Le atrocità del Manchester Arena

L'attacco di ieri sera al Manchester Arena è stato terribile. Le segnalazioni indicano finora 22 morti (tra cui 12 bambini di età compresa tra 8 e 16 anni) e altri 59 gravemente feriti. L'attentatore suicida ha aspettato nel foyer dell'Arena e ha colpito mentre la gente lasciava il concerto. Il suo scopo era semplicemente fare il maggior numero possibile di morti, a prescindere da chi fossero. Queste stragi, come quelle di Beirut e Berlino (leftcom.org) sono ora celebrate sui social media pro-IS come un “grande successo”.

E l'IS godrà di un successo ancora maggiore se la loro odiosa propaganda riuscirà a scatenare nel Regno Unito un'altra ondata di attacchi contro i musulmani. L'IS (che ha ucciso con le sue bombe molti più musulmani che “crociati”) vuole che avvenga proprio questo. Ha bisogno di far crescere l'islamofobia per cercare di guadagnare il consenso di quel 90% e più di musulmani che si oppongono al suo “islam radicale”. È il trucco dei terroristi ovunque. Lo abbiamo visto in Irlanda del Nord, dove IRA e UVF uccidevano innocenti dall'altra comunità e rafforzavano così la capacità di reclutamento di ogni gruppo.

Il terrorismo è una forma di elitismo. I pochi eletti, in una fredda logica di calcolatoria, uccidono indiscriminatamente per promuovere la loro causa. L'IS non è diverso. Può apparire un folle culto di morte, ma queste brutalità e barbarie sono attentamente progettate per costringere i musulmani a scegliere tra loro e l'Occidente.

L'IS non è arrivato all'improvviso dal nulla. La sua genesi risale a molti decenni fa e ha le sue radici nella predazione imperialista delle grandi potenze in Medio Oriente e in Asia centrale. Lo sfruttamento sistematico, il saccheggio e l'umiliazione del mondo arabo e islamico sono arrivati al culmine con l'invasione americana dall'Iraq nel 2003.

Invasione che è stata sostenuta anche dal Regno Unito. Facendo leva sulla menzogna che Saddam Hussein possedesse “armi di distruzione di massa”, Blair ha ottenuto un Parlamento supino e disposto ad aderire alla coalizione statunitense. Arrogante ha ignorato gli avvertimenti che provenivano dagli esperti di Medio Oriente (come George Joffe) sul fatto che lo smantellamento dello stato iracheno avrebbe portato allo sconvolgimento dello stesso Medio Oriente (vedi middleeasteye.net). Ha inoltre respinto allegramente l'opposizione della gran massa della popolazione ignorando anche la più grande manifestazione della storia britannica, quella il 15 febbraio 2003.

Tutto è andato come gli esperti avevano predetto. Lo smantellamento dello Stato iracheno (vedi leftcom.org) ha condotto alla fine alla formazione dell'Islamic State. I suoi seguenti successi in ​​Siria e in Iraq sono dovuti al fatto che ha potuto contare sulla collaborazione dei maggiori specialisti militari iracheni licenziati dal nuovo regime.

Di fronte alla sconfitta militare nel suo "califfato" l'IS è ora più determinato a portare in casa delle potenze occidentali un po' di ciò che il Medio Oriente ha dovuto subire per decenni. O meglio, a riversarlo contro gli innocenti cittadini e lavoratori che non hanno sostenuto tali guerre. In questo hanno in parte hanno avuto successo, e ne avranno ancora di più se i musulmani saranno ulteriormente stigmatizzati e attaccati.

Lo Stato britannico e i suoi media faranno poco per scoraggiare tali attacchi. Quando si affronta una crisi economica globale è molto utile avere una minoranza da incolpare per le disgrazie prodotte dal sistema. Sentiremo molto parlare di “difendere i valori britannici” e la “democrazia britannica” nelle prossime settimane: battere il tamburo del nazionalismo distoglierà l’attenzione dal fatto che non c’è soluzione alla crisi economica. Permetterà anche ai nostri governanti di introdurre più leggi di sorveglianza e repressione, che in ultima analisi saranno usate contro ogni tipo di lotta proletaria contro il sistema capitalistico. E così sia i terroristi dello SI che lo Stato della borghesia utilizzeranno questi orribili assassinii per la loro propaganda: perciò la vittima principale di questi attacchi può considerarsi la classe lavoratrice di tutto il mondo.

Non solo appartengono ad essa la maggior parte delle persone morte, ma la propaganda elitista sia dei terroristi che del governo ha lo scopo di dividere ciò che ci unisce: la solidarietà di classe. Ovunque viviamo, qualunque sia il nostro retroterra culturale, è il lavoro di chi ha bisogno di un salario per vivere che crea la massa della ricchezza globale: questa ricchezza finisce nelle mani di una minoranza, la classe capitalista, che può così vivere nel lusso e finanziare gli eserciti e le guerre che difendono la sua esistenza.

Queste guerre continueranno all’infinito, così come gli attacchi terroristici, a meno che la classe che lavora si unisca e prenda il controllo del prodotto del suo stesso lavoro, smantellando il modo di produzione capitalistico. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo costruire un movimento internazionale che possa creare in cui non sia il profitto dei capitalisti a dominare ma i bisogni delle persone, cosicché le atrocità come quella di Manchester abbiano fine. No alla guerra, sì alla guerra di classe.

CWO, 23 May 2017
Mercoledì, May 24, 2017