Da uno scandalo all’altro la borghesia annaspa in un maleodorante liquame

Ieri

In queste settimane tutti sono stati costretti ad aprire gli occhi sullo stato delle nostre istituzioni e ad accorgersi del loro sfascio (…) Lo sfascio istituzionale costituisce il vero problema.

S. Rodotà - Panorama, 16-05-1978, pag. 4

È come se fossimo davanti a un corpo in decomposizione: lo mangiano le formiche, i vermi, le mosche (…). Il corpo sociale si decompone, formiche, mosche, vermi accorrono da ogni parte.

Padre Davide Turoldo, Repubblica, 13-05-1978, pag. 4

Oggi

La serie degli scandali nazionali e il dilagare della corruzione proseguono senza soste; si tratta di un campo in cui la borghesia italiana si presenta con un curriculum di tutto rispetto; si comincia ufficialmente nell’Ottocento, fra gli anni 1980 e 1990, con lo scandalo della Banca Romana: coinvolti ambienti finanziari, uomini di governo, parlamentari, funzionari, giornalisti. La corruzione va prendendo il sopravvento sulle “coscienze oneste” di una società, quella borghese, dove i grandi delinquenti con la loro coorte di malavitosi di ogni genere la fanno da padroni in una fitta rete di complicità e di clientelismo. In barba alle leggi penali, come confessava allora un Giolitti amareggiato per il suo coinvolgimento, mentre oggi, in uno scenario sempre più torbido, vale il detto “così fan tutti” come giustificazione di ogni tipo di frequentazione e di intermediazione.

Si alzò in quei lontani anni, a mitigare il fetore che emanava dallo scandalo romano, il tricolore - con stemma sabaudo - della “questione morale”. La bandiera oggi sventola a mezz’aria (c’è persino un partito, al governo. che la vorrebbe collocare al cesso…) senza più lo stemma sabaudo dopo che Casa Savoia ha fatto la sua parte accompagnando una ininterrotta serie di tempeste e cicloni scandalistici. In questi ultimi anni un altro aspirante monarca perfeziona un regime autocratico con assoluti poteri clientelari, mediatici e finanziari, intollerante al minimo dissenso fra i suoi stessi stipendiati cortigiani. E con i palazzi del potere invasi da “nani e ballerine”, per non dire di peggio (così scrive Famiglia Cristiana) mentre sul “lettone di Putin” c’è posto per qualche escort o “bonazza” nelle grazie del padrone di casa. Anche se in parte logorato e in parte degenerato, col rischio di una sua implosione, il regime sopravvive grazie ad una opposizione parlamentare che, come un’armata Brancaleone, assiste allo spettacolo: che fare, quale “ricambio” proporre? Ed ogni giorno re Silvio sfoggia il proprio egocentrismo, con una sciatteria pari alla presunzione, in un delirio di onnipotenza e arroganza con sermoni che ipnotizzano folle di gonzi plaudenti. Finché la barca va… Saremmo quasi ai limiti del ridicolo (ma il grottesco si mischia col… diabolico) se in realtà - per la classe operaia, per milioni di proletari, uomini, donne, giovani e anziani - non si trattasse di un vera e propria tragedia per le loro stesse condizioni di sopravvivenza.

La crisi - partendo dall’esplodere delle contraddizioni che si agitano nella struttura economica del modo di produzione e distribuzione dominante, il capitalismo - si ripercuote nelle sovrastrutture sociali e politiche. Ora è crisi della democrazia borghese, della “civiltà del lavoro” (salariato) con tutto il suo corollario di codici civili che una parte della politica borghese finge di salvaguardare alzando i simulacri di una virtuosa etica pubblica e praticando un’etica privata da decadente impero romano. Trionfa la sfera del privato, dell’arbitrio del singolo individuo purché con un ben fornito portafoglio, a patto che abbia saputo o sappia “fare ricchezza”. E persino dai più alti pulpiti arrivano schizzi di fango nel generale sgretolarsi delle virtù e rafforzarsi dei vizi…

Il malaffare affiora nelle relazioni politiche e giudiziarie che, all’interno di una architettura criminogena, vedono in costante attività bande, cricche, massonerie e… “sfigati” milionari. Le tecniche e i linguaggi (spesso talmente osceni da far impallidire l’antica suburra romana!) sono decisamente delinquenziali. S’è detto di connivenze e complicità a tutti i livelli, persino in ambienti di quella magistratura che non può fare a meno di mettere il dito nella piaga, attirandosi le “simpatie”, furenti, del monarca di Arcore. Per il quale, come da lui stesso proclamato, la magistratura risulta

affetta da una grave patologia; una banda di Pm talebani; magistrati italiani antropologicamente diversi dalla razza umana e mentalmente disturbati…

Avessimo fatto noi simili affermazioni e di sicuro oggi contribuiremmo ad aumentare l’affollamento delle carceri italiche!

Concludiamo con qualche ricordo raccolto nel fiume melmoso e fetido che scorre da Nord a Sud e viceversa: l’affare Sindona, Caltagirone, Italcasse, petrolieri, P2, le stragi di Stato, Tangentopoli, Cirio, Parmalat, Previti, scalate bancarie, i “furbetti” del quartiere, di nuovo la Banca d’Italia, eccetera. Di anno in anno, l’intreccio di affari e politica si intorpidisce, il far soldi diventa un imperativo da patologia criminosa, la corruzione si diffonde come una metastasi, favorita da un regime che nonostante le ipocrite mascherate liberal-democratiche (in perfetto stile borghese!) costituisce il miglior terreno di coltura. Il morbo è incurabile.

A scanso di equivoche… interpretazioni, precisiamo che tutte le “informazioni” e i termini usati provengono da articoli dei maggiori quotidiani del nostro Bel Paese.

DC

Comments

GENTILI COMPAGNI,

HO INTENZIONE DI CANDIDARMI ALLA PROSSIMA ELEZIONE RSU COME INDIPENDENTE MA AVREI BISOGNO DI VOI

SAPRESTE INDICARMI IL CODICE DEONTOLOGICO CHE RISPETTA LOTTA COMUNISTA CHE COME FILOSOFIA HO SAPUTO SI BATTE SUI LUOGHI DI LAVORO E PER I MENO AVVANTAGGIATI DALLA VITA MA NON SCENDE IN POLITICA PER I MOTIVI CHE SAPPIAMO?

GRAZIE

MARCO

Ciao Marco, noi non siamo "lotta comunista", ma Battaglia Comunista (P.C. Internazionalista), tutta un'altra cosa. La nostra azione sui luoghi di lavoro è molto diversa da quella di lotta comunista, che sta dentro la CGIL e si appiatisce sulle posizioni della dirigenza. Noi siamo per la autorganizzazione delle lotte da parte dei lavoratori attraverso comitati di sciopero, assemblee autoconvocate, ecc. oltre i limiti e i vincoli che impone il sindacalismo. Questo secondo noi è l'unico modo per difendere concretamente gli interessi dei lavoratori.

L'arena sindacale può essere utilizzata per contattare il maggior numero di lavoratori, partecipare alle assemblee, ecc. ma la denuncia dei sindacati confederali come ingranaggio della conservazione capitalistica e del sindacalismo (anche radicale) come arma spuntata per i lavoratori, non deve mai mancare.