Solito riformismo nell’Altra Europa di Tsipras

Il traballante obiettivo elettorale della lista Tsipras è di raccogliere voti tra i delusi del PD, alcuni grillini e la sinistra extraparlamentare. L’obiettivo è traballante perché rispecchia il progetto. Sicuramente qualche simpatia dei soliti noti la potrebbe accaparrare, ma difficilmente potrà ambire ad un di più, tra i democratici assuefatti al voto utile e grillini anti-Europa. Le illusioni di una listra di sinistra (borghese) crollano quando la Spinelli apre le porte ad una collaborazione penta stellata a partire dal vertice e non dalla base. Tuttavia, la critica che s’ha da porsi a questa Lista non sta nella sua efficacia o inefficacia nel recuperare seggi a Bruxelles, ma deve essere politica.

Il punto principale della lista è quello della lotta all’austerità, in quanto medicina nociva somministrata al momento sbagliato. Qui nasce il problema, indipendentemente dal contenuto dei dieci punti proposti. Ossia la critica all’austerità e non la critica al capitalismo. Come se il capitalismo “non austero”, “liberale” o “sociale” che sia, fosse in realtà un capitalismo migliore, senza sfruttamento e senza cannibalismo. La pecca che questi riconoscono più evidente nell’austerità è quella di aver portato 27 milioni di disoccupati in Europa e di aver tagliato le gambe ai giovani. Altra Europa cade nel solito tranello della sterile lotta alla disoccupazione. Senza cadere in fantasie idealistiche, asseriamo che è più che giusto lottare per il posto di lavoro, ma non possiamo mai dimenticarci che il posto di lavoro è il luogo dello sfruttamento del proletariato. Se anche la nostra lotta si concretizza nell’immediato nella garanzia dei mezzi di sussistenza del lavoratore, in generale bisogna lottare per l’abbattimento di questo sistema di sfruttamento e di rapina e non per tentare di stabilizzarlo.

Il resto dei dieci punti non si discosta molto da questo problema di fondo, per quanto da esso si articoli: l’obiettivo rimane una ristabilizzazione del capitalismo a livelli pre-crisi con qualche spruzzata di socialdemocrazia pret-a-porter.

Questi sono riassumibili in: “Ricostruzione Economica” tramite prestiti dall’Europa a basso tasso di interesse, ossia spostare i soldi utilizzati per foraggiare la speculazione finanziaria delle banche verso l’economia reale; sospendere l’obbligo del pareggio di bilancio, riformare la BCE in modo che possa finanziare gli Stati e le banche, a patto che concedano un credito accessibile alle PMI (piccole e medie imprese); tassazione a livello europeo.

Uscendo dai “dieci punti”, il programma prosegue al di là della critica all’austerity, rilanciando la necessità di un’economia ecologica, dando «priorità alla qualità della vita, alla solidarietà, all’istruzione, alle fonti energetiche rinnovabili, allo sviluppo ecosostenibile». Tornando seri, la domanda da porsi è: perché il capitalismo non assolve già questi “compiti sociali”? Perché questo sistema economico non è basato su altro che sulla ricerca spasmodica del profitto ed è appunto il profitto che ne determina gli orientamenti, mai le scelte politiche prese a priori.

L’ultimo macropunto della lista è la riforma della politiche di immigrazione in Europa, partendo dal rifiuto del concetto di “Fortezza Europa”. Il che sarebbe cosa buona e giusta, se non fosse farcita di “ideali illuminati” ma assolutamente priva di riferimenti classisti. Vale la pena ricordare che i marxisti sono anti-razzisti non solo per bontà d’animo, ma per internazionalismo, senza mai anteporre il discorso razziale (o antirazziale) o nazionale al discorso di classe, proprio della nostra tradizione politica.

In conclusione, per gli obiettivi elettorali proposti, questa è una lista che sta stretta sia agli interessi proletari che a quelli borghesi, riconfermando la lunga tradizione della sinistra borghese di non essere né carne né pesce. Insomma la solita lista che piace solo a chi la fa. D’altro canto, non possiamo nemmeno dirci stupiti.

Ma non paghi di ciò, gli altrieuropei, affermano che il loro scopo politico in queste elezioni, non sta solo nel cambiare l'attuale situazione politica, ma anche nell'estendere l’interesse e la partecipazione del cittadino alla vita politica. Ma come? Creando «un’alleanza politica e sociale più ampia possibile». Sempre per la serie, il lupo perde il pelo ma non il vizio, la sinistra radical-riformista continua ad orbitare intorno alla solita stella: unità a discapito dei contenuto, per poi prontamente collassare sotto il peso delle proprie mastodontiche contraddizioni. Non programmano nulla di rilevante e non lo portano nemmeno a termine.

In ultima battuta, ribadiamo con forza l’astensionismo militante. Consci che non vi sarà mai nessun Parlamento in grado di sovvertire il sistema capitalista perché le istituzioni sono figlie di tale sistema, l’unica alternativa è rivoluzionaria! Non possiamo limitarci ad apporre o non apporre una croce su un foglio una volta ogni tanto, la lotta per il socialismo, per l’uguaglianza economica e sociale non è propaganda da campagna elettorale e tanto meno aspetta le urne. La Rivoluzione necessita di impegno e pazienza ed il lavoro che i comunisti sono chiamati a fare è immenso, ma non comprende il voto.

EZ
Venerdì, April 11, 2014