Cosa intendiamo per dittatura del proletariato?

Tra la società capitalistica e la società comunista vi è il periodo della trasformazione rivoluzionaria dell'una nell'altra. Ad esso corrisponde anche un periodo politico transitorio, il cui Stato non può essere altro che la dittatura rivoluzionaria del proletariato.

Marx

Negli anni il marxismo ha dovuto subire continui attacchi, provenienti non solo da chi si schierava apertamente contro questo metodo di analisi ma anche da parte di quelle forme ideologiche emerse dalle esperienze del cosiddetto “socialismo reale(1). Inoltre, a confondere le acque contribuiscono quelle che possiamo definire le interpretazioni accademiche del marxismo, le quali esaltano sì il marxismo ma lo fanno in chiave semplicemente filosofica, sminuendo o confutando il valore politico di tale metodo scientifico. Un esempio recente ci viene dato dallo storico Donald Sassoon con la sua “Intervista a Marx” che in Italia ha trovato spazio tra le pagine della testa La Repubblica. Si tratta di una intervista immaginaria, attraverso la quale l’accademico strizza l’occhio a Marx, sottolineando la correttezza del suo pensiero, ma lo presenta in una veste addomesticata, privando cioè il marxismo del proprio contenuto rivoluzionario. Citiamo un passaggio che ci interessa:

Prenda il concetto di “dittatura del proletariato” (parla il Marx immaginario, ovvero l’autore, ndr). Era una formula che avevo escogitato per suggerire, seguendo l’antico uso dei Romani, un governo eccezionale in tempo di crisi. Avrò usato quest’espressione non più di una decina di volte in vita mia. Non le sto a dire la sorpresa quando la vidi riemergere come idea centrale del marxismo, usata per giustificare il regime a partito unico (2).

Noi riteniamo invece che il concetto di “dittatura del proletariato” rappresenti una “idea centrale” del marxismo. Non ci interessa ovviamente condurre una battaglia intorno al termine, vogliamo piuttosto evidenziare il legame tra il concetto “dittatura del proletariato” e il materialismo marxista (3).

Bisogna partire dalla analisi marxista dello Stato. L’ideologia dominante vuole farci credere che in questa società esista, o almeno possa esistere, uno Stato al di sopra delle parti. Rifacendoci al metodo marxista riteniamo centrale il ruolo giocato dalla struttura economica, ovvero dal modo di produrre, e distribuire, beni e servizi. Il modo di produzione fissa determinati rapporti tra individui e mezzi di produzione nonché tra gli individui stessi. La struttura economica capitalistica determina così una divisione delle persone in classi sociali. Da un lato la borghesia (proprietaria di industrie, banche, capitali…) che detiene i mezzi di produzione, dall’altro lato il proletariato, il quale è costretto a vendersi come una merce al padrone. Borghesia e proletariato hanno interessi economici incompatibili e inconciliabili. Ma se persistono interessi inconciliabili come potrebbe essere lo Stato al di sopra delle parti? Nella società capitalistica lo Stato rappresenta la macchina politica, amministrativa, repressiva, al servizio degli interessi economici dei padroni. Può assumere diverse forme ma non muta la sostanza.

Tale discorso è vero non solo nella società capitalistica. Ovvero, la presenza dello Stato, in generale, è legata all’esistenza delle classi, insiemi di individui con interessi economici e politici opposti ed inconciliabili. Ogni forma di Stato è una dittatura, in quanto esclude una parte della popolazione dal processo decisionale ed impone la volontà politica di una classe su un’altra. Partiamo da questa conclusione per evidenziare ciò che più ci preme in questo articolo: anche durante la fase di trasformazione in senso comunista della società ci sarà bisogno di uno Stato, proprio perché durante la trasformazione rivoluzionaria persisteranno forti interessi contrapposti tra insiemi diversi di individui. Il proletariato infatti esprimerà l’interesse ad attuare le necessarie trasformazioni in campo economico e sociale, la borghesia – pur se sconfitta – nei primi tempi continuerà fisicamente ad esistente e cercherà di agire in senso controrivoluzionario. Il proletariato, abbattuto lo Stato borghese, dovrà quindi organizzarsi come classe politicamente dominante e adoperare tale potere per attuare i necessari provvedimenti economici, respingendo la reazione borghese; e dei ceti che si alleeranno con questa.

