Il massacro dei rifugiati sudanesi in Egitto

Al Cairo come a Milano per i più deboli solo repressione e violenza

Forse, nessun’altra esistenza quanto quella del proletariato migrante mette così bene a nudo la spietatezza di questa società e la ripugnante ipocrisia della sua ideologia. Parole come libertà, giustizia, magari anche carità (cristiana, islamica e chi più ne ha, più ne metta) infarciscono i discorsi dei governanti di ogni angolo del pianeta, traboccano dai giornali e dalle televisioni, ma, alla prova dei fatti, dimostrano di essere, immancabilmente, quello che sono: chiacchiere per coprire una realtà ben diversa. È una realtà fatta di discriminazione, sofferenza e, non di rado, morte per milioni di esseri umani, superflui per le necessità immediate del capitalismo. Sono troppo poveri per essere "consumatori solvibili", cioè compratori di una qualsiasi merce che vada al di là - se ci va - della semplice sopravvivenza. Sono troppi per essere tutti impiegati, cioè sfruttati, con profitto nel ricco "Occidente" o nei loro desolati paesi. Ma la loro povertà e il loro numero sono più che sufficienti per offrire al padronato quell’ampia facoltà di manovra nella gestione dei livelli salariali e delle condizioni di lavoro che rende così attraente - sempre per il padrone, beninteso - la condizione di migrante. Sebbene le eccezioni siano numerose e impetuosamente crescenti, in genere è solo con questo settore del proletariato che la borghesia realizza in pieno l’obiettivo di trattare integralmente l’essere umano, nella forma di forza-lavoro, come una merce, da comprare e sfruttare al massimo, senza quegli ostacoli, seppure minimi, che invece si trova davanti quando utilizza il proletariato indigeno, forte (si fa per dire) dei suoi legami famigliari, territoriali, dei "diritti" prodotti da due secoli di storia.

È sull’emigrante che si scaricano in maniera più dura le contraddizioni di un modo di produzione che ha nella crisi e nella guerra il suo capolinea obbligato. A loro volta, le crisi e le guerre alimentano senza sosta questa massa di "sovrappopolazione relativa" privata dei mezzi di sostentamento basilari, espulsa con la violenza dalla propria casa, buttata alla mercé di un mondo di cui tutto si può dire, meno che vi regnino libertà e giustizia (quelle vere).

In pratica, gli immigrati sono ben accetti fin tanto che possono essere spremuti come limoni, usati e gettati a piacimento; non appena questa funzione viene a mancare, ecco che tornano ad essere una grana, un problema di ordine pubblico da risolvere in qualunque modo, costi quel che costi. Leggi fascistoidi, campi di concentramento mascherati da "centri di accoglienza" (?!), oltre ai sempreverdi fucili e manganelli, sono l’armamentario con cui ogni governo - tanto del "Nord" quanto del "Sud del mondo" - si è attrezzato per fronteggiare quella che con cinismo ipocrita viene chiamata l’emergenza umanitaria degli immigrati e dei rifugiati. Anzi, per essere ancora più "umanitari", perché non aiutarli direttamente a casa loro o nelle immediate vicinanze? Idea che ha trovato consensi unanimi tra le democratiche borghesie europee e le un po’ meno democratiche - ma si stanno migliorando... - democrazie nordafricane, nonché la benedizione dei preti di tutte le sponde mediterranee. Tradotto dal cielo della borghesia, l’Unione Europea ha messo mano al portafoglio e ha cominciato a pagare i governi nordafricani affinché le masse di diseredati siano fermate, pestate, ammazzate sul suolo africano e non vengano a creare problemi nella civilissima Europa.

Dal democratico Zapatero al democratico Mubarak, davanti alla cocciutaggine di chi rivendica almeno la speranza di una vita migliore (o semplicemente di sopravvivere), non si esita a sguinzagliare i propri pitt-bull in divisa per ammazzare quel tanto che basta al fine di ristabilire l’ordine... Gli immigrati uccisi dalla polizia spagnola qualche mese fa a Ceuta e a Melilla, i rifugiati sudanesi - bambini compresi - massacrati, sul finire del 2005, in un "quartiere-bene" del Cairo, proprio davanti alla sede dell’ONU, i rifugiati africani sgomberati dal palazzo in cui abitavano e gettati nella neve di Milano negli stessi giorni non sono spiacevoli eccezioni; ma mostrano nella maniera più chiara possibile in quale considerazione la borghesia tenga l’essere umano. Prezioso, finché la sua forza-lavoro può essere convenientemente sfruttata, un inutile ingombro negli altri casi. Allora, per i più sfortunati - che sono decine e decine di milioni - questo mondo diventa davvero "un pianeta senza passaporto".

cb

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.