Guerra di classe in Sud Africa

È passato appena un anno e mezzo da quando la polizia sudafricana freddò 34 minatori in sciopero nella miniera di platino di Marikana, della Lonmin, il 16 agosto 2012. Ma, lungi dall'essere intimiditi da questa carneficina, i lavoratori sudafricani hanno continuato a lottare con determinazione per difendere i propri interessi. Ci sono stati scioperi nelle miniere d'oro, di platino e carbone contro licenziamenti e chiusure di pozzi, in ottobre una settimana di sciopero nel settore auto, e a gennaio i minatori platino sono entrati di nuovo in lotta. Gli stessi lavoratori che hanno visto i loro compagni massacrati nel 2012 sono oggi in sciopero, con le stesse rivendicazioni!

Circa 80.000 minatori, tra cui quelli di Marikana, hanno iniziato di nuovo a scioperare il 23 gennaio, chiedendo un salario base equivalente a circa 830 €. Quando scriviamo, i tentativi di raggiungere un accordo sono allo stallo. Questa lotta, tuttavia, è diversa da quella del 2012 per diversi aspetti. Come nota positiva, lo sciopero è più ampio e riguarda tutte e tre le maggiori miniere di platino. (…) Tuttavia, come nota negativa, lo sciopero è ufficiale o “protetto”, come viene definito. Ciò significa che viene organizzato da un sindacato riconosciuto ufficialmente, passando attraverso tutti i meccanismi di conciliazione, arbitrato e ritardi predefiniti, dando così ai padroni un preavviso di almeno un mese. Questo ha dato ai proprietari delle miniere molto tempo per prepararsi allo sciopero, costituendo riserve di minerale grezzo e platino raffinato. (…)

Le condizioni di lavoro dei minatori possono essere descritte solo come miserabili. Sono esposti a cadute di rocce, polveri, fumi, rumore e caldo estremo. Anche lo stesso Bob Davies, Ministro dell'Industria, ha descritto queste condizioni come “spaventose”. ( ... ) Il platino è la seconda maggiore fonte di valuta estera del paese. Lo sciopero è quindi una grave minaccia per il capitalismo sudafricano e per il regime dell'ANC, che agisce come suo braccio esecutivo. (…)

Gli scioperi nel 2012 furono “selvaggi” e scavalcarono completamente il NUM (il principale sindacato minerario) e tutte le sue macchinazioni per ritardare e controllare lotta. Costituivano dunque una vera e propria minaccia per il capitale. Questo è il motivo per cui il regime non ha esitato a macellare i minatori della Lonmin in sciopero, a Marikana nell'agosto del 2012. Si è trattato di un massacro chiaramente sostenuto dalla ANC. (…)

Nel periodo dal massacro, i minatori hanno incanalato le loro frustrazioni verso una alternativa sindacale, abbandonando quindi il NUM per aderire all'AMCU. (…) L'AMCU è un sindacato relativamente nuovo, formato nel 1998 dai lavoratori insoddisfatti del NUM, e non è affiliato al COSATU. Tuttavia, dal momento che ha sostituito il NUM come sindacato riconosciuto dai proprietari delle miniere, si è andato ad invischiare in tutto il sistema delle trattative per la vendita della forza-lavoro, sotto il controllo dello Stato. (…)

Cercare di migliorare le condizioni di lavoro, all'interno dell'attuale sistema basato sul lavoro salariato, implica riconoscere la logica del sistema. Ossia riconoscere la necessità di profitto e, quindi, lo sfruttamento dei lavoratori per la produzione di questo profitto. L'area del capitalismo in cui opera un certo sindacato dovrebbe quindi diventare più redditizia, in modo da poter cedere più briciole ai lavoratori. I sindacati diventano così i difensori del capitale nazionale e sostengono il suo bisogno di maggiore efficienza, competitività ecc. Il loro ruolo diventa l'organizzazione dell'amministrazione delle riforme del lavoro delle riforme, l'attuazione di licenziamenti, dei tagli salariali e tutte le altre manovre che i lavoratori dei paesi metropolitane conoscono in maniera tanto familiare.

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(…) Una atrocità come Marikana non può essere nascosta sotto il tappeto tanto facilmente dalla ANC e dalle sue coorti nella cosiddettà alleanza tripartita (assieme alla confederazione sindacale COSATU e al Partito Comunista). Essa mostra la natura borghese dell'ANC a chiunque abbia gli occhi aperti. Non sorprende quindi che si stiano verificando varie scissioni dall'ANC e dal COSATU, sostenendo che questi ultimi hanno tradito i lavoratori . Una recente scissione dall'ANC è quella dei “Combattenti per la libertà economica”. (…) Questo gruppo esige la nazionalizzazione delle miniere e terreni, come richiesto nella “Carta delle Libertà”. ( ... ). Il NUMSA, il principale sindatato del COSATU, nel settore metalmeccanico, è impegnato in una furiosa contestazione della dirigenza COSATU. (…) Il segretario generale del NUMSA, Jim Irvin, (...) ha dichiarato:

A meno che la classe operaia non si organizzi come una classe per sé, non crediamo che potrà ottenere alcunchè per mano di questi partiti politici borghesi.

Il NUMSA sta lottando per non essere espulso dal COSATU ed i suoi piani per un fronte di organizzazioni di sinistra sono abbastanza ambigui. Sembra ancora credere che la pressione sul regime dell'ANC possa costringerlo a concedere qualche miglioramento dal punto di vista salariale e delle condizioni dei lavoratori. Tuttavia, ciò che questi sviluppi mostrano è che l'intero sistema di amministrazione del capitale sudafricano, al potere dal 1994, si sta indebolendo e potrebbe cadere a pezzi nel prossimo periodo.

Le opposizioni che stanno emergendo contro l'ANC e il COSATU tendono a fare riferimento alla Carta delle Libertà adottata dalla ANC nel 1956. (…) Si tratta di un appello a favore delle nazionalizzazioni che, ovviamente, è un anatema per chi governa il paese oggi. Non si tratta però di un programma per il socialismo, come Malema e i “Combattenti per la libertà economica” immaginano. Si tratta di un programma di capitalismo di Stato. (…)

Lo Stato moderno, qualunque ne sia la forma, è una macchina essenzialmente capitalistica, uno Stato dei capitalisti, il capitalista collettivo ideale. Quanto più si appropria delle forze collettive, tanto più diventa un capitalista collettivo, tanto maggiore è il numero di cittadini che esso sfrutta. Gli operai rimangono dei salariati, dei proletari. Il rapporto capitalistico non viene soppresso, viene invece spinto al suo apice.

Engels, Anti-Duhring

(…) Una delle cose che Arvin Jim del NUMSA ha detto, tuttavia, è abbastanza giusta. La classe operaia ha bisogno di organizzarsi come una classe per sé. Ciò significa che ha bisogno di darsi una organizzazione politica che combatta non solo per le briciole che cadono dal tavolo del capitale, ma per i veri interessi dei lavoratori di tutto il mondo e cioè per il rovesciamento del capitalismo, come sistema globale di produzione, e per la sua sostituzione con il socialismo. C'è bisogno di una organizzazione politica internazionalista della classe operaia che si batta per questo.

CP

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Martedì, March 25, 2014