La radicalità educativa come pratica della (necessaria) sovversione dell'esistente

Appunti su materialismo storico ed educazione

Il metodo materialistico applicato ai processi educativi, ovvero la radicalità educativa, si sviluppa collegando i “vertici del triangolo educativo” costituiti dagli approcci storico-complesso-attivo.

Storico, nel senso che colloca gli individui nella loro realtà come risultato delle relazioni sociali e produttive passate e presenti, ma in una dinamica storica aperta, nella quale il futuro è quello che gli uomini saranno in grado di costruire. L’impostazione storica si sintetizza nell'assunto centrale di Insegnare la _transitorietà_.

Complesso, nel senso che ai fini della comprensione della realtà è indispensabile considerare le relazioni tra le parti, tra il tutto e le parti e tra le parti e il tutto. Complesso anche nel senso che non è più possibile declamare verità assolute senza verificarle alla luce dell’astrazione determinata. L’errore e l’illusione inevitabilmente insiti in ogni visione vanno combattuti, con questo mezzo. La crisi del positivismo e della spiegazione semplice ci proiettano in un mondo dove la verità va costantemente verificata nella realtà concreta. Per questo è indispensabile un punto di vista radicale. Un punto di vista che si sforzi continuamente di individuare la radice strutturale dei problemi, sociali ed individuali, al fine di comprenderla e produrre strategie utili al suo superamento.

Attivo, nel senso che verifica le proprie ipotesi nella pratica, che considera il pensare stesso come un evento pratico, che non accetta idee che non abbiano ricadute verificabili nella pratica. Teoria e prassi non sono due momenti o due fasi distinte, ma semplicemente due aspetti del medesimo processo: la trasformazione della realtà. Attivo anche perché riscopre nel lavoro la caratterizzazione prima dell’Uomo, nella liberazione del lavoro il perno fondamentale della sua liberazione.

Saccheggiare! Questo significa che una prospettiva educativa orientata alla trasformazione del reale non può, né deve, essere affetta da riduzionismo. Non esiste riferimento univoco ad un autore, ad una visione ad una idea. Una volta che si è stabilito il metodo in base al quale muoversi, e qui il metodo delineato è quello storico-materialistico, è necessario appropriarsi di tutto quanto le correnti educative, e non, hanno prodotto di utile ed interessante, criticandone gli aspetti non coerenti e che ci riportano a una visione unilaterale delle cose, come nell'ideologia borghese.

Saccheggiare tutti i pensieri interessanti, cogliendo quanto di significativo hanno espresso. L’immane compito storico che sta di fronte agli educatori del XXI secolo non permette loro di rischiare di cadere nell’errore fatto in passato da moltissimi, i quali hanno elevato una particolare categoria al di sopra di tutto(1) perdendo di vista l’insieme e riducendosi a condurre sterili battaglie tra chiesuole del pensiero.

Una teoria radicale. Tutti gli apporti che possono essere saccheggiati dai vari pensatori (ma che presi singolarmente sono più produttori di errore ed illusione che altro) messi assieme trovano - sullo sfondo del metodo storico-materialistico - la loro collocazione in un sistema di pensiero intimamente coerente. È per questa via possibile dare vita ad una teoria ampia e complessa, l’unica che sarà capace di svolgere una funzione di orientamento realmente radicale e positivo nei prossimi, drammatici, frangenti che la decadenza e la crisi globale produrranno.

Un embrione di tale teoria (buona la lezione di Morin: costantemente critica ed autocritica) è già ciò che, spesso inconsciamente, sostiene ed è sostenuto nella prassi di quegli educatori che, oggi, lavorano scontrandosi con i limiti del presente, ma senza mai stancarsi di lottare per una società più giusta, a misura d’Uomo.

La politica. L’educatore non può essere apolitico. Il docente e l’educatore devono partecipare ai movimenti sociali che si esprimono dentro e fuori la scuola, dentro e fuori il sistema educativo(2). L’educatore non può arroccarsi nel mero rapporto educativo o didattico, isolandosi dalla società. Il suo compito è esattamente l’opposto: portare la scuola, il processo educativo e i ragazzi, nella società, portare la società nel processo educativo. È evidente che tale politicizzazione è l’esatto opposto di un indottrinamento propagandistico o ideologizzante, fondamentalmente acritico. Si tratta invece, per l’educatore insieme ai ragazzi, di apprendere ad affrontare i problemi sociali, di imparare a rendere significativo il proprio contributo individuale, di imparare a sviluppare fiducia, autostima, spirito critico e collaboratore, si tratta di sviluppare interesse per i problemi sociali e politici. Solo attraverso questo tipo di impegno, e fin dalle elementari, gli educatori contribuiranno a formare uomini e donne capaci di prendere in mano, coscientemente, il proprio destino.

Sia detto in conclusione: quella che qui si presenta non è una piattaforma sindacale di riforma del processo educativo. Si ritiene che, oggi, non abbia più alcun senso stendere la “lista della spesa” delle rivendicazioni, sintetizzandole in una sorta di programma minimo. Il capitalismo spettacolare e globale ha dato ampliamente prova di essere in grado di fagocitare, normalizzandolo, qualsiasi programma minimo. È piuttosto necessario, allora, impegnarsi momento dopo momento per la difesa dell’interesse dei ragazzi e degli educatori allargandone le vedute agli interessi degli sfruttati in generale, imparare a vivere un processo di apprendimento completo, profondo e totale, che viva l’aspetto teorico e quello pratico come due momenti del medesimo atto, sviluppando al contempo, in un unico corso, la prospettiva del superamento di questa, decadente, società di classe.

Loto Valentino Montina

(1) Come le strutture nello strutturalismo di Piaget, la funzione nel funzionalismo di Bruner_, il linguaggio_ nel Chomsky_, la prassi attiva_ in Dewey_,_ etc.

(2) Non si intende qui che l'educatore deve fare propaganda ideologica per questo o quel partito, producendo in questo modo un indottrinamento acritico dei discenti, bensì che è suo preciso compito sviluppare il senso della partecipazione critica degli individui alla dinamica sociale, calarsi completamente nella realtà economica e sociale per formare uomini e donne sviluppati in tutte le loro capacità, soggetti capaci di prendere coscientemente in mano il proprio destino e contribuire positivamente alla trasformazione della realtà, coscienti che solo attraverso tale trasformazione quelle capacità potranno trovare le condizioni per sviluppasi pienamente.