Manifesto fondativo del Comitato romano NWBCW

6 agosto 1945 la barbarie imperialista raggiunge il suo apice devastando Hiroshima e Nagasaki - 6 agosto 2022 nasce il Comitato romano NWBCW

La prima assemblea pubblica di presentazione del comitato si terrà il 15 settembre 2022 alle ore 20:00, presso la sede del Comitato di quartiere Alberone, Via Appia Nuova 365 - Leggi il manifesto e se concordi contattaci attraverso i canali indicati in fondo

No War But the Class War. Comitato Romano Contro la guerra imperialista Per la guerra di classe.

L’invasione Russa dell’Ucraina ha aperto una nuova fase della guerra imperialista. La guerra in corso è parte della contesa generale aperta in tutto il mondo fra le grandi potenze imperialiste (oggi si parla di circa 60 guerre in corso nel pianeta). Da un lato il blocco occidentale Nato-USA-UK-Europa (quest’ultima con alcune spinte ad una propria autonomia, sebbene al momento ancora deboli e contraddittorie) dall’altro Russia-Cina-Iran (a loro volta con le proprie reciproche contraddizioni).

La crisi strutturale capitalista che ha indotto questa guerra è giunta ad un livello tale per cui la guerra stessa è ormai diventata una costante delle nostre vite. Le crisi bellica, economica, ambientale e pandemico/sanitaria si sommano andando a peggiorare sensibilmente le condizioni di vita di miliardi di persone nel pianeta. Le differenti bandiere che in questa fase vengono agitate sono tutte interne alla logica capitalista e pertanto non esprimono in alcun modo una reale alternativa a questa situazione.

Democrazia, interesse nazionale e dei popoli, pace da difendere con le armi, tentano di mascherare – riuscendoci a malapena – i veri interessi che muovono i grandi predoni imperialisti in lotta tra loro. In realtà, per le sue caratteristiche, questa guerra accelera la corsa verso la barbarie di una nuova guerra mondiale. Ancora una volta, e come sempre, è la classe lavoratrice (il proletariato) ad essere chiamata a pagare: al fronte con il sangue, nel resto del mondo con il carovita, lo sfruttamento, i tagli ai servizi, la disoccupazione e la miseria. Analogamente le conseguenze più devastanti della catastrofe ambientale ricadono e ricadranno in primo luogo sulle masse proletarie e diseredate dei paesi periferici.

Il pacifismo vorrebbe un impossibile capitalismo dal volto umano, ma il movimento delle bandiere arcobaleno ha da tempo dimostrato ciò che era evidente da sempre, ossia di non rappresentare un’alternativa credibile. Contro questa guerra non si è nemmeno realizzata una vera mobilitazione per la pace.

I filo-nazionalisti – alcuni parteggiano per la Russia, altri per la cosiddetta Resistenza Ucraina – sono in ogni campo politico, da destra a sinistra. Questi sono gli agenti fautori del coinvolgimento della classe lavoratrice nella guerra, i promotori dello schieramento con uno o l’altro dei suoi fronti.

I rivoluzionari internazionalisti affermano invece che la guerra imperialista – in qualsiasi forma essa si presenti – deve essere disertata, che nella guerra la classe lavoratrice e i suoi figli hanno tutto da perdere e niente da guadagnare. L’unica vera alternativa è alimentare la guerra di classe, agitare la necessità e costruire gli strumenti per un alternativa di sistema, alternativa fondata sugli interessi generali e internazionali della classe lavoratrice.

Essere per la guerra di classe, per la costruzione rivoluzionaria di un’alternativa di sistema significa cominciare fin da oggi a denunciare la guerra imperialista, significa rifiutare la logica dell’economia di guerra, dei sacrifici per lo sforzo bellico, dello schieramento sui fronti, della democrazia e del pacifismo. Significa affermare la necessità della guerra di classe e della rivoluzione proletaria, far circolare, da subito e in ogni luogo e contesto possibili, il punto di vista della difesa degli interessi di classe e della necessità finale della rottura rivoluzionaria, organizzando attorno a tale punto di vista le forze migliori della nostra classe.

