Sindacati a rimorchio delle logiche capitaliste

I gestori del capitalismo (industriali, economisti, burocrati della politica e della “pubblica amministrazione” al servizio del dio profitto) su un punto sono concordi: più lavoratori si licenziano e meglio è. I costi del “personale” diminuiscono - sostengono a gran voce - e aumentando la produttività per ogni ora di lavoro della singola unità di manodopera si ottengono risultati, e profitti, migliori. Per esempio:

Con un milione di dipendenti pubblici in meno avremmo gli stessi servizi risparmiando decine di miliardi. In più, ridaremmo dignità ai burocrati.

Questi ultimi sono anche loro “dipendenti” del capitale, che diamine!, anche se la loro busta-paga è molto più pesante. Sono parole dell'economista e presidente dell'agenzia per il Terzo Settore, Stefano Zamagni. Dunque, si tagliano le spese che starebbero mettendo in ginocchio i bilanci dello Stato, riducendo ed eliminando i salari concessi a proletari di cui il capitale non sa che farsene, visto che diventano un peso infruttuoso a danno del profitto. E non avendo che fare, vadano al mare o in crociera… (Proletari - per evitare equivoci - sono tutti coloro che vendono al capitale, in cambio di un salario, la propria forza-lavoro, sia essa fisica o mentale.) Intanto, gli pseudo comunisti (stalinisti riverniciati, nostalgici di Gramsci o di Togliatti, antifascisti costituzionali, eccetera) accusano le “magagne” del sistema come conseguenza di una “politica deflazionistica” colpevole di non aiutare l'economia (leggi: il capitalismo) ad uscire dalla crisi. Quindi: invito ai lavoratori perché “aprano qualche vertenza seria”. (vedi contropiano.org ). I sindacati protestano indignati… Scudiere, segretario Cgil, invoca una

strategia industriale per il Paese [...] risorse certe per gli ammortizzatori sociali; [... occorre] reinvestire e rinnovare strutturalmente [il capitalismo - ndr] con scelte adeguate sullo sviluppo e sulla prospettiva.

Ciò spiegano i vertici sindacali, mentre si prodigano nel diffondere la panacea dei “contratti di solidarietà”, già cresciuti del 51,8% negli ultimi tempi. A spese, naturalmente, delle condizioni di lavoro e di vita dei dipendenti aziendali per adeguarsi alle esigenze delle singole aziende e del capitale in generale.

Alla Jabil di Cassina de' Pecchi nel Milanese, i lavoratori da sei mesi presidiando a turno lo stabilimento. I 325 dipendenti sono stati licenziati lo scorso dicembre dopo una “offerta” di sei mesi di cassa integrazione in deroga e 14 mila euro di incentivo.

Noi, come militanti comunisti internazionalisti, siamo affiancati a tutte le lotte con le quali i lavoratori cercano di difendersi opponendosi agli attacchi del capitale. Su questo non ci piove, ma tuttavia non basterebbe a distinguerci chiaramente da quanti, sindacati e politicanti di varia provenienza, si atteggiano a sostenitori di una lotta che a parole si prefiggerebbe la difesa degli interessi dei lavoratori, ma nella sostanza e nei fatti cercano di mediare per una convivenza tra il lavoro salariato e il capitale. Una convivenza che la crisi in atto sta invece portando a sempre più esplosive rotture e contrapposizioni. Sull'altare che tutti questi signori più o meno apertamente incensano, il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro del proletariato è il supremo sacrifico imposto per la salvaguardia del potere del capitale attraverso il più spietato sfruttamento della forza-lavoro.

La Fiom incita gli operai alla «difesa della produzione e della dignità del lavoro» contro lo strapotere dei padroni e la mancanza di una “legge tutelatrice”…. Quanto al “coinvolgimento degli operai di altre fabbriche”, è evidente che con queste belle frasi, mai organizzativamente concretizzate, non si può andare lontano. Anzi. Certamente esistono altre realtà aziendali come questa, ma ecco le “distinzioni” operate dai vertici sindacali, differenziando le “situazioni produttive in crisi” di alcune aziende da altri casi aziendali in cui il movimento “produttivo” del capitale procede positivamente, e quindi certe chiusure sono definite “illogiche” da chi segue la… logica del profitto! E' il caso - dicono - dell'americana Jamil alla quale non mancherebbero le commesse di componenti elettronici per le telecomunicazioni, con clienti quali Siae Microelettronica, Galileo, Nokia.

La verità è che il capitale se ne infischia letteralmente di leggi e vincoli, usa la forza, la violenza psicologica ma anche quella fisica se deve salvaguardare i suoi interessi. Il sindacato protesta ma fa da reggicoda indiretta a interesse aziendali o nazionale consistenti nel mantenere un'attività produttiva (il più alta possibile) ritenuta importante “visto il ruolo strategico del settore telecomunicazioni”... Quindi ci si riempie la bocca con una “difesa dell'occupazione” che soprattutto riguarda lo sviluppo del sito industriale.

In tal senso si alimenta anche l'illusoria speranza in un atteggiamento… “attivo” in alto loco, per cui sotto con le “pressioni a livello istituzionale”. Sollecitando interventi politici per un “successo della vicenda”, attraverso “trattative con un margine su cui poter lavorare”… Addirittura “attirando l'attenzione di ulteriori clienti” (fra cui si cita la multinazionale cinese Huaway).

La conclusione a cui giungono questi strenui difensori dei lavoratori - in realtà si tratta di veri e propri commessi viaggiatori della conservazione del capitalismo tra gli operai, preoccupati di rafforzare le loro posizioni di “addomesticatori” fra gli operai - viene quindi “ribadita” (parlano i dirigenti locali della Fiom) con la richiesta chiaramente forcaiola di un...

estremo bisogno di un coordinamento politico nazionale, il quale agisca per rilanciare lo sviluppo del paese, scongiurando così la chiusura di intere realtà produttive e la perdita di posti di lavoro.

DC

Comments

Non a rimorchio ma pienamente integrati nell'applicazione di ciò che è l'insieme degli operai per il capitale, anche con punte di dissenso a difesa dei propi interessi in ambito sempre capitalistico.

Al Cantiere di Sestri Ponente non vi abbiamo mai visti; nonostante 180 ore di sciopero (dall'inizio dell'estate) occupazione del cantiere, blocchi stradali, ferroviari e dell'aeroporto. Abbiamo ricevuto solidarietà dai lavoratori di tutta la penisola e da lavoratori provenienti da altri paesi, delegazioni di operai danesi, francesi, spagnoli, croati ci hanno fatto visita.

A Genova le grandi fabbriche hanno scioperato assieme ha noi.

Solidarietà ci stata espressa da quasi tutti i partiti politici, parlamentari ed extraparlamentari, da gruppi appartenenti al mondo antagonista, organizzazioni studentesche ecc. ecc.

Ma da parte vostra non mi risulta neppure un comunicato sul merito.

I media hanno dedicato fiumi d'inchiostro alla nostra vicenda e le varie Tv comprese quelle su Internet hanno mandato in onda servizi più o meno particolareggiati sulle lotte dei giorni caldi.

Non scrivete che siete affiancati a tutti i lavoratori in lotta nella difesa dal capitale perchè non è così . Al Cantiere non vi abbiamo mai visti !!

A Genova non abbiamo la sezione. Non scaldarti così, entra nel merito dell'analisi, se hai qualcosa da dire.