Per la prima volta sarà veramente la maggioranza della popolazione a detenere il potere politico. La dittatura del proletariato quindi esprimerà la forma di democrazia più completa. Ma attenzione, è bene precisare che si tratta di una democrazia all’interno della dittatura. Infatti anche una forma di potere che sia espressione della maggioranza rappresenterà comunque uno strumento repressivo, per imporre la volontà di una parte della popolazione sull’altra; anche se in questo caso si tratta di imporre la volontà degli sfruttati su quelli degli sfruttatori. Dagli organismi del potere proletario verranno esclusi coloro che costituivano la classe borghese; oltre i funzionari delle forze di polizia e delle altre istituzioni borghesi. Democrazia tra i proletari quindi, dittatura sulla borghesia e i loro servi (4). Riferendosi allo Stato proletario, nelle letteratura marxista alcune volte ritroviamo anche l’espressione “Semi-stato”. Perché? Innanzitutto per la prima volta ci sarà uno Stato espressione di una maggioranza, le proprie funzioni vedranno la progressiva partecipazione della popolazione. Ma soprattutto: mentre lo Stato borghese si pone al servizio di un sistema basato sulla sfruttamento, lo Stato proletario inizia a sopprimere il sistema dello sfruttamento e quindi conduce alla scomparsa della divisione in classi. Di conseguenza, mentre lo Stato borghese deve essere abbattuto lo Stato proletario si estinguerà, scompariranno infatti progressivamente le ragioni materiali della propria esistenza. Con lo sviluppo dei meccanismi economici e sociali in senso comunista, venendo meno le possibilità di reazione borghese, le funzioni pubbliche perderanno man mano qualsiasi valenza politica, resteranno in piedi solo funzioni amministrative: al governo sulle persone si sostituirà la semplice amministrazione delle cose (5).

Siamo coscienti che il termine “dittatura” possa confondere. Abbiamo sopra precisato il senso con il quale questo termine viene adoperato dal punto di vista marxista ma ad ogni modo sentiamo la necessità – viste le esperienze passate – di ulteriori precisazioni. Innanzitutto, i regimi politici di quello che viene definito “socialismo reale” non hanno nulla a che fare con la “dittatura del proletariato”, anzi si tratta di brutali forme di dittatura sul proletariato (6). La seconda precisazione riguarda invece il ruolo del Partito rivoluzionario. La “dittatura del proletariato” dovrà essere esercitata, appunto, dal proletariato. Anche durante una fase di transizione è indispensabile la presenza del Partito. Anche durante questa fase – molto delicata, soprattutto nei primi tempi – il Partito dovrà fungere da guida e riferimento politico ma questo compito dovrà essere assolto agendo politicamente negli organismi della classe, i Consigli, guadagnandosi fiducia politica e le cariche di direzione. Attività complessa, certo, ma non si affrontano le difficoltà inventandosi scorciatoie. Il partito per noi resta sempre uno strumento politico di intervento nella classe, in nessun momento del processo rivoluzionario può sostituirsi ad essa (7).

NZ

(1) URSS, Cina, Cuba, Corea del nord, ecc , che con il comunismo non hanno nulla a che fare.

(2) La Repubblica, 16 gennaio, consultabile sul sito web.

(3) Per approfondire tali tematiche consigliamola la lettura dei seguenti classici marxisti: Stato e rivoluzione (Lenin), L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato (Engels), Il manifesto del patito comunista, Critica al programma di Gotha (Marx).

(4) Quali forme assumerà il potere proletario? Come funzionerà praticamente? Le esperienza della Comune di Parigi e dei Soviet in Russia sono molto significative da questo punto di vista. Cercheremo di tornare sull’ argomento nei prossimi numeri del giornale.

(5)

Lo Stato potrà estinguersi completamente quando la società avrà realizzato il principio. "Ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni", cioè quando gli uomini si saranno talmente abituati a osservare le regole fondamentali della convivenza sociale e il lavoro sarà diventato talmente produttivo ch'essi lavoreranno volontariamente secondo le loro capacità.

Lenin, Stato e rivoluzione

(6) La Russia uscita dalla “rivoluzione d’ottobre” stava nei primi tempi iniziando ad esprimere una forma di potere proletario, con l’esistenza di Soviet a diversi livelli territoriali e i relativi strumenti di coordinamento e centralizzazione. Le difficoltà iniziali legate alla guerra civile e la carestia avevano già ostacolato materialmente lo svilupparsi di questo potere, l’isolamento successivo della rivoluzione aprirà in Russia una fase controrivoluzionaria ed i Soviet verranno completamente svuotati dal loro ruolo. Per approfondire tale tema consigliamo la lettura di: “1921: l'inizio della controrivoluzione?”, consultabile anche sul nostro sito web.

(7) Anche su questo tema magari ritorneremo in futuro, invitiamo intanto alla lettura dell’ultimo numero di Prometeo dove questo questione viene trattata.

Martedì, February 4, 2014