Manovra cresci-Italia, il grande capitale all'attacco

Il governo Monti ha varato la bozza del DL liberalizzazioni, secondo intervento governativo, dopo la manovra di dicembre (decreto salva-Italia), per affrontare la crisi, favorire la crescita ed ottenere il pareggio di bilancio entro il 2013. Con la solita retorica patriottarda il decreto è stato battezzato cresci-Italia e contiene quella serie di provvedimenti ritenuti necessari al fine di raggiungere alcuni obiettivi-chiave, propagandati anche nell'introduzione al decreto:

abbassare i prezzi, aumentare lo stipendio netto, rilanciare i consumi e l'occupazione.

Fin qui la retorica governativa, la quale, però, cela i fatti e sono proprio questi ultimi a mostrarci come, in realtà, si tratti di una serie di provvedimenti fondamentalmente volti a colpire la piccola borghesia ed il lavoro dipendente, favorendo i grandi capitali e la loro rapace ricerca di profitti.

La polarizzazione della ricchezza ad un estremo della società e della povertà all'altro è una legge caratteristica del capitalismo, che le crisi non fanno che accelerare. La piccola borghesia è quella classe media che, posta tra grande borghesia e proletariato, cresce e prospera quando il ciclo economico va bene, ma viene schiacciata e ridotta al minimo quando la crisi avanza.

L'argomento forte del disegno cresci-Italia è che accrescendo la concorrenza si abbassano le tariffe, aumentando così artificialmente il potere d'acquisto dei sempre più esigui salari da lavoro dipendente. Con questa falsa argomentazione vengono giustificati provvedimenti volti a spalancare i mercati nazionali dell'energia al grande rapace capitalista internazionale come la separazione della rete gas SNAM da ENI, l'apertura degli stoccaggi alle imprese concorrenti dell'ENI e l'avvio di una vera e propria borsa per l'energia elettrica che verrà presto affiancata da una borsa per il gas. Si prevedono inoltre l'avviamento di procedure e permessi al fine di favorire la modernizzazione della linea elettrica per favorirne l'accessibilità a tutti gli operatori privati e pubblici; viene poi ipotizzato di ridurre i limiti di distanza dalla costa per le trivellazioni.

Per quanto riguarda le ferrovie, oltre all'estensione dell'articolo 8 a questo comparto (contratti aziendali praticamente liberi dai vincoli dei contratti nazionali), si apre ai privati stabilendo l'obbligo per le regioni di andare a gara per appaltare l'impresa ferroviaria che dovrà svolgere i servizi pendolari ferroviari. Per gli appalti pubblici, ancora, via libera al project financing: apertura all'ingresso di capitali privati nel finanziamento, realizzazione e gestione delle nuove infrastrutture, fino alla possibilità di dare vita a carceri gestite da privati.

Se questi sono i provvedimenti volti a favorire direttamente il grande capitale, ci sono poi i provvedimenti volti a favorirlo in maniera indiretta: si riscrivono al ribasso le regole della concorrenza di modo che i borghesi più piccoli, con meno disponibilità di risorse, non riescano a tenere il passo, si lascia che molti di loro vengano schiacciati dalla concorrenza (in questa fase i prezzi per i proletari dovrebbero diminuire), siano così costretti a dichiarare fallimento e a chiudere bottega per poi essere riassorbiti, in parte, in consorzi ed associazioni più grandi ed efficienti, controllate da pochi grandi capitalisti: si riduce in tal modo un gran numero di quelli che prima erano piccoli imprenditori, liberi professionisti ed artigiani a meri venditori di servizi per conto terzi. In questa seconda fase i grandi borghesi, i quali concentrano quantità maggiori di capitale ed hanno maggiori capacità di accaparrarsi quote di mercato, si accorderanno tra loro e, dopo aver riassorbito alle loro dipendenze parte di quelli precedentemente condotti al lastrico, faranno nuovamente lievitare i prezzi, ma questa volta la decisione verrà presa di comune accordo dai nuovi monopolisti.

