A 70 anni dall'omicidio di Leone Trotsky

In ricordo del grande rivoluzionario, per trarre insegnamento dai suoi errori in vista dei futuri svolti rivoluzionari

Il 20 agosto 1940 un sicario di Stalin penetrava con l'inganno nella casa in Messico nella quale Trotsky si era rifugiato, dopo la sua espulsione dall'URSS del gennaio 1929, ed una lunga fuga attraverso Turchia, Francia e Norvegia. Approfittando di un momento di distrazione, estraeva una piccozza dall'impermeabile, sferrando un violentissimo colpo al capo, uccideva così uno degli ultimi protagonisti dell'Ottobre rosso sopravvissuti al terrore stalinista in patria.

1905. Di Trotsky vogliamo ricordare il ruolo, in qualità di presidente del primo soviet (assemblee proletarie di massa nate per organizzare la lotta politica di classe contro la borghesia e lo zarismo) a Pietrogrado, di instancabile organizzatore e promotore dell'organizzazione dei consigli operai, centro nevralgico dell'insurrezione del 1905; la sua capacità - anche prima di Lenin - di individuare in quella forma organizzativa l'origine dei futuri organi del potere antiborghese del proletariato e i mezzi della riorganizzazione del mondo nuovo.

1917. È ancora Trotsky, nel corso del 1917, ad aderire incondizionatamente alle Tesi di aprile ed al progetto di Lenin secondo il quale la rivoluzione sarebbe stata possibile anche nella Russia semi-feudale e per due fondamentali motivi:

  1. essa era l'anello debole dello scacchiere imperialista mondiale, le difficoltà del regime zarista potevano cioè essere sfruttate per aprire una breccia nello schieramento capitalista internazionale, nella prospettiva della rivoluzione mondiale;
  2. sebbene la Russia fosse ancora ad un livello molto arretrato (nonostante le “isole” di fortissima industrializzazione), la sua classe operaia aveva dimostrato di poter assolvere ai compiti rivoluzionari proprio in virtù della sua capacità di condurre una lotta di classe aperta, dando vita, nel corso di essa, ai propri futuri organi di potere, i soviet.

1918-20. All'indomani della guerra, Trotsky svolgeva ancora un ruolo di primo piano sia nel trattare la pace con i tedeschi, sia nell'opera immane di organizzare la difesa del potere sovietico dagli assalti dei bianchi. Per tre anni avrebbe vissuto su di un treno blindato dal quale organizzò e diresse l'Armata Rossa sui numerosi fronti della guerra contro l'accerchiamento da parte dei reazionari.

1921. Sconfitte le armate bianche, ma senza l'indispensabile apporto della rivoluzione internazionale che venisse in soccorso del proletariato russo, i bolscevichi si trovarono dinnanzi ad una situazione di isolamento imprevisto, nelle sue dimensioni. La rivoluzione, isolata, compì un lento ripiegamento politico ed organizzativo. La quasi totalità dei suoi protagonisti cadde vittima di eventi che non seppero decifrare, immensi. Il triste sipario della controrivoluzione nel corso degli anni '20 calava sulla Russia assumendo progressivamente il volto dello stalinismo. I rivoluzionari avrebbero dovuto avere un rigore ed una fermezza tali da comprendere quanto stava accadendo e, almeno, non permettere che il filo rosso si spezzasse, preservando così il programma comunista e la possibilità di nuove rivoluzioni. Come abbiamo argomentato, tra gli altri, nell'articolo “1921, l'inizio della controrivoluzione” e nel libro “La controrivoluzione - I nodi irrisolti dello stalinismo”, fu proprio nel momento in cui la rivoluzione ebbe sconfitto i nemici esterni che si rese conto del suo isolamento di fatto, e da lì i guai iniziarono a farsi seri.

