Solidarietà agli attivisti No Tav arrestati

In merito agli arresti di lunedì 9 dicembre 2013 di 4 attivisti No Tav accusati di “attentato con finalità terroristiche, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi, detenzione di armi da guerra e danneggiamento”.

Da sempre per noi la giustizia borghese ha la funzione di conservare gli interessi dei capitalisti e dello stato, perciò anche laddove vi sono differenze che ci separano da altri percorsi di lotta è ovvia la nostra ferma presa di posizione contro la repressione, soprattutto quando colpisce chi si batte, sia pure in maniera confusa, incerta e contraddittoria, contro questa società, espressa dal modo di produzione capitalistico. Un sistema fondato sullo sfruttamento, che ha già fatto il suo tempo, ma che continua a sopravvivere a se stesso anche grazie all'addormentamento della coscienza di classe e, quando serve, alla repressione.

Pur riconoscendo la legittimità della lotta No Tav e la tenacia dei suoi attivisti, non possiamo non vederne i limiti. Riteniamo infatti giusto battersi contro gli interessi del grande capitale, contro l'ennesima devastazione ambientale e territoriale sulla pelle degli abitanti della Val Susa e sui lavoratori stessi del cantiere. Ma non possiamo non rilevare il fatto che la lotta No Tav mantenga, nonostante il suo perdurare, un carattere locale, parziale e interclassista, per obiettivi e modalità di lotta.

Se non riuscirà ad agganciarsi ad un più ampio fronte di classe (ed è questo, dobbiamo dirlo, oggi il grande assente…) contro lo sfruttamento, la crescente disoccupazione e le distruzioni ambientali che avvengono a livello nazionale ed internazionale, questo generoso movimento rischia di essere prima o poi spazzato via o reso innocuo. Da un lato, dalla brutale repressione dello stato che, come sempre, si inventa accuse di terrorismo per giustificare il macello sociale, dall'altro, da falsi amici politici alla Grillo, e non solo, che vorrebbero portare i colonnelli al potere soffiando sulla disperazione sociale, rappresentata anche dal movimento No Tav, rischiando di trascinarlo nel suo populismo reazionario.

Naturalmente, né il movimento No Tav né nessun altro movimento, sia pure a composizione più marcatamente proletaria, potrà mai, in sé e per sé, compiere quel salto politico qualitativo. Per questo, oggi è più che mai urgente rispondere all'imbarbarimento sociale a cui il capitalismo ci sta conducendo, rafforzando l'avanguardia rivoluzionaria capace di raccogliere la rabbia proletaria, di unificare le spinte diverse provenienti dal proletariato, ma anche da un malessere sociale che tocca frange consistenti di piccola borghesia, per indirizzarle in un unico fronte di classe nella giusta direzione anticapitalistica.

Se non vogliono soccombere nelle devastazioni ambientali, sotto i colpi della crisi e della repressione, i proletari e tutti coloro che vogliono battersi contro questo sistema devono porsi il problema del potere e dell’alternativa comunista a questa società: come abbattere il potere borghese, come instaurare quello proletario, come organizzare una società diversa… Ma questi passaggi fondamentali sono strettamente intrecciati a un altro passaggio non meno importante, vale a dire, appunto, la costruzione dell'avanguardia – il partito internazionale di classe – che guidi politicamente il percorso rivoluzionario.

Esprimiamo solidarietà ai compagni/e e a coloro che sono colpiti dalla repressione per la loro opposizione all'attuale sistema, anche se con posizioni differenti dalle nostre.

Domenica, December 22, 2013

Comments

Articolo dal sito di Radio Onda d'Urto.

PORCESSO NO TAV: I LEGALI DENUNCIANO IRREGOLARITA’

Il maxiprocesso di Torino, che si tiene nell’aula bunker delle Vallette, viene interpretato e gestito in modo diverso dagli altri. La denuncia arriva dal pool degli avvocati difensori dei 53 militanti imputati. “Le attuali modalità di svolgimento – scrivono in una nota – sottolineano una asserita ‘diversità’ del processo in corso rispetto agli altri che si svolgono al Palazzo di Giustizia con modalità ordinarie, per presunte ragioni di ordine pubblico”. “I sottoscritti difensori – continua il documento – certi di aver cercato ogni via per una definizione di buon senso, e che tenesse conto dei diversi interessi contrapposti, delle questioni in discussione, ritengono ingiustificato e incomprensibile il diniego alla prosecuzione del processo nella sua sede naturale e la mancata ufficializzazione del nuovo calendario delle udienze”.

In queste condizioni i legali si sentono nell’ “oggettiva impossibilità di garantire un sereno e concreto esercizio del diritto di difesa”. Prosegue la nota, firmata da 30 componenti del legal team, che è “fondamentale informare l’opinione pubblica di quanto sta accadendo, che contrasta con lo svolgimento di un processo nel pieno rispetto delle garanzie per gli imputati in un clima di serenità e imparzialità come la Costituzione impone”. Gli avvocati annunciano di riservarsi la possibilità di prendere “ogni ulteriore iniziativa a tutela del diritto di difesa dei propri assistiti”. Sentiamo uno dei legali, avvocato Roberto Lamacchia. Ascolta

Intanto il Tribunale di Torino si è pronunciato a favore della richiesta di risarcimento avanzata da LTF nei confronti di alcuni militanti del movimento No Tav. La sentenza contesta alcune azioni dimostrative del 2010 in occasione dei sondaggi in località Traduerivi a Susa. Sono stati condannati in primo grado Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair a pagare a Ltf quasi 200mila euro, oltre alle spese di causa.

Lo stato borghese conferma la sua essenza, pur non essendo certo il movimento no-tav proletario e comunista, lo reprime duramente perchè non sottoposto direttamente al suo controllo. Questi episodi dimostrano come i margini di mediazione siano sempre più scarsi, la necessità di dare forza e linfa all'organizzazione rivoluzionaria sempre più pressante.

grazie.

Condivido in pieno, ho riportato la notizia proprio x cercare di mettere l'accento sull'innalzamento del livello di scontro con la borghesia.

Il dramma è proprio che la borghesia alza il livello, perchè non può accettare di rinunciare nemmeno ad una piccola quota parte dei suoi profitti (è la crisi), figurarsi sulla vagonata di milioni che ruotano attorno all'appalto tav (il discorso è ovviamente indipendente dalla inutilità reale dell'opera).

Ma mentre la borghesia alza il livello, il proletariato è dormiente, pochissime lotte, e isolate. Ma, cosa ancora più grave, laddove si produce un minimo di conflitto di classe, il programma comunista è assente nella maniera più totale, si parla di lotte, magari di salario per tutti, di conflitto etc. ma mai una parola sul fatto che l'unica via per evitare la barbarie nella quale il capitale ci sta cacciando è il rafforzamento della prospettiva rivoluzionaria-proletaria, la costruzione dello strumento politico della lotta di classe, il partito di classe. Eppure è la dinamica stessa degli eventi a mostrarci come il conflitto è sempre meno contro questo o quel singolo padrone ma sempre più contro lo stato, rappresentante degli interessi complessivi della classe borghese.

Per questo, per noi, "innalzare il livello dello scontro" per adeguarlo a quello della borghesia, ha un significato innanzitutto politico: significa chiarire, stando nelle lotte e sostendendole, la necessità del partito e della rivoluzione comunisti, è purtroppo solo su questa via che possiamo pensare di vincere. Continuamo a lavorare in questa direzione.

A pugno chiuso!

Lotus