A 95 anni dall'Ottobre: bilancio e prospettive del primo vittorioso assalto al cielo e la tragedia del suo tradimento

Mosca. Lo scorso 7 novembre si è svolta nella capitale russa la manifestazione in ricordo dell'assalto dei bolscevichi al Palazzo d'Inverno, avvenuto lo stesso giorno di 95 anni fa. Il corteo è partito alle 16 ora locale dalla piazza centrale intitolata al poeta russo dell'800 Alexander Pushkin, ed è arrivata circa un’ora dopo, senza particolari imprevisti, nella piazza della rivoluzione di fronte al Cremlino, alle spalle della statua dedicata a Karl Marx, dove si è svolto il comizio organizzato dal KPRF (partito "comunista" della federazione russa). La partecipazione all'evento è stata abbastanza nutrita, si sono infatti dati appuntamento circa diecimila persone non riconducibili tutte direttamente al partito dell'"opposizione di sua maestà", come viene spesso definito il sedicente partito comunista ufficiale, funestato da venti anni di segreteria affidati al losco figuro stalinista quale è Gennady Zyughanov.

La composizione dei partecipanti al corteo è stata sicuramente molto eterogenea, sono infatti varie le ragioni che hanno mosso i manifestanti a prendere parte alla celebrazione, ma coloro i quali erano lì in memoria delle motivazioni originarie della rivoluzione d'ottobre erano sicuramente la componente meno numerosa e visibile. Non è però una novità che la controrivoluzione stalinista utilizzi gli eventi rivoluzionari del 1917 per i suoi fini propagandistici come organizzazione e nazionalistici sul piano ideologico, e questa volta più che mai gli stalinisti non hanno avuto alcuna intenzione di smentirsi come portavoce delle istanze reazionarie a loro politicamente congenite. Sembra dunque veramente senza fine l'incubo in cui versa il movimento comunista russo, con l'ombra di Stalin sempre presente non solo in maniera metaforica, ma riproposto dai numerosi ritratti e richiami nei discorsi della direzione e purtroppo anche dalla base del partito. E se non bastasse l'iconografia del tristemente noto georgiano, anche nel manifesto ideologico della più grande organizzazione in Russia che si richiama, in maniera strumentale, al comunismo (le ultime elezioni hanno visto superare il 20 percento dei consensi verso tale partito) è presente il testamento politico dello stalinismo, durante tutto il corteo infatti sono stati continui i richiami al patriottismo russo e al discorso di Stalin del 7 novembre 1941 o addirittura alle vittorie della Cina socialista (!) verso l'occidente capitalista in declino economico. Male, molto male se si tiene conto dell'appoggio dato dagli stalinisti all'atteggiamento imperialista di Putin in politica estera, in una fase in cui si affaccia la crisi in un paese dove sono nati i pogrom e in cui il nazionalismo è stato il più grande freno ideologico alla vittoria sul lungo periodo della stessa rivoluzione internazionalista d'Ottobre. Si plaude all'alleanza con la Cina, capitalista fino al midollo, in cui le riforme degli anni Novanta non hanno messo in discussione il predominio del Partito unico, cosa successa in Russia ai tempi della Perestroika, dove una nomenklatura ferita chiede ora di entrare di nuovo nella stanza dei bottoni delle decisioni della borghesia nazionale, utilizzando persone come quelle del corteo troppo impegnate a sopravvivere e troppo poco informate per mettere in discussione l'equazione socialismo uguale Unione Sovietica.

Non so se il Kprf sarà in grado di contenere la marea proletaria che si muoverà con l'arrivo della crisi, ma ciò che si prospetta è poco edificante per la ripresa della lotta di classe, e nella più probabile delle ipotesi vedremo una situazione analoga a quella greca, con un partito stalinista simile e amico del Kke che si farà portavoce delle istanze dell'ala sinistra della borghesia, perpetrando l'ennesimo tradimento ai danni dei proletari e dei comunisti russi (cioè di coloro che in buona fede vogliono lottare per il comunismo) che comprensibilmente faticheranno a ritrovare la bussola politica del comunismo internazionalista.

Se a tutto ciò aggiungiamo che il Kprf ha una presenza nell'esercito non indifferente, un peso specifico nelle campagne, in Siberia e nella sterminata provincia russa il quadro assume prospettive desolanti, contestualizzando l'impossibilità di una possibile "redenzione" sperata da alcuni gruppi trotzkisti che vedono nella controrivoluzione stalinista solamente dei compagni che sbagliano la lettura degli eventi e della fase tirando fuori l'errore teorico e di analisi sull' Urss dello stato operaio degenerato e non vero e proprio capitalismo di stato. Costoro, se non sono in malafede, sono sicuramente poco informati sulla composizione del comitato centrale del partito, infatti oltre a imperare la gerontocrazia, non vengono censurati atteggiamenti come il prendere finanziamenti dalle industrie delle armi o il frequentare pubblicamente membri della massoneria, cose che poi influiscono nella linea stessa dell'organizzazione, a conferma di chi siano gli stalinisti, se ce ne fosse stato bisogno.

Seppellendo definitivamente il conflitto di classe, gli stalinisti sostituiscono il tutto con l'unità nazionale contro l'occidente imperialista, mistificando nuovamente la natura politico- economica della Russia stessa e dei paesi a capitalismo di stato sedicenti socialisti, e facendo ciò non disdegnano alleanze conseguenti con i fascisti più o meno mascherati da slavofilia o orientalismo, erano infatti presenti al corteo varie frange di rosso-bruni vari o sinistri piccolo borghesi affetti da cretinismo parlamentare.

La celebrazione della rivoluzione, dunque, è diventata una vetrina elettorale dopo essere stata per anni usata come propaganda da un regime che in realtà è stato il primo ad affossare i suoi intenti classisti e internazionalisti, è perciò compito dei comunisti rivoluzionari riappropriarsi di una vittoria di classe pienamente coerente con il marxismo più ortodosso e impermeabile a infiltrazioni borghesi e derive socialdemocratiche e i fatti storici restano lì a testimoniarlo nell'apice dello scontro di classe del 1917 e nella produzione teorica che raggiunge il massimo della sua chiarezza nelle tesi d'aprile: non cadere nella trappola nazionalista, trasformare la guerra imperialista in guerra tra le classi.

Diventa ora fondamentale contrastare la reazione, in salsa stalinista o democratico-borghese, ricostruendo il partito internazionale della rivoluzione comunista, in primo luogo, ma anche con il recupero della verità storica che in un periodo di falsità diventa il primo atto rivoluzionario e sui fatti dell'ottobre rivoluzionario non c'è miglior libro di quello di John Reed. Fu pubblicato in milioni di copie e definito dallo stesso Lenin la migliore cronaca di quegli eventi gloriosi e memorabili impressi nel Dna della classe operaia mondiale.

MP

La cronaca della notte attraverso il racconto di John Reed nel suo "I dieci giorni che sconvolsero il mondo": marxists.org

Giovedì, November 22, 2012