L’Italia spaccata in due - La soppressione dei treni a lunga percorrenza

E’ passato quasi un anno dai festeggiamenti per i 150 dell’Unità d’Italia, un evento che ha occupato intere pagine di giornali e spazi televisivi. Ma dietro la retorica patriottica e risorgimentale, c’è la realtà di un’Italia spaccata in due fin dal suo sorgere, e la volontà della classe dominante - del Nord e del Sud - di mantenere questa disparità e questa separazione fino ai giorni nostri.

La decisione presa nei mesi scorsi dal governo Monti circa la distruzione del sistema ferroviario, con ripercussioni devastanti sulle famiglie degli 800 addetti ai treni notte licenziati in tutta Italia, conferma questo scenario.

Si tratta di un taglio che comporta la cancellazione di molte cuccette e vagoni letto, soprattutto per quel che riguarda le tratte di lunga percorrenza da Sud a Nord. Una misura che prevede la riduzione di 100 carrozze, passando dalle 257 attuali a 158. Ma anche per quelle che restano in circolazione si nutrono ancora molti dubbi, dopo il verificarsi della rescissione del contratto tra Ferrovie dello Stato e Rail Service International, la società che aveva in appalto la manutenzione dei treni notturni. A partire da metà dicembre 2011, infatti, sono stati soppressi, nel trasporto ferroviario calabrese, ben 446 treni. Molti dipendenti “fortunati” hanno dovuto scegliere il prepensionamento come soluzione alternativa al trasferimento in Lombardia.

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Stessa sorte è toccata alla dirimpettaia Sicilia. Fino al 14 dicembre 2008 l’offerta di trasporto dalla Sicilia verso il centro-nord prevedeva quattro treni per Milano, due per Torino, cinque per Roma, uno per Venezia, per un totale di 6.162 posti.

Dopo il taglio del governo nel dicembre 2011, 85 lavoratori del messinese sono stati licenziati. Mentre, per ciò che attiene i servizi di trasporto, è previsto un solo treno diurno per Milano e cinque per Roma. La soppressione definitiva è toccata allo storico Treno del Sole (Palermo-Torino), il convoglio che per 57 anni ha unito i capi della Penisola; identico destino per il Conca d’Oro (Palermo-Milano), la Freccia del Sud (Catania-Milano) e il Treno dell’Etna (Siracusa-Torino). Questi sono solo alcuni dei treni a lunga percorrenza che consentivano a migliaia di lavoratori emigrati al Nord, di raggiungere la propria terra senza troppo dispendio di tempo e soldi.

Una vera e propria débâcle per il Sud. Un’Italia che viaggia a due velocità, con un’azienda dei trasporti su rotaia che attua una cieca strategia commerciale a vantaggio dell’alta velocità, completamente assente in Calabria, dove la nuova rete ferroviaria resta solo un progetto riposto nel cassetto. Una società privata che gestisce un servizio pubblico, sacrificando i treni dei pendolari, le tratte “non remunerative” e quindi servizi essenziali per i lavoratori nelle zone più disagiate. Una scenario che creerà ulteriori disagi e sacrifici economici per chi dal Sud decide di attraversare l’Italia, costretto ad esborsi esosi per l’acquisto di un biglietto per viaggiare con l’alta velocità, contrariamente ai proclami pubblicitari di Trenitalia che afferma la riduzione consistente delle tariffe. Per 800 lavoratori del personale viaggiante, pur essendo stati assunti col contratto collettivo nazionale, rimane un vero e proprio licenziamento in tronco. Inoltre, la ditta “Rail Service Italia”, titolare dell’appalto per la manutenzione, non paga gli stipendi dei lavoratori da 6 mesi, annunciando la disdetta del contratto.

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Queste misure adottate dal governo fanno seguito ai precedenti tagli adottati per l’Aeroporto dello Stretto “Tito Minniti”. La compagnia Alitalia ha di fatto cancellato ben 52 voli dallo scalo reggino, per un totale di 5mila ore di volo su tutti gli scali italiani. Da questa manovra l’aeroporto di Reggio Calabria risulta il più penalizzato in Italia assieme a quello di Ancona. Infatti, Alitalia è l’unica compagnia assieme ai vettori della Blu Express, ramo low cost di Blu Panorama, ad atterrare nello scalo calabrese. Le uniche scelte restano sullo scalo di Lamezia Terme, che però dista 120 chilometri, altrimenti, quello di Catania con tutti i disagi dell’attraversamento dello Stretto di Messina. Va inoltre precisato che il taglio non è generato dalla carenza di passeggeri, poiché dall’Aeroporto dello Stretto decollano ogni anno mediamente 570mila passeggeri, tutti per destinazioni nazionali. Anche secondo il resoconto della compagnia aerea, tutti i vettori in decollo da Reggio Calabria sono per 83% pieni. Non solo, i passeggeri sono aumentati nel 2010 del +5,3.

E’ dunque evidente che il capitalismo italiano, mentre parlamentari e ministri si riempiono la bocca con “il grande problema del Mezzogiorno”, sta in realtà condannando il Sud all’isolamento e al sottosviluppo.

Noi, proletari del Nord e del Sud, dobbiamo comunque riuscire a unirci sul terreno della lotta di classe, nonostante i continui tentativi della borghesia di tenerci divisi; ideologicamente, e ora anche fisicamente. Se ci tolgono il treno prenderemo l’auto. E quando ci toglieranno anche l’auto, forse inizieremo a lottare.

Enotrio