L’azienda aretina per la mobilità cambia il contratto

I sindacati protestano ma non troppo

Nelle scorse settimane i lavoratori dell’Azienda Aretina per la Mobilità hanno dato vita ad un blocco totale del servizio di trasporto per 24 ore consecutive (sulle inizialmente proclamate 48) senza cioè il rispetto delle cosiddette fasce di garanzia, in seguito al loro passaggio contrattuale in LFI ( linee ferroviarie italiane ) con la relativa perdita secca di salario - 150 euro mensili - e normativa circa orari, nastri lavorativi, riposi etc. Il tutto nel quasi totale silenzio generale al di fuori del territorio interessato.

Lo sciopero ha visto una partecipazione massiccia dei lavoratori - circa 270 - ed un fronte unico di tutti i sindacati.

Come candidamente hanno sostenuto gli stessi confederali, in questione non era il passaggio contrattuale in sé quanto la modalità con cui è stato eseguito, cioè in modo unilaterale e senza preavviso da parte della Direzione, scavalcando gli stessi dopo i primi infruttuosi colloqui.

A quanto pare la stessa direzione avrebbe poi accettato di fare un mezzo passo indietro e cogestire tale percorso obbligato coi sindacati.

A riprova di quanto sosteniamo da tempo, il sindacato si oppone solo quando non è cooptato nelle stanze dei bottoni, e comunque in modo più formale che reale, e sempre per far sbollire la sacrosanta rabbia dei lavoratori.

Ovviamente noi comunisti salutiamo con favore ogni momento di lotta dei lavoratori seppur parziale, timido e non adeguato all’attacco portato avanti dal padronato a riprova dell’estrema difficoltà odierna a muoversi anche sul solo terreno rivendicativo. La lotta dei tranvieri aretini non sarà certo l’ultima; il processo iniziato nei trasporti da almeno un decennio va verso lo smantellamento del servizio pubblico con esternalizzazioni, riduzione del salario diretto ed indiretto del personale, costante sotto-organico dello stesso, aumento delle tariffe etc. ( purtroppo nel settore specifico non si può delocalizzare all’estero...). Le grandi città come Milano, Roma o Firenze sono già all’avanguardia in questo ambito, le piccole seguiranno inevitabilmente a ruota.

Nella vicina Firenze invece due aziende metalmeccaniche - Zanussi ed Electrolux - delocalizzano sul serio e lasciano senza lavoro alcune centinaia di lavoratori; anche qui vertenze separate, desolanti cortei sindacali in rassegna davanti a sindaci, prefetti e vescovi affinchè “ facciano qualcosa”. L’unica differenza è la maggior eco mediatica; ci pare proprio allo scopo di indurre la seguente riflessione tra i lavoratori “eh sì, è un mondaccio, guarda quante cose brutte possono accadere... è bene tenersi stretta senza protestare troppo la nostra propria piccola oasi di tranquillità, noi che ce l’abbiamo ancora”.

I lavoratori, per ora, sembrano ancora rinchiusi nel loro orticello aziendale, prima ancora che di categoria anche quando si muovono per opporsi sul piano esclusivamente di difesa. Ma come si dice i tempi - capitalistici - stringono...

ds

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.