Considerazioni “leggere” di fine estate o della miseria del dibattito politico

Non è raro che quando usciamo con una presa di posizione politica su episodi relativi alla lotta di classe e all'ambiente politico che, in un modo o nell'altro, vi fa riferimento, sui “social”, e in particolare su facebook, si scateni nei nostri confronti una gazzarra somigliante più a un talk show televisivo che a un dibattito politico. Niente argomentazioni vere, incapacità o non volontà di affrontare le questioni seriamente, ma solo atteggiamenti da tifosi, invenzione di sana pianta di cose che non abbiamo mai detto né pensato né tanto meno fatto, deformazione delle nostre posizioni, "non si sa" se per pura stupidità (il mondo pullula di stupidi e di stupide) o per deliberato intendimento di falsificazione. E ancora: arroganza, protervia, supponenza, visto che sanno tutto di noi – così dicono - senza nemmeno conoscerci: “non partecipate alle lotte, passate il tempo davanti allo schermo di un computer” sono le idiozie che vanno per la maggiore, condite, va da sé, con una buona dose di ignoranza.

Per non dire del "bullismo", sempre telematico, incoraggiato dal fatto di essere ben riparati/e dietro a una tastiera e non di fronte fisicamente all'odiato/a internazionalista. Insomma, un “dibattito” caratterizzato dall'alto livello linguistico, l'indubbia classe che distingue i nostri “interlocutori” e, appunto, l'inconsistenza politica nella cosiddetta discussione...

Anni fa, le folgori maleodoranti emesse da questi “Giove” in miniatura si abbattevano sulle nostre teste quando si toccavano i “Disobbedienti” e l'ambiente “No global”, oggi accade lo stesso allorché osiamo esprimere la nostra opinione, ben argomentata, sul SiCobas: immancabilmente, scattano le fatwe contro chi ha l'ardire di fare il proprio normale “lavoro” di comunista, tra cui rientra la critica verso le posizioni politiche (anche e non da ultimo sotto forma sindacale) che non si ritengono corrette. A costoro, degni eredi della “migliore” tradizione staliniana, ci permettiamo di rispondere con parole altrui, sempre efficaci, che suonano più o meno così: «Signore, offendermi credete? Poco mi conoscete: il vostro scritto che mi sta davanti, di dietro mi starà fra pochi istanti!».

Invece, per coloro che, pur avendo opinioni diverse dalle nostre, sono seriamente interessati a un dibattito vero, cioè franco e leale, nell'interesse della lotta di classe proletaria, la nostra disponibilità è, come sempre, totale.

CB
Giovedì, September 15, 2016