I risultati del capitalismo... durante un giro in città

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera di un compagno

Basta poco, un giro in città, per rendersi conto, anche nelle “piccole” cose, di quante contraddizioni si trascina dietro il capitalismo.

Due passi a piedi in quartiere o in centro, o un giro in macchina in tangenziale... E ci si trova di fronte al paesaggio urbano del nuovo millennio, figlio della crisi nel suo stadio attuale. Prendi la macchina per andare a lavorare e prima di infilare la tangenziale ti ritrovi ad attraversare almeno un paio di rotonde. Queste sono ormai diventate uno degli elementi dominanti della morfologia di ogni città. Scompare il semaforo e con il pretesto di un migliore deflusso del traffico si moltiplicano le rotonde. Ma in realtà solo poche di queste corrispondono ad una reale esigenza viaria, il grosso rientra in quell'immenso progetto di cementificazione urbana nato al solo scopo di dividere appalti e speculare sullo sfruttamento del suolo. Speculazione perché spesso sono costruite anche nell'incrocio più insignificante, tanto da interrogarsi sulla logica per la quale sono state edificate.

Dopo essere entrati in tangenziale ci si trova a dover sfidare gli immancabili autovelox che (segnalati o tarati al limite dell'“illecito”), hanno assunto il preciso ruolo di salvadanai comunali, esattamente come la privatizzazione selvaggia di ogni striscia di terra che costeggia un marciapiede: le righe blu sono ormai ovunque, simbolo del "se vuoi parcheggiare ti tocca pagare", come del resto ti tocca farlo per prendere un autobus. Anche muoversi é un lusso.

Dai uno sguardo fuori dal finestrino, vedi enormi quartieri fantasma spuntati dal nulla e dalla loro vastità ti chiedi se sia in corso un boom demografico e se in Italia da 60 siamo diventati all'improvviso 100 milioni, senza accorgercene. Chi ci andrà ad abitare in tutti quei palazzoni, visti anche i prezzi vertiginosi del settore immobiliare? Quante persiane, a cose fatte, saranno ancora abbassate anche dopo anni, a parte i "fortunati" che si caricheranno sulle spalle un mutuo trentennale?

La tangenziale sembra non finire mai e, intanto, osservi i centri commerciali, forse l'elemento urbano dominante, entrati di prepotenza anche nel costume locale. Tanto che alla domenica si accompagna la famiglia al centro commerciale come una volta la si accompagnava al parco, per la gioia di centinaia di commesse e commessi che la domenica non possono passarla in famiglia (o dove pare a loro) e che, parte integrante della nuova composizione di classe proletaria, vengono spremuti come limoni. A volte si assiste allo spettacolo di un centro commerciale di fronte all'altro, o di più centri commerciali nella stessa zona. Anche qui siamo di fronte a una colossale opera di speculazione immobiliare, di cui possiamo solo immaginare la portata in termini di ditte interessate, spartizioni, gare di appalti...per cosa? Nuovi posti di lavoro? La disoccupazione ha raggiunto livelli mai toccati dal '77, alla faccia di chi sostiene che questi posti creino occupazione mentre non sono altro che una goccia nel mare, ma anche se fossero di più le condizioni dei dipendenti sarebbero comunque, se non di più, quelle di schiavi supersfruttati. Sindaci come Renzi non si sono fatti scrupoli nel tenere aperti i negozi anche in giorni come il 1 maggio.

Ma facciamo due passi in città. I "compro-oro" sono ogni 10 metri, spia evidente di come tanta gente sia disposta a impegnarsi le fedi nuziali pur di sopravvivere. I banchi dei pegni sono sempre esistiti ma ce n'era uno per ogni città; invece qui siamo di fronte a un fenomeno di massiccio aumento del giro dell'usura legalizzata. Oltre ai compro-oro altri elementi visibili sono le sale slot dove tanti disperati tentano la sorte col gioco, finendo col giocarsi invece lo stipendio o la pensione per entrare quindi nel tunnel di una vera e propria patologia per curare la quale lo Stato investe 6 milioni di euro annui. Se consideriamo che ne ricava 8 mettendo il monopolio su queste bische legalizzate, il margine di profitto é relativamente basso: evidente non è nelle casse statali che rientra il grosso della rendita.

Troviamo inoltre agenzie interinali, procacciatrici di manodopera con contratti anche di una settimana, dove gli annunci sono sempre e solo gli stessi. Cercasi tornitore, cercasi saldatore, cercasi disegnatore CAD, a dimostrazione che ormai alle aziende del settore industriale si accede esclusivamente con contratti a termine. Del resto il posto fisso è monotono, lo diceva Monti un anno fa.

Altri due passi e scorgi la vetrina di un'agenzia immobiliare, con annunci di prezzi di due, tre, quattrocentomila euro. In queste agenzie trovano collocamento disoccupati che non hanno nulla da perdere o giovani illusi dalla prospettiva di guadagni legati alla loro presunta bravura: più contratti faccio stipulare e più soldi faccio. Il fisso mensile non esiste, se no poi il lavoratore si culla sugli allori, fannullone, e non rende come dovrebbe. Contratti stipulati in un mese zero? Nemmeno un euro!

E ancora: assistiamo alla moltiplicazione di sedicenti centri benessere, in realtà luoghi di sfruttamento della prostituzione. È difficile non notare la presenza di queste vetrine oscurate dall'esterno, con colori intorno al fuxia, con la scritta "Aperto 24 su 24" dove chi lavora non lo fa sicuramente per sua scelta ma risponde al "pappone" di turno.

Le vetrine sfilano e l'occhio si posa su una delle tantissime lavanderie a gettoni, affollate soprattutto nei weekend da popolazione a bassissima fascia di reddito, in larga parte proletari immigrati, che una lavatrice se la possono solo sognare; non possono nemmeno finanziarla vista già l'importanza dell'affitto in confronto alle loro misere buste paga. Di conseguenza approfittano del giorno di riposo per passarne qualche ora ad aspettare tempi di centrifuga o di asciugamento. Che vita di m....a, mi viene da dire.

Infine, gli spazi rimasti vuoti per la chiusura degli esercizi commerciali sono stati riempiti, dove sono stati riempiti, da parecchi bar automatici, ovvero macchinette all'aperto disposte su tre lati, prive di porta di ingresso e incastonate tra un negozio e l'altro, qui è possibile rifornirsi di merendine, bibite o tramezzini a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Ecco, il paesaggio appena descritto è la perfetta metafora della decadenza di un sistema capitalistico non solo ingiusto e iniquo, ma anche triste, volgare, squallido e chi più ne ha più ne metta. Solo una società nata per soddisfare i bisogni umani potrà sviluppare una pianificazione urbana a misura d'uomo. In questa si costruirà il necessario e non il superfluo, gli spazi inutilizzati si valorizzeranno col verde dei parchi o con strutture legate alla socialità, invece dello shopping e delle boutique sarà posto al centro (ad esempio) lo sport del campetto, la musica nella sala prove o la lettura nella biblioteca, non ci saranno ecomostri che abbruttiscono il paesaggio o luoghi macinaprofitto come nella società attuale. La città rispetterà la campagna circostante e nessuna delle due prenderà il sopravvento sull'altra (come ad esempio vorrebbero certi filoni legati al ruralismo o alla decrescita) ma conviveranno entrambe in armonia. Presupposto fondamentale per il raggiungimento di questi obbiettivi è l'abbattimento del capitalismo e la costruzione della società comunista. Altrimenti, come in un film di Franco Rosi, "Le mani (borghesi incomberanno sempre) sulla città".

Sabato, September 21, 2013