in nero in Campania nel settore edile che sfiora il 70% (dato diffuso dal Tg3R). D'altra parte basta fare un giro per la città per accorgersi di quanto le stesse leggi borghesi in materia di sicurezza nei cantieri vengano totalmente evase, anche nei in quelli dove lavorano ditte assegnatarie di appalti pubblici.

Ma il primo premio dell'ipocrisia spetta al presidente della regione Campania Antonio Bassolino che ha dichiarato: " Mai come oggi il lavoro operaio appare svalorizzato ed emarginato, perfino dal dibattito politico generale, come se fosse l'ultimo dei problemi sociali". Queste le parole pronunciate da chi nel 1998, seppure per un breve periodo, ministro del lavoro ha firmato, con quelle stesse mani con cui ha stretto quelle dei familiari dei ragazzi uccisi dal lavoro precario e sottopagato, con i sindacati il cosiddetto Patto di Natale (1998). Accordo che fu un passo fondamentale per continuare il lavoro fatto dal predecessore Treu (Pacchetto Treu 1997), volto ad inondare il mercato del lavoro con tutte le svariate tipologie di contratti che proprio al lavoro nero si ispirano: precarietà, flessibilità, basso costo per il padronato; lavoro oggi terminato con perfetta continuità politica dal governo di destra.

La realtàè che lo scopo dei politicanti di tutti i partiti parlamentari non è quello di interessarsi delle condizioni di chi per vivere non può fare altro che vendere la propria forza - lavoro. Essi si adoperano, insieme a sindacalisti e padronato, per assicurare la continuità dell'attuale sistema economico, quello capitalistico. Un capitalismo che nonostante le continue cure, basate tutte sull'intensificazione dello sfruttamento dei lavoratori, continua ad incontrare difficoltà sempre crescenti nella valorizzazione del capitale e continua quindi a far pagare questo al proletariato peggiorandone, con un ritmo infernale, le condizioni di vita. Lo stesso giorno del funerale del primo ragazzo, la multinazionale Sab Miller, nell'ambito di un processo di ristrutturazione industriale, ha ufficializzato la chiusura dello stabilimento Birra Peroni di Miano, a due passi da Piscinola, con 150 lavoratori in mobilità. In quello stesso giorno, la cittàè stata paralizzata da svariate proteste operaie: i lavoratori del Bacino Napoli 5 (addetti alla raccolta differenziata) hanno attuato dei blocchi stradali per i ritardi nei pagamenti, i netturbini della ASIA hanno protestato perché rivendicano retribuzioni più dignitose rispetto a quelle da fame ricevute. Settanta operai invece perché a seguito della privatizzazione delle risorse idriche, sono stati licenziati dalla società ex appaltatrice dell'ARIN.

Ogni giorno che passa le condizioni del proletariato peggiorano ma solo se si riuscirà a costruire l'organizzazione autonoma sui posti di lavoro e sul territorio e il riferimento politico di classe, il partito rivoluzionario, questo stato di cose potrà essere realmente combattuto e superato.

Nunzio

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.