Di fronte alle nuove elezioni rilanciamo l’astensionismo di classe

L’annunciata catastrofe del governo di centro sinistra si è compiuta.

Un’altra campagna elettorale ha preso il via: tra una “porcata” e l’altra si snoda l’osceno spettacolo sorretto da una propagandistica orchestrazione volgare e arrogante nella spocchiosa “professionalità” degli aspiranti alle poltrone di un Parlamento che, dopo i bivacchi delle camicie nere (ieri) e gli sputi, i cazzotti e i brindisi (oggi), ha perso pure quel poco di formale che lo sorreggeva dopo i restauri dell’italico secondo Risorgimento.

Per l’occasione, la parassitaria partitocrazia e la casta politica si rifanno il trucco; si butta al macero qualche bandiera, simbolo e identità, e ci si ammucchia tra Cose tanto inqualificabili e truffaldine da far rimpiangere, a “sinistra”, il vecchio Circo Barnum socialista e, a destra, la immortale Balena Bianca. Da una parte si fonda un partito dal predellino di un’auto (Silvio distribuirà benessere e resusciterà i morti: “rialzati Italia!”), dall’altra ci si ritrova al bar (Caffè Fandango, sottofondo di melodie sudamericane): ride la “sinistra Arcobaleno,allegra e colorata” ma il proletariato piange, mentre al centro (?) ci si abbraccia fra laici e clericali.

Già avviato sulla via di Damasco, Bertinotti è atteso nel salotto di Vespa, passando dalla sala cinema dell’Hotel Nazionale a Roma; strada facendo distribuisce “profonda moralità e senso etico”: cancellata la falce e il martello (finalmente!), l’iride è “quella del lesbogay”, che va di moda. Dai cartelli elettorali ai gruppi unici in Parlamento, uomini e donne si mettono all’asta, pronti a piegarsi agli ordini delle varie consorterie dove circolano mafiosi, comuni delinquenti, voltagabbana, corrotti e corruttori. L’alternativa è sempre quella: dalla padella alla brace o viceversa.

L’importante è che la repubblica - fondata sul lavoro dei proletari - continui a sbucciar banane e che i comitati d’affari della borghesia possano fare il loro mestiere. Così fan tutti, e non disturbate il manovratore....

Rimane in parte scontata, anche se stancamente espressa, la partecipazione al rito elettorale di gran parte del proletariato, vittima predestinata della crisi economica, politica e sociale; spinto alle urne nella illusione che con la scheda possa valersi del “diritto” di scegliere chi dovrà maneggiare gli strumenti della sua sudditanza al potere borghese nelle varianti, democratiche, di destra-centrosinistra.

In questa nostra valutazione politica non va nascosta la causa che contribuisce ad una rassegnazione mascherata da “dovere civico”: siamo consapevoli che le masse operaie così si comportano (o si astengono ma in una posizione, per troppi, solo qualunquistica) perché non riescono a vedere per loro una reale alternativa. Di fatto, ancora non esistono concreti organi e strumenti diversi dal meccanismo democratico, falso e ingannevole, e della delega ai lautamente stipendiati rappresentanti dell’interesse nazionale. Lo diciamo chiaramente per non dare spazio ad astrazioni che, sottovalutando la realtà, si perdano in spiegazioni intellettualistiche di ogni tipo o ripieghino in giustificazioni tattiche all’insegna del meno peggio.

Non conosciamo altre manovre all’infuori della pratica politica tesa alla realizzazione del programma, il quale non è né minimo né massimo ma è il programma del comunismo Spetta ai comunisti rivoluzionari denunciare preventivamente il fallimento inevitabile di ogni prospettiva democraticoliberal- riformista, offrendo al proletariato il proprio impegno per la costruzione di una salda organizzazione che possa costituire un polo politico di attrazione e di raggruppamento per quei proletari che saranno presto costretti a riconoscere l’inganno di ogni esperimento di governo che, perdurando il capitalismo e la società borghese, non potrà che tradursi in un ulteriore passo verso la barbarie.

dc

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.