L'Internazionale. A partire dal terzo congresso dell'Internazionale (giugno-luglio 1921), nel disperato tentativo di estendere artificialmente l'influenza dei partiti comunisti esteri, l'internazionale darà la parola d'ordine “alle masse!”, prima, pericolosa, apertura all'opportunismo nel partito mondiale del proletariato. Successivamente darà l'indicazione del fronte unico con le socialdemocrazie e infine, sempre nella vana speranza di conquistare i lavoratori con gli espedienti tattici invece che grazie alla coerenza e forza del proprio programma, lancerà al IV congresso la parola d'ordine del “governo operaio”. Trotsky appoggerà e si farà interprete di questa incredibile svolta tattica, la quale, rinnegando i principi costitutivi dell'internazionale rivoluzionaria stessa (la macchina statale borghese deve essere spezzata con la forza, non esiste stato politico intermedio tra dittatura della borghesia e dittatura del proletariato, la socialdemocrazia è l'argine sinistro della conservazione borghese), ne minava la coerenza e l'ancoraggio al marxismo consegnando così le masse, verso le quali pur si doveva andare, al più assoluto sbandamento, privando inoltre i partiti affiliati dell'unico strumento grazie al quale avrebbero potuto resistere nella ritirata e preparare gli assalti futuri: la coerenza politica, l'aderenza al metodo marxista e il programma comunista vennero progressivamente fatti a polpette, numerosi tentativi rivoluzionari fallirono e, infine, l'opposizione venne dispersa. Lo stesso Trotsky interprete e sostenitore della svolta tattica, ancora nel 1938 fondando la IV internazionale e dandole un programma - il programma di transizione - riprenderà, sviluppandoli, tutti i compromessi e le aperture all'opportunismo di cui erano gravidi il III e IV congresso dell'internazionale.

La Russia. Così, mentre la sinistra comunista italiana, fin dal 1921-23, denunciava il pericolo della svolta opportunista nell'internazionale e mentre a gran voce chiedeva che la questione del “dove sta andando la Russia?” venisse messa all'ordine del giorno dell'Internazionale e non fosse trattata come questione puramente interna del partito russo (d'altra parte se la rivoluzione aveva vinto in Russia, questo era stato possibile proprio perché essa veniva inquadrata in una dimensione strategica mondiale), insomma, mentre la rivoluzione già aveva iniziato ad andare a rotoli, Trotsky invece di cogliere l'occasione e sviluppare un'ampia battaglia per il ritorno al programma comunista, veniva completamente assorbito dallo sterile scontro interno tra la sua fazione, favorevole all'industrializzazione pesante, e quella di Stalin e Bucharin, favorevole alla libertà di impresa per i contadini. Sconfitto su questo terreno (e non su quello del destino della rivoluzione mondiale!), ripiegò silenziosamente subendo, per disciplina di partito, una sconfitta della quale lui stesso non riusciva a distinguere gli immensi contorni reali. Sceso un'ultima volta in campo nel 1927 ancora a difesa della pianificazione e dell'industrializzazione accelerata (!), venne definitivamente sconfitto. L'opposizione russa aveva fallito innanzi tutto politicamente, il programma comunista ne usciva totalmente trasfigurato, gli sfruttati erano stati completamente privati dell'unico strumento che poteva rendere vittoriosa la loro lotta: il partito e il programma rivoluzionari; ormai Stalin aveva le mani libere per passare allo sterminio fisico.

L'epilogo. Dopo la sconfitta, arrivò l'esilio, mentre in Russia iniziava il massacro dell'intera vecchia guardia bolscevica. Questo accadeva proprio quando Stalin, con una improvvisa quanto drastica svolta, chiudeva il periodo della libertà ai contadini e dava il via al primo piano quinquennale di industrializzazione pesante e alla “collettivizzazione” forzata nelle campagne. Lo stalinismo, una volta sconfitta l'opposizione, ne attuò il programma ai fini del trionfo della controrivoluzione, dimostrando con la forza inconfutabile dei fatti che nemmeno il programma che l'opposizione trotskysta aveva adottato fin dal 1923 era, di fatto, un programma in armonia con gli interessi della rivoluzione mondiale.

La tragedia nella tragedia. Trotsky non fu mai in grado di rielaborare fino alla radice l'esperienza della rivoluzione russa, così intensamente intrecciata con la sua vita da identificarvisi a tratti. Come per Bordiga e altri rivoluzionari scampati a quegli anni, trarre un esaustivo e proficuo bilancio di quell'immensa esperienza si rivelerà difficilissimo, e il tentativo di giustificare in qualche modo la Russia (Trotsky, fino alla morte negherà che Stalin avesse restaurato il capitalismo) si tradurrà in quella complessa serie di aberrazioni teorico-politiche che prendono il nome di IV Internazionale e di trotskismo. La cui caratteristica principali nei decenni è stata, fedelmente al programma di transizione, la ricerca di ogni possibile espediente tattico apparentemente necessario ad attuare un programma comunista che, però, nei fatti è diventato assolutamente vago ed indistinto. Per questo, purtroppo, l'eredità politica di Trotsky - il trotskismo - del quale fu convinto e cosciente artefice, non può che essere ascritta tra i prodotti della controrivoluzione e, in quanto tale, combattuta.

Lotus

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.