Vertenza Froneri: “dignitosi piani sociali”, ovvero l'ennesimo bidone sindacale

Quest’oggi, 22 dicembre 2017, si è conclusa la vicenda Froneri di Parma, con la chiusura definitiva dello stabilimento emiliano. “Dignitoso piano sociale” (1).

Grosso modo due mesi fa si apriva la vertenza nello stabilimento, a seguito della dichiarazione di Froneri Italy, che produce da decenni gelati del gruppo Nestlé, di chiudere senza apparente ragione economica l’impianto ducale per spostare la produzione nel Lazio. Sono 120 i lavoratori coinvolti nel sito di Parma.

La CIGL se ne è uscita velocemente con messaggi alla cittadinanza sulle “professionalità su cui investire” e “patrimonio da salvare”. Parole che peraltro trasudano di borghesia. Non si può dire che le intenzioni di rispondere a questo attacco siano state assenti: i lavoratori sono scesi in piazza a Parma, hanno creato un presidio permanente fuori dai cancelli, sono arrivati fino in Svizzera a suonare al citofono del signor Nestlé.

La partita si è giocata con sincera determinazione dei lavoratori, e a questi va riconosciuta una nota di merito, ma nel campionato sbagliato, o forse anche nello sport sbagliato: il terreno sindacale rivendicativo, che forse non è più nemmeno rivendicativo ma è più “accettazione del cataclisma”, la sconfitta in partenza della classe lavoratrice che si pone già battuta in posizione interlocutoria con il padronato. La lotta economica necessita di un diverso contenuto politico e di un diverso livello di scontro, in questa fase – di crisi acuta del capitalismo mondiale - forse anche impossibile da vincere, sul piano appunto semplicemente rivendicativo, nel contesto dello strapotere generale della borghesia, sia nello specifico del colosso Nestlé sia nella visione più complessiva. Ma rimane tuttavia una lotta fondamentale, perché si tratta della lotta per la propria vita. Fondamentale perché non si può né si deve subire passivamente gli attacchi del padronato, mai, ma anzi si deve cercare almeno di limitare e di contenere al massimo l'aggressione borghese. Fondamentale perché è nella lotta, se condotta coi giusti mezzi della lotta di classe e nella corretta prospettiva anticapitalista, che la classe lavoratrice può maturare un'esperienza – di combattività, solidarietà, determinazione – che va al di là della lotta specifica e concorre alla maturazione della consapevolezza che solo contro e oltre questo sistema economico-sociale ci può essere la vera alternativa a una vita di sfruttamento, insicurezza, povertà.

Giunti alla conclusione della vertenza non possiamo dirci stupiti delle solite litanie che provengono dai microfoni sindacali e istituzionali che si autoproclamano interpreti della parte lesa. “Danno al territorio”, “Drammatica perdita del sito produttivo”, “Dignitoso piano sociale di ricollocazione”. Dall’altro lato invece Froneri si dichiara soddisfatta. Soddisfatta per aver fatto quello che voleva con minimi danni collaterali. Soddisfatta di aver lasciato a piedi 120 lavoratori sul groppone di qualcun altro, ossia le varie forze istituzionali attivate. Soddisfatta perché può andare a sfruttare altrove.

Uno degli aspetti più gravi, tuttavia, che politicamente possiamo rilevare è il sentore comune – ossia delle suddette forze sindacal-istituzionali – per il quale non sia giusto che chiuda una fabbrica malgrado abbia un bilancio positivo. In questo caso questo sottintende che possa essere giusto, o quantomeno comprensibile, invece perdere il posto di lavoro se l’azienda non è in utile. Dal punto di vista della classe lavoratrice, la questione non è nemmeno da porsi. Il proletario per sua definizione vive di lavoro salariato/stipendiato. Con il suo lavoro paga il suo sostentamento, la sua casa e tutto quello che permette la “riproducibilità della sua forza-lavoro”. Ogni attacco al posto di lavoro, in qualsivoglia situazione, è uno spregiudicato attacco classista borghese contro le condizioni di vita del lavoratore. Non esistono né aggravanti né attenuanti. Nel sistema delle classi sociali non esiste il mal comune mezzo gaudio e nessun lavoratore può avallare, anzi dovrà aggredire ferocemente, ragionamenti e considerazioni sulle ragioni di questo attacco.

A questo noi lavoriamo.

EZ

(1) Riportiamo per intero la dichiarazione sindacale sull'accordo concluso al MISE. Chiunque abbia o abbia avuto un minimo di esperienza lavorativa e sia stato coinvolto in una qualche vertenza, sa, appunto, quale valore dare alle parole con cui i sindacati (CGIL-UIL) commentano l'accordo stesso, vale a dire parole, nient'altro che parole che, di solito, si perdono nel vento:

La dura ed esemplare lotta dei lavoratori appoggiati dalla Flai Cgil e dalla Uila Uil – si legge nella nota sindacale –, nonché dal sindacato europeo e mondiale ha permesso di ottenere un dignitoso piano sociale. Si è convenuto un percorso di aiuto alla ricollocazione, anche per gli stagionali. In più Froneri si è obbligata a riconoscere in caso di vendita dello stabilimento un diritto di precedenza alla riassunzione per i lavoratori licenziati. Di fronte ad un atteggiamento aziendale irresponsabile e di totale chiusura, in un contesto di leggi sbagliate che non tutelano il lavoro, questo accordo riconosce diritti e sostegni inizialmente negati. Ci auguriamo che altri e più capaci imprenditori investano a Parma, centro della qualità agroalimentare italiana.

rassegna.it – 22 dicembre 2017
Sabato, December 23, 2017