A partire da queste riflessioni compagni rivoluzionari e internazionalisti a Roma – come sta avvenendo in altre parti del mondo – si sono riuniti in un comitato contro la guerra imperialista e per la guerra di classe. Il comitato romano all’atto della sua costituzione dichiara fondamentali i seguenti principi:

1) La guerra è imperialista

La guerra è il mezzo attraverso il quale, in ultima istanza, il capitale affronta le proprie contraddizioni. La guerra mondiale, come dimostrano le precedenti due (1914/18, 1939/45), è la risposta imperialista al momento massimo di crisi del capitale. Nel capitalismo la distruzione finale e generalizzata di valore capitale ed esseri umani è condizione necessaria per avviare un nuovo ciclo di accumulazione.

Per i capitali, a cominciare da quelli più grandi, la guerra rappresenta un affare colossale sotto forma di commesse militari prima e, sopratutto, di appalti per la ricostruzione poi (per l’Ucraina già si parla di un nuovo piano Marshall). Gli appalti verranno distribuiti sulla base del peso soprattutto militare che le diverse potenze avranno dispiegato nel corso de conflitto. I finanziamenti verranno invece estorti dalle tasche proletarie, andando così a ingrassare i profitti capitalisti. Affermare che siamo nella fase imperialista significa infine riconoscere che da oltre un secolo i grandi briganti imperialisti si sono spartiti il mondo intero, trasformandolo nel campo di battaglia delle loro contese.

2) Nessun nazionalismo è progressivo

Se ancora all’inizio del ‘900 le guerre anticoloniali potevano forse avere, a determinate condizioni, una funzione progressiva anti-feudale, e in alcuni casi potevano favorire il superamento della fase del colonialismo, da lungo tempo tutto questo non è più vero. Ogni guerra nazionale è oggi un momento dello scontro – diretto o per procura – tra le grandi potenze imperialiste che si spartiscono il pianeta. I concetti borghesi di popolo, nazione e liberazione nazionale, tra loro strettamente collegati, sono definitivamente diventati concetti reazionari, negatori della necessità della lotta di classe e della rottura rivoluzionaria. Al proletariato curdo, palestinese o ceceno, a quello cinese uiguro come a qualsiasi altro proletario che sostiene gli interessi nazionalistici della propria borghesia va indicata la strada della lotta di classe, contro gli interessi borghesi, per l’unica alternativa possibile: una società senza classi e senza frontiere.

3) Per l’iniziativa indipendente della classe lavoratrice

La crisi e la guerra comportano gravi peggioramenti alle condizioni di vita proletarie. Nel mondo già iniziano a verificarsi le prime reazioni di rabbia, lotta e protesta. I comitati NWBCW non possono creare le lotte, ma quando queste si verificano hanno il dovere di intervenirvi per opporsi alle ideologie democratiche, popolari e nazionaliste dominanti – come alla logica meramente umanitario-pacifista – che ancora impestano la nostra classe; hanno il dovere di opporvisi e sollecitare una risposta e una mobilitazione consapevolmente di classe e politicamente anticapitalista e rivoluzionaria.

Sulla scorta delle lezioni proletarie del passato, dell’analisi di ciò che la nostra classe sta affrontando oggi e delle previsioni sul come le sue condizioni peggioreranno, ribadiamo che una vera opposizione alla guerra, ai sacrifici e all’economia di guerra, ai suoi costi sociali, politici e umani, deve iniziare a partire dai problemi immediati concretamente vissuti. L’opposizione nasce dalla manifestazione concreta che assumono gli attacchi alle nostre condizioni di vita e di lavoro, di cui le bombe e la guerra guerreggiata sono solo l’espressione più infame.

