Difendere l’occupazione degli studenti del liceo Enriques!

Dietro l’occupazione del liceo Enriques, c’è anche la paura e la rabbia di molti giovani proletari.

La crisi avanza e di passo in passo scopre le sue contraddizioni. I giovanissimi, provenienti dal proletariato (figli di operai, semplici impiegati, disoccupati e precari) e da parte sempre più consistente del ceto medio percepiscono che non avranno futuro, e poco a poco maturano spontaneamente la coscienza di non aver “nulla da perdere”. Sanno che la disoccupazione li aspetta dopo la scuola, percepiscono che chi sarà occupato lavorerà in condizioni bestiali, sanno o intuiscono che nella piramide sociale, loro sono la base, e le loro braccia sosterranno il peso di questo sistema infame. Questa profonda incertezza produce spesso rabbia, una rabbia che – in modo confuso – inizia ad esprimersi anche all’interno delle “classiche” proteste studentesche.

Tuttavia, sebbene istintivamente abbiano chiaro questo, non hanno quasi tutti nessun background politico, né tanto meno – a dir il vero - un “piano rivendicativo” ben definito, sulla base del quale poter tentare di coinvolgere maggiori settori della società colpita dalla crisi.

Vi raccontiamo un fatto di cronaca che descrive meglio ancora queste nostre conclusioni. Il 31/10 gli studenti hanno occupato il liceo Enriques, a Ostia, lo stesso liceo dal cui seno è nato politicamente il primo nucleo di rivoluzionari internazionalisti a Roma, 5 anni fa. L’assemblea, alla quale hanno dato vita, era animata da centinaia di giovanissimi, sui 15-16 anni. Sul loro volto si poteva leggere la rabbia della gioventù proletaria, qualcuno di noi si è anche un po’ emozionato nel vedere alle 22:00 la quinta ora di assemblea ad oltranza nella palestrina della scuola. L’occupazione è stata del tutto spontanea. Un gruppo di studenti ha rivendicato una “assemblea straordinaria”, contemporaneamente all’assemblea sindacale dei professori. Quegli studenti hanno presentato un documento ai professori in cui rivendicavano “percorsi pomeridiani di recupero”, “piani di offerta formativa pomeridiana”, e uno spazio nell’edificio scolastico di “condivisione autogestito dagli studenti”. Il documento rivendicava anche la necessità di “lottare contro il piano brigantesco di tagli del Governo Monti” nella scuola.

I professori pur accogliendo le rivendicazioni, hanno lamentato il fatto di non poterle rispettare dal momento in cui l’Istituto non aveva le risorse.

La risposta è stata immediata, occupare e invitare alla mobilitazione tutti gli studenti di Ostia. Si è mosso così un corteo spontaneo che ha incontrato l’immediata adesione dei licei Anco Marzio e Labriola.

La sera, davanti ai cancelli del retro della scuola, si potevano vedere alcuni dei genitori dei figli che occupavano chiedendo il ritorno a casa. Gli studenti hanno fatto muro, cercando di far valere le proprie ragioni, e cercando invece sostegno. Un genitore dall’aria da vecchio militante del PCI, chiedeva agli studenti di cacciare “gli estremisti”, e di ritrovare la via legale alla lotta. Gli studenti al contrario accoglievano chiunque volesse sostenerli, pur negando agli esterni il diritto di parola in assemblea: del resto lì è nato un “comitato di lotta”, intenzionato a far rispettare la propria indipendenza organizzativa! Si potevano notare giovanissimi e giovanissime indossare fasce di riconoscimento e vigilare a mo' di servizio d’ordine…

Noi giovani internazionalisti a Ostia non possiamo che salutare questa prima risposta spontanea giovanile, e allo stesso tempo non possiamo che sentire sempre più forte il compito politico che ci compete. Quello di inquadrare questa lotta nella lotta generale contro il capitale mostrando innanzitutto la necessità di elevarla al di sopra delle nebbie dello studentismo interclassista (che non riconosce, cioè, la contrapposizione tra le classi sociali).

Invitiamo i lavoratori, i precari, gli operai… i proletari di Ostia a partecipare all’occupazione e alle assemblee di questi giorni, portando aiuto all’occupazione, ai propri figli, ai propri fratelli e sorelle ma sopratutti portando contenuti di classe, raccontando le storie di sfruttamento, precarietà e incertezza che quotidianamente vivono.

Così come invitiamo gli studenti a mettere al centro del dibattito le condizioni della classe sfruttata, del proletariato e dei loro figli. Solo in questo modo si potrà cercare di rendere nell’immaginario dei proletari di Ostia la mobilitazione di questi giorni come una risposta proletaria all’arroganza padronale e del governo dei tecnici, perché il proletariato ostiense si appropri di questa lotta!

L’istituzione scolastica, come qualsiasi altra istituzione, è espressione di un determinato tipo di società, quindi, per cambiare radicalmente la scuola, ci vuole un cambiamento radicale di questo sistema economico e sociale, del capitalismo. Anche per gli studenti, anche nella scuola… deve essere il proletariato il nostro referente. Anche tra gli studenti, anche nelle scuole bisogna lavorare politicamente per costruire l’alternativa alla barbarie che ci offrirà il capitalismo.

I giovani di Ostia del Partito Comunista Internazionalista
Mercoledì, October 31, 2012