Il fallito colpo di stato in Turchia - Potere del popolo?

Una testimonianza oculare

Talvolta è difficile riconoscere il paese in cui si vive, quando se ne vede il riflesso nello specchio dei mass-media. Meno di quarant'otto ore fa, ho visto che una manifestazione di massa del «potere popolare» aveva salvato il paese da un colpo di stato militare. Se non mi fossi ricordato delle esplosioni e delle detonazioni che scuotevano l'immobile nel quale vivo, avrei giurato che tutto questo era successo in un paese molto, molto lontano.

Ankara, 16 luglio 2016

E' certo che c'è stato un tentativo di colpo di stato militare, qui in Turchia, nella notte di venerdì, è certo che è stato sconfitto. Questo almeno è indiscutibile. Tuttavia, l'intera storia riguardante un «potere popolare» che avrebbe messo in rotta i responsabili del colpo di stato mi sembra essere un esercizio di fabbricazione del mito. E' vero che della gente è uscita nelle strade, ma se avete seguito gli eventi sui media domestici e internazionali, avreste potuto credere che centinaia di migliaia di cittadini si sono precipitati nelle strade e hanno impedito all'esercito di prendere il controllo della situazione. La realtà, invece, è un po' diversa.

Infatti, le prsone nelle strade non erano probabilmente più di qualche migliaio in tutto il paese. Non c'erano rappresentatnti della popolazione nel suo insieme, c'erano sostenitori dell'AKP [il partito di Erdogan, ndr] del governo, affiancati da estremisti ultranazionalisti e islamici. Certamente, non era un movimento che mobilitava la maggioranza della società, come il movimento di Gezi [Park, ndr]. La grande maggioranza delle persone è rimasta a casa, come me, la notte di venerdì, e ha guardato la televisione. Nel frattempo, la folla picchiava e assassinava brutalmente dei soldati di leva sotto lo sguardo della polizia che lasciava fare. Ho arrischiato di uscire il sabato, all'ora di pranzo. Kizilay, il centro di Ankara, era assolutamente deserto, ma poi si è repentinamente riempito di gente che celebrava la vittoria. A fianco delle bandiere nazionali, quasi obbligatorie, sventolavano molte bandiere dei Lupi Grigi [organizzazione di estrema destra, ndr] con il «Saluto del Lupo» e delle bandiere dell'islamismo radicale. Essi hanno proseguito le loro celebrazioni durante la notte, attaccando le zone abitate dalle minoranze [etniche, di solito aderenti a settori politici di sinistra o comunque di opposizione a Erdogan, ndr], secondo il vero stile tradizionale dei pogroms nazionalisti turchi, ad Ankara, Istanbul e in altre città.

Il governo è quindi determinato a vendicarsi dei suoi nemici. Così come ha arrestato dei soldati, allo stesso modo ha scatenato una nuova purga contro quelli che considera i suoi oppositori legali nel sistema. Oltre alla destituzione di migliaia di soldati, 2745 giudici sono stati dimessi dalle loro cariche e sono stati spiccati dei mandati d'arresto contro 140 giudici della Corte Suprema. La lista di questi «nemici dello Stato» oggettivamente non è stata stesa durante la notte. Sabato mattina, ho parlato con un giudice il quale mi ha detto che la lista era stata preparata da almeno due anni. La maggior parte della gente aspetta ora una nuova ondata di purghe [come in effetti sta avvenendo, ndr]. La Turchia si è abituata a questo genere di inchieste in questi ultimi anni. La campagna «Energekon» messa in atto dal governo Erdogan nel 2011 è sfociata in 500 arresti. Seimila persone sono già state arrestate e ci dobbiamo aspettare altri arresti nei giorni che verranno.

Quanto al colpo di stato stesso, pare essere particolarmente inetto. Quasi vent'anni anni sono passati dall'ultimo intervento militare nel 1997, e l'esercito sembra aver perduto il suo talento per questo genere di cose. Probabilmente, il suo più grosso errore è stato quello di non essersi impadronito del presidente Tayyp Erdogan, cosa che a permesso a quest'ultimo di radunare i propri sostenitori attraverso gli appelli telefonici Facetime sulla CNN turca. L'altro errore è stata la sua incapacità di far uscire la gente sulle strade per essere sostenuto. Benché alcuni abbiamo reagito con gioia all'annuncio iniziale, sui «social», non ci sono state manifestazioni di massa per sostenere il colpo di stato. Per un esercito che alle spalle, negli ultimi cinquant'anni, ha l'esperienza di quattro colpi di stato sembra che questo l'abbia esguito in maniera miserabile.

Così, fazioni fondamentalmente diverse in seno allo Stato hanno condotta una breve lotta. Il bilancio ufficiale è di 265 morti, il governo ha sempre il controllo della situazione e prevede il proseguimento della repressione. Nonostante i propositi delle persone schieratesi coraggiosamente dalla parte dell'esercito, non c'è certamente stato un movimento di massa in tal senso, giusto qualche gruppetto di canaglie di destra. La prossima volta che vedrò delle dichiarazioni sul potere del popolo in un paese lontano, sicuramente guarderò più vicino.

Devrim Valerian, 16 luglio 2016

La scritta sul cartello della foto dice : «E' un negozio turco. Non scagliate pietre». La destra celebra la sua vittoria dispiegando il suo odio contro le minoranze.

Domenica, July 24, 2016