Rispunta il vecchio fascismo sociale - A proposito di Casapound

Immagine - Barricate dell’Oltretorrente, Parma, agosto 1922

Da un po’ di tempo a questa parte, nelle pagine locali di quotidiani piccoli e grandi, spuntano servizi relativi a un’associazione - già attiva da alcuni anni, soprattutto a Roma - che nel nome si richiama a un poeta del ‘900, Ezra Pound, schieratosi con il regime fascista. L’associazione si chiama, per l’appunto, Casapound.

Ultimamente in Emilia ha aperto tre sedi (segno che i soldi non mancano affatto) e persino Repubblica, nella cronaca bolognese, ha dedicato parte della pagina iniziale a un’iniziativa di Casapound, il cosiddetto “taxi rosa”, volto a proteggere le donne dagli stupri che però, com’è noto, per circa il 70% avvengono tra le mura domestiche ad opera di parenti o comunque di conoscenti stretti.

Ma chi sarebbero questi cavalieri senza macchia e senza paura, che proteggono i deboli e le donne e che distribuiscono il pane gratis nei quartieri di periferia?

Nonostante i furiosi tagli alla spesa scolastica del ministro Gelmini, noi la storia la conosciamo. E in particolare conosciamo la storia del movimento operaio e dei suoi nemici.

Casapound è un’organizzazione dichiaratamente fascista che attraverso le sue tante iniziative sociali (Tempo di essere madri, Mutuo sociale, ecc.) vernicia di “rosso” la sua essenza nazionalista, anti-proletaria e anti-comunista. Niente di nuovo. Anche il fascismo della prima ora avanzava istanze socialisteggianti. Il manifesto dei Fasci di combattimento del 1919 (atto di nascita del fascismo) fra le altre cose chiedeva: il voto per le donne; una legge che sancisse per tutti la giornata lavorativa di otto ore; il minimo di paga; la partecipazione dei lavoratori al funzionamento tecnico dell'industria; l'affidamento alle stesse organizzazioni proletarie della gestione di industrie o servizi pubblici; una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo; il sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose...

Inutile forse ricordare che, quando tre anni dopo il fascismo andò al potere, nulla di questo venne realizzato, anzi: fu abolito il diritto di sciopero, fu allungata la giornata lavorativa, i salari vennero pesantemente abbassati, furono messi fuorilegge tutti i sindacati e i partiti operai, in fabbrica e nei posti di lavoro in genere venne instaurata una disciplina da caserma, per cui chiunque osasse alzare anche un poco la testa veniva punito duramente... in pratica, il dominio padronale fu sostenuto su tutta la linea e il movimento operaio venne schiacciato. Eccovi di seguito le distruzioni - approssimate per difetto - operate dalle camicie nere solo nel primo trimestre del 1921: 59 case del popolo, 119 camere del lavoro, 83 leghe contadine, 8 società di mutuo soccorso, 141 sezioni socialiste, 100 circoli di cultura, 28 sindacati operai, 53 circoli operai ricreativi, 1 università popolare. La sfortuna dei neofascisti è che non tutti dimenticano.

Ma veniamo al programma di Casapound. Eccone alcuni punti: abolizione delle leggi che favoriscono il precariato e la flessibilità; rivalutazione del Lavoro rispetto al Capitale; partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese; progressiva riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore settimanali; difesa incondizionata della previdenza pubblica; difesa incondizionata dell’assistenza medica gratuita; abolizione dei ticket; destinazione obbligatoria dell’otto per mille alla sanità pubblica.

A parte il fatto che nemmeno questa specie di riformismo fascista indica come imporre al capitale tanto “bengodi” (né, ovviamente, gli passa per la testa di mettere in discussione il capitalismo in generale), abbiamo qui evitato di citare i numerosi punti da cui traspare una visione nazionalista e discriminatoria nei confronti dei lavoratori stranieri, proprio perché vogliamo sottolineare quei contenuti che potrebbero trarre in inganno tutti coloro che non conoscono l’ormai rodato modus operandi delle forze reazionarie, che da una parte si scagliano contro la lotta di classe e l’internazionalismo, e dall’altra lisciano il pelo alle fasce sociali meno abbienti, che in una fase di profonda crisi economica come l’attuale potrebbero rialzare la testa e iniziare a dare seri problemi alla nostra classe dominante.

Sia chiaro. Noi contrastiamo il fascismo non per difendere questa presunta democrazia, la costituzione e tutto ciò che incarna l’altra faccia della medaglia di un sistema fondato sulla dittatura dei borghesi, lo strapotere dei padroni e lo sfruttamento dei lavoratori, ma solo perché rappresenta l’ennesima minaccia lungo il difficile percorso verso la ripresa della lotta di classe e una diffusa coscienza proletaria internazionalista.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.