Chi si illude di combattere la guerra e le sue conseguenze senza porre al centro la lotta al sistema capitalista che la produce, sta di fatto legando mani e piedi del proletariato a questo sistema di sfruttamento. Oggi più che mai la lotta per la difesa dei nostri interessi, anche immediati, deve legarsi fin da subito alla prospettiva di un’alternativa di sistema, all’anticapitalismo politico.

Le parole d’ordine economiciste e radical-riformiste che sono anche oggi proposte dagli ambienti politici “antagonisti” e dal “sindacalismo conflittuale”, da sempre velleitarie e controproducenti, in questa fase assumono la forma di un social-sciovinismo che lega le lavoratrici e i lavoratori alla propria condizione di sfruttati, che nega ogni possibilità di alternativa di sistema e che, quindi, chiude l’orizzonte di classe a ciò che di misero il capitalismo può offrire. Le modalità di lotta che queste forze propongono sono inoltre solitamente ossequiose della legalità borghese, rispettose delle compatibilità capitaliste e tendono a dividere la classe. Queste forze hanno inoltre alla loro base la totale negazione di ogni discorso pratico di costruzione anticapitalista e rivoluzionaria.

Se la classe vuole iniziare a difendere i propri interessi immediati deve porre al centro l’autorganizzazione dal basso a partire dalle proprie assemblee di base, dando vita a comitati di lotta e sciopero autorganizzati, con rappresentanti eletti e revocabili in qualsiasi momento. Ma ancora tutto questo non è sufficiente. La lotta alla guerra imperialista deve entrare nelle discussioni delle lavoratrici e dei lavoratori, deve essere il collante fra la lotta per la difesa dei propri interessi immediati e la costruzione di un’alternativa di sistema. Lottare per l’emancipazione di classe significa costruire i momenti di discussione e gli strumenti politici e organizzativi necessari a confrontarsi con il salto di qualità sul piano della coscienza e dell’azione che la situazione richiede, fuori dai particolarismi immediatistici ed economicisti. Questo, nelle possibilità concrete date dalla situazione, è parte importante del lavoro dei comitati NWBCW.

4) Per l’organizzazione rivoluzionaria

La guerra è al contempo espressione e acceleratore della crisi capitalista, la classe lavoratrice è la prima a pagarne le conseguenze ed è pertanto l’unica che alla guerra e al capitalismo possa realmente opporsi. Ogni futura ondata di lotta avrà un senso anticapitalista solamente se al suo interno si sarà sedimentato un passo avanti nella costruzione dell’organizzazione rivoluzionaria. Solo in tal modo si potrà radicare la prospettiva dell’anticapitalismo e la classe potrà riuscire ad avanzare sia in termini organizzativi che di coscienza verso la sua definitiva emancipazione dal sistema dello sfruttamento e della guerra.

5) Per il sistema internazionale degli organismi rivoluzionari dei lavoratori e del proletariato

L’unica vera soluzione al problema della guerra, dell’imperialismo, della crisi economica, ambientale e bellica è la rottura rivoluzionaria. Questa significa la totale negazione dell’attuale sistema di dominio del capitale sull’essere umano e sull’ambiente, la negazione delle sue leggi disumane che si esprimono nella divisione in classi, nello sfruttamento, nel denaro, nel profitto, nella guerra.

Tale processo rivoluzionario è il solo che possa avviare e realizzare un mondo nuovo, un nuovo modello sociale e di relazioni umane basato sugli organismi assembleari dei lavoratori, per la produzione di beni finalizzati a soddisfare i bisogni, in armonia con la natura. Una società nella quale ognuno possa dare quanto può e ricevere quanto abbia bisogno, una società senza classi, senza denaro e senza frontiere.

Se questi punti sono un’ampia sintesi anche della tua posizione, allora è il caso che il confronto tra noi si faccia più serrato.

Comitato Romano No War But the Class War
nwbcw.roma@nwbcwroma

Abbiamo costruito diversi canali attraverso i quali puoi leggere i materiali e interagire:

Sabato, August 6, 2022