Analisi e prospettive delle lotte in Francia

Le lotte degli studenti e dei lavoratori francesi contro il CPE, il contratto di primo impiego, che nei mesi di marzo e aprile 2006 ha visto una mobilitazione straordinaria del mondo del lavoro in tutta la Francia, hanno sortito l’effetto di imporre al presidente della Repubblica Chirac di ritirare il provvedimento contestato.

A distanza di pochissimo tempo la Francia è stata di nuovo teatro di uno scontro sociale durissimo, a testimonianza di come la gravità della crisi economica sia ormai tale da aver ridotto e quasi annullato gli spazi per la mediazione sociale. Viviamo una fase storica di decadenza della società borghese in cui la classe dominante per difendere i propri interessi è costretta a raschiare il fondo del barile, attaccando le già precarie condizioni di vita e di lavoro di milioni di proletari.

Prima la rivolta dei giovani proletari della periferia parigina, che nello scorso autunno per alcune settimane hanno incendiato migliaia di automobili, ora le grandi manifestazioni di studenti e lavoratori che hanno imposto al governo francese di ritirare l’odiato provvedimento con il quale si è tentato di precarizzare totalmente il rapporto di lavoro per i giovani sotto i 26 anni. I fatti francesi rappresentano una grossa novità rispetto al recente passato, in cui la borghesia è riuscita a far passare praticamente di tutto sulla testa della classe lavoratrice. In questa occasione i programmi della classe dominante francese hanno trovato un inaspettato avversario: la lotta di classe del proletariato.

Senza voler scadere nell’esaltazione della lotta condotta dagli studenti e dai lavoratori francesi, occorre saper cogliere in questa mobilitazione gli elementi di novità che presenta, e nello stesso tempo evidenziare i limiti politici che ha inevitabilmente presentato.

Dopo decenni di passività, in un grande paese del capitalismo avanzato come la Francia, il proletariato è riuscito a bloccare, almeno in questa fase, attraverso una mobilitazione di massa un provvedimento legislativo che avrebbe reso ancor più precario il rapporto di lavoro per i giovani proletari. La lotta contro il contratto di primo impiego ha dimostrato che i progetti della borghesia possono essere combattuti e respinti dalle lotte proletarie. Per decenni il pensiero dominante borghese ci ha propinato l’idea che nelle moderne società le divisioni in classi erano state superate, e con esse di conseguenza la stessa lotta di classe. In questo nuovo contesto sociale le scelte del governo dovevano mirare esclusivamente a difendere gli interessi della “nazione” ed a garantire il funzionamento dell’economia di mercato. Non solo le classi sociali non sono scomparse, ma la gravità della crisi economica è di così vasta portata, che lo scontro si fa sempre più aspro. Ai continui attacchi della borghesia, per la prima volta in questi ultimi anni abbiamo assistito ad una significativa risposta del proletariato; risposta sociale che è stata in grado di opporsi alle scelte del capitale.

La grande mobilitazione contro il contratto di primo impiego non rappresenta una versione aggiornata del 1968 in quanto troppo diverso è il contesto economico e sociale per parlare di un nuovo maggio francese. Nel 1968, nonostante i proclami di unità tra studenti e lavoratori, gli interessi materiali erano così distanti che movimento studentesco e movimento operaio non potevano non operare su percorsi diversi e con obbiettivi diversi. Oggi le mutate condizioni economiche e sociali hanno permesso che studenti e lavoratori marciassero uniti per difendere i propri interessi comuni.

Se il movimento studentesco della fine degli anni ‘60 del secolo scorso è stato sostanzialmente l’espressione della piccola borghesia, mascherato dall’utilizzo di un linguaggio pseudo rivoluzionario, la mobilitazione degli studenti francesi di questi ultimi mesi è l’espressione del moderno proletariato precarizzato. L’azione comune tra studenti e lavoratori nasce sul presupposto sociale che entrambi i soggetti si trovano nella condizione di doversi opporsi agli attacchi della borghesia che impone continuamente dei peggioramenti nelle condizioni di vita e di lavoro.

L’opposizione al contratto di primo impiego è il primo importante segnale che dopo anni in cui la borghesia ha attaccato il proletariato senza ricevere significative risposte di classe, finalmente si materializza un sussulto proletario. La mobilitazione degli studenti e dei lavoratori francesi è particolarmente significativa anche per il fatto che dimostra come si stiano creando nel tessuto sociale di un paese a capitalismo avanzato quei processi di ricomposizione di classe che erano stati spezzati dalla devastante ristrutturazione dell’apparato produttivo durante gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.

Quando il proletariato nelle sue diverse componenti riesce a mobilitarsi per opporsi ai progetti della borghesia, significa che nella società sono in via di ricomposizione quei legami sociali che sono presupposto fondamentale per lo sviluppo del processo di formazione della coscienza di classe. (1) Rispetto al passato l’unità tra studenti e lavoratori è stata possibile perché entrambi subiscono le conseguenze dei continui attacchi della borghesia. Lo studente di oggi non è altro che un lavoratore precario di domani. È su questo terreno materiale che la mobilitazione degli studenti è riuscita a trascinare dietro di se il mondo del lavoro per opporsi al provvedimento del governo francese. Questo presupposto economico e sociale non era ovviamente presente nel contesto francese degli anni Sessanta.

I fatti francesi di quest’ultimo periodo dimostrano che la lotta di classe non è assolutamente scomparsa, che la storia può essere modificata dalla lotta della classe lavoratrice e che la ricomposizione del moderno proletariato è avviata. Dimostrano anche che è sempre più urgente ricostruire tra la classe quei punti di riferimento politici, il partito rivoluzionario, capaci di far assumere alle lotte la caratteristica di lotta rivoluzionaria per l’abbattimento del sistema capitalistico.

La lotta contro il contratto di primo impiego e la precarizzazione del lavoro ha dimostrato che la borghesia può imporre tutte le sue scelte di politica economica solo se il proletariato subisce passivamente tali imposizioni; nel momento in cui riparte l’opposizione sociale non sempre i programmi del capitale possono essere attuati. In un contesto simile in cui i margini della mediazione sono di fatto nulli, la presenza del partito rivoluzionario tra la classe avrebbe la funzione di coordinare le diverse lotte proletarie per porre l’obiettivo della conquista del potere politico. Senza questo strumento anche le più grandi mobilitazioni della classe, anche quelle vittoriose, sono destinate ad essere riassorbite nell’ambito delle compatibilità capitalistiche lasciando alla borghesia la possibilità di far entrare dalla finestra quello che le lotte del proletariato avevano buttato fuori dalla porta.

Lorenzo Procopio

(1) Su questo specifico aspetto vedi l’articolo “Precarietà e coscienza di classe” che appare su questa stessa rivista.

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