Bloccata la riforma delle pensioni in Russia - La rivolta dei capelli bianchi

Il professore Francis Fukuyama preconizzava tempo addietro allorquando implosero tutti i paesi dell'est europeo, usando una forzatura dialettica, "la fine della storia" alludendo al fatto che con la fine della guerra fredda un nuovo mondo si sarebbe dischiuso, ci si sarebbe avviati verso una nuova epoca di sviluppo e di ricchezza dappertutto. Ciò che però sta avvenendo in questi giorni nella Russia di Putin sembra smentire perfidamente le mirabilie promesse dall'illustre cattedratico. Una legge che intende monetizzare i benefici sociali di cui godono alcune categorie quali i pensionati, gli ex-combattenti, i veterani della seconda guerra mondiale e gli invalidi del lavoro andrebbe a minare ancor più le già precarie condizioni in cui vivono le persone anziane. Si tratta, più nello specifico, di un decreto che, a datare dal 1 gennaio 2005, ha annullato diversi benefici quali l'accesso gratuito ai trasporti pubblici, agevolazioni sui farmaci, spese condominiali, gas, luce e telefono per sostituirli con un parziale compenso in danaro che copre appena il 25% dei benefici in natura aboliti. Di fatto viene smantellato il vecchio sistema assistenziale sovietico ed il governo ha potuto così sganciare la politica di aiuti sociali dall'inflazione. La manovra è quella classica che consente di poter incidere più a fondo sullo smantellamento dello stato sociale disinteressandosi completamente della fame e della miseria generalizzata che ne derivano. I pensionati sono però scesi sul piede di guerra ed in migliaia hanno preso a protestare contro questa riforma a Mosca come a Perm, Kazan, Samara, Tver e finanche a Tomsk in Siberia. Questa esplosione di malcontento popolare è la più massiccia da quando il neo-zar Putin ha preso il potere nel 1999 ed è durata diversi giorni fintanto che lo stesso presidente russo è dovuto intervenire annunciando che le pensioni sarebbero aumentate, dal primo marzo, di 240 rubli (circa 6 euro). Tali manifestazioni, del tutto spontanee all'inizio, sono state sostenute da diversi partiti d'opposizione come il Partito comunista o il Partito liberaldemocratico ma anche da varie componenti del movimento sindacale che, come successo a Togliattigrad, attraverso il sindacato alternativo Edinstvo presente nello stabilimento Avtovaz cercava di porsi alla testa della mobilitazione. Naturalmente in tale contesto le giaculatorie governative si sprecano e questa vergognosa riforma viene giustificata col fatto che i tagli si rendono necessari proprio per impedire il fallimento delle strutture che erogano questi servizi. Musica logora e ripetitiva. I conti devono quadrare riducendo alla fame ed alla miseria più nera milioni di persone e mentre la Russia è incamminata verso un riveduto e corretto (in senso capitalista) "sol dell'avvenire" che, come effetto collaterale, costringe 15 milioni di pensionati ad una grama esistenza da lumpenproletariat. Poveri a tutto tondo che stentano la loro esistenza nei metrò, nei sottopassaggi con le loro bancarelle e babushki dove cercano di vendere le loro misere cose, nei negozi seminterrati sporchi e bui. Quale differenza con le miriadi di ristoranti a 100 euro a pasto, con le migliaia di negozi di lusso vertiginoso, con le berline nere dei neoricchi, coi palazzi di abitazione rilucenti di marmi, cristalli e giardini pensili riscaldati!

Nell'attuale Russia vivono 145 milioni di persone delle quali 48 milioni sono pensionati e 60 milioni studenti. L'evoluzione demografica si caratterizza per un alto tasso di mortalità e per un basso tasso di natalità con quest'ultima che è quasi la metà della prima. La durata media della vita è di 72 anni per le donne e di 57 per gli uomini, cifre che configurano la Russia, in un futuro anche prossimo, come il "paese delle vedove". Cause principali della brevità della vita sono soprattutto la difficile situazione materiale, la cattiva alimentazione, la qualità della vita, i danni dell'ambiente ed altre lepidezze a seguire. Risultano essere 36 i milioni di russi che vivono sotto la soglia della povertà ed il divario tra ricchi e poveri è assai marcato. Ebbene, in una realtà in cui i ricchi sono cento volte più ricchi dei poveri, i pensionati appartengono alle fasce più povere della popolazione e le cifre la dicono lunga sulla sostenibilità della loro situazione: la pensione media è di 1380 rubli mensili (40 euro), quella minima di 770 (22 euro) ed il minimo esistenziale si attesta sui 2000 rubli (58 euro). Tra di essi sono in tanti a non poter comprare ogni giorno pane e latte considerato i rincari dei generi alimentari, delle tariffe e dei fitti. È da qui che è nato quel sussulto di disperazione che li ha spinti in piazza in risposta ad una legge che alcuni uomini di governo dotati di un certo senso dell'umorismo avevano definito di " maggiore giustizia sociale". Il presidente della camera alta del parlamento russo, Serghei Mizonov, non si faceva capace del " perché l'applicazione della riforma avesse innescato la rabbia della gente". Chissà! L'esplosione di questo malcontento ha poi costretto parecchi governatori regionali ad una frettolosa rivisitazione della riforma tanto più che Putin, per pararsi le spalle e nasando il clima, aveva, sì, insistito sulla bontà della legge criticandone tuttavia la maldestra applicazione a carattere periferico. Che dire? Al di là della sana rabbia della povera gente e dell'ignobile minuetto del governo russo quel che resta come dato di fondo è che l'indiscutibile superiorità delle leggi del libero mercato, le sole capaci di salvare il mondo hanno fatto flop. Se ne faccia una ragione professor Fukuyama. Ma che societàè quella che non esita a utilizzare forme di violenza sempre più diffusa nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, vecchi, donne e bambini? Quale legittimità storica può avere ancora una classe, quella borghese, che per preservare il proprio dominio si macchia di nefandezze inenarrabili, si tratti di sfruttamento, di emarginazione o di bombe più o meno intelligenti?

gg

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.