Nel decreto cresci-Italia viene spalancata la porta alla concorrenza liberalizzando la possibilità di dare vita ad una impresa, anche in assenza di capitali, o a una attività commerciale, viene aumentata la concorrenza nei confronti dei giornalai attraverso la liberalizzazione nella vendita dei quotidiani e periodici e la possibilità di applicare sconti, vendite promozionali e di vendere merci di generi differenti nelle edicole, si accresce la concorrenza tra taxisti aumentando il numero delle licenze e garantendo la possibilità di esercitare la professione al di fuori del territorio di riferimento, i farmacisti dovranno fare fronte all'apertura di 5-7.000 nuove farmacie, con la possibilità di applicare sconti sui medicinali, in un contesto di totale liberalizzazione di orari e turni delle farmacie; la medesima liberalizzazione degli orari e dei turni viene estesa a tutti gli esercizi commerciali. Sotto attacco i carrozzieri, visto che le riparazioni effettuate dalle carrozzerie convenzionate con le compagnie di assicurazioni varranno il 30% in più di quelle effettuate in altre carrozzerie; ugualmente sotto attacco avvocati, notai, architetti, commercialisti, ingegneri e consulenti del lavoro i quali, attraverso una seria di norme come l'abolizione delle tariffe minime e massime, la crescita del numero dei professionisti ecc., vedranno aumentare la concorrenza.

Gongola la Marcegaglia, rappresentante della media e grande borghesia, che si sfrega le mani al pensiero di quanti bei bocconcini ci saranno presto da mangiare:

Le liberalizzazioni sono sacrosante perché non è più possibile che ci sia un pezzo di mondo che combatte ogni giorno, cioè le imprese coi loro lavoratori, e dall'altro un pezzo di mondo [il ceto medio NdR] che scarica sull'altro l'eccesso di tariffe, costi e inefficienza.

Meglio averli tutti alle nostre dipendenze, insomma!

Replica Urban, direttore Confcommercio Emilia Romagna

Ulteriori liberalizzazioni distorte e calate dall'alto a priori e senza criterio finiranno per mettere in ginocchio i nostri settori già pesantemente penalizzati dalla crisi.

Eaggiunge Bollettinari, direttore Confesercenti Emilia Romagna:

è una scelta di campo solo a favore della grande distribuzione.

La corsa della crisi erode le condizioni del ceto medio, e si abbatte su quelle del lavoro dipendente che nel commercio - grazie anche al contratto di categoria che aveva aperto la strada - vedrà aumentare orari di lavoro e affermarsi turni h24, moltissimi lavoratori delle pompe di benzina verranno invece sostituiti grazie alla liberalizzazione del self-service. Ma a nulla serve illudersi di poter tornare indietro, non si illuda il ceto medio di poter tornare a privilegi che, ormai, la crisi sta relegando al passato.

Caro piccolo borghese, indietro non si torna, il tuo sogno autarchico e nazionale è destinato ad infrangersi prima contro i piani di una grande capitale molto più forte di te e pronto a fagocitarti, poi contro la spinta di una classe lavoratrice che, nella sua lotta contro il capitale, porta in essere le ragioni dell'espropriazione del grande capitale stesso e l'affermazione di un mondo nuovo. Il tuo rantolo, che si leva oggi nei vari movimenti di protesta in tutto lo stivale, verrà sfruttato dalla destra razzista e reazionaria che oggi dice di proteggerti ma che domani ti consegnerà al grande capitale. Piccolo borghese, non tentennare tra il pericolo del grande che ti schiaccia e le utopiche sirene reazionarie che vorrebbero far girare all'indietro la ruota della storia, scegli la terza via, unisciti alla lotta per la difesa degli interessi proletari, inizia a lottare per la difesa dei tuoi interessi futuri - visto che verso il proletariato stai venendo sospinto - e per l'affermazione del socialismo.

Diego

La classe media è un pigmeo fra due giganti. Non vi accorgete, poveri borghesi moribondi, che siete presi fra due enormi e invisibili macigni che hanno già iniziato a stritolarvi?

J. London, Il tallone di ferro

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.