Ancora sui fatti d’Ungheria

Volantino distribuito dai compagni della sezione di Catanzaro durante un ciclo di conferenze sui fatti d’Ungheria del 1956 tenute nella città calabrese

Il 24 Ottobre del 1956 i carri armati russi entravano in territorio ungherese per sopprimere i moti di rivolta scoppiati a Budapest.

L’imperialismo russo aveva modo di esprimere al meglio la sua politica di violenta sopraffazione di una lotta iniziata e condotta per l’emancipazione da uno sfruttamento sempre più intenso e vessatorio operato in nome di qualcosa che veniva gabellato per socialismo.

Budapest, Vorkuta, Potznan - nomi che si rincorrono in quegli anni e tutti accomunati dalla reazione feroce di uno dei fronti imperialisti usciti dalla conferenza di Yalta.

A chi volesse dare ennesima linfa vitale alla tesi secondo cui quello russo ed insieme ad esso quello ungherese, tedesco orientale o polacco costituissero realtà socialiste basterebbe far rilevare,proprio partendo dall’esperienza ungherese,che lì,come risposta al proprio governo nonché alla invasione russa, vennero organizzati i Consigli centrali rivoluzionari che rappresentavano la parte più avanzata e consapevole del movimento di rivolta.

Erano i Consigli a programmare l’autogestione delle fabbriche,ad organizzare gli scioperi,ad assicurare i servizi essenziali come gli ospedali o l’erogazione di energia elettrica.

Rivendicazioni come il controllo operaio della produzione e il livellamento salariale erano elementari misure di “democrazia diretta”, mai realizzate, evidentemente,da tutti quei regimi pseudo-socialisti il cui triste lascito ha ancora modo di imperversare.

Non socialismo,quindi,ma capitalismo di stato e,come ogni forma di capitalismo, teso alla ricerca di profitti ed alla difesa feroce delle proprie zone di influenza.

Ciò avveniva negli anni 1950 e ciò continua ad avvenire ad inizio 2000.

Là si interveniva per “difendere” un socialismo inesistente oggi si interviene per “portare” una democrazia altrettanto aleatoria.

Unico tratto in comune l’essenza imperialista coi suoi corollari di precariet, povertà diffusa, abbrut-timento, morte.

È contro tutto questo che bisogna lottare tornando a dare effettiva plausibilità alle aspirazioni dei lavoratori ungheresi che lottavano per il “vero” socialismo, per una prospettiva socialista “vera” in antitesi alla tragica farsa messa in scena dagli epigoni stalinisti.