Note sulla situazione politica in Germania

La guerra in Ucraina ha messo ulteriormente a dura prova l'imperialismo tedesco a livello strategico ed economico. La crisi e, in aggiunta, la pandemia non hanno lasciato indenne la Germania. Nel 2020, la quota di merci tedesche sul mercato mondiale era solo del 7,2% (rispetto al 12% del 1990). Già prima della guerra erano stati annunciati ampi tagli di posti di lavoro nell'industria automobilistica, spina dorsale dell’export tedesco, a partire dal 2020 (21.000 posti di lavoro alla Daimler, circa 13.000 alla VW, 7.500 all'Audi).

La politica degli Stati Uniti sul continente europeo ha ripetutamente messo in discussione il futuro dell'UE e ha posto dei limiti al potere dell'imperialismo tedesco. Ciononostante, fino al 24 febbraio esisteva almeno l'opzione strategica di opporsi agli USA mediante alleanze tattiche con la Russia (l’interpretazione di Schröder della "via tedesca" durante la guerra in Iraq).

Il governo Scholz si è inizialmente opposto all’aggressività dell'imperialismo statunitense in Ucraina. Era ovvio che ciò metteva fondamentalmente in pericolo gli interessi dell'imperialismo tedesco in quanto potenza leader dell'UE e le importanti relazioni economiche con la Russia.

L'invasione russa dell'Ucraina ha cambiato bruscamente la situazione. Alla luce della nuova situazione che si era venuta a creare a livello mondiale, il governo tedesco non aveva altra scelta che fare blocco con l'imperialismo statunitense. Non è un caso che Scholz abbia parlato di "svolta" in questo contesto. Era diventato evidente che l'imperialismo tedesco non è (ancora) in grado di far valere i propri interessi di politica estera da solo e in modo indipendente contro le superpotenze imperialiste entrate in conflitto.

In questo contesto, non si ripeterà mai abbastanza che la Germania fa affidamento su un'industria basata per il 31% sul gas come fonte energetica e oltre la metà delle sue importazioni di gas provengono dalla Russia. L'economia tedesca, fortemente dipendente dalle esportazioni, ha ricevuto un'ulteriore e significativa battuta d'arresto. Oltre ai prezzi dell'energia, anche i prezzi dei beni industriali primari sono aumentati del 47% rispetto all'anno precedente. Nel secondo trimestre di quest'anno, l'economia tedesca ha ristagnato completamente con una crescita dello 0,0%. È vero che attualmente i media sostengono spesso che la "recessione incombente" (che in realtà è già arrivata) non sarà meno grave del previsto perché le catene di approvvigionamento non sono state completamente interrotte, ma si tratta di un'affermazione velleitaria. Secondo recenti rapporti, un quarto delle aziende sta pianificando di tagliare posti di lavoro a causa dell'aumento dei prezzi dell'energia. A ciò si aggiunge l'eredità della crisi del 2008 e il tentativo delle banche centrali di supportare gli investimenti produttivi attraverso bassi tassi di interesse. Non esistono dati affidabili sul numero di aziende tedesche cosiddette "zombie" (alcuni stimano sia il 14%), ma in vista dell'aumento dei prezzi dell'energia e di ulteriori rialzi dei tassi di interesse, si può ipotizzare una drastica ondata di fallimenti aziendali.

Non si può pensare che la Germania si assoggetti a un blocco imperialista guidato dagli Stati Uniti senza riluttanza nel lungo periodo. Si può piuttosto ipotizzare una politica ambivalente e mutevole, in cui si cerca di utilizzare ogni margine di manovra per far valere i propri distinguo. Lo dimostrano le reazioni aggressive alla "legge sulla riduzione dell'inflazione" di Biden, che sono state proposte e sostenute persino da fazioni del capitale favorevoli agli Stati Uniti. Il mantenimento dell’interscambio con la Cina è visto come una questione esistenziale da importanti settori del capitale. Ciò è evidenziato dall'approvazione da parte di Scholz dell'ingresso della società cinese Cosco nel terminal portuale di Amburgo, importante dal punto di vista logistico, e dalla delegazione di alto livello che ha partecipato al viaggio di Scholz in Cina (BASF, BMW, Deutsche Bank, VW e altre). Nonostante la battuta d'arresto, la borghesia tedesca continuerà a cercare di difendere la propria posizione a livello mondiale. Il dilemma è evidente: da un lato, la Germania ha bisogno dell'alleanza transatlantica (soprattutto in senso militare); allo stesso tempo, allontanarsi dalla Cina come partner commerciale sarebbe un disastro per i settori chiave dell'industria tedesca.

Tutte le fazioni del capitale tedesco sono consapevoli che non sarà facile tornare ai tempi precedenti il 24 febbraio. A lungo termine, la loro strategia è quella di riarmarsi militarmente e attrezzarsi in termini di politica energetica. In questo contesto, il programma di riarmo per cento miliardi (per il quale è stata necessaria una modifica della Costituzione) è solo il preludio a ulteriori armamenti. Il progetto di sostituire il Tornado con il caccia statunitense F35, che può essere dotato di missili nucleari, dimostra da solo che il militarismo tedesco ha superato tutti i tabù imposti dal passato. In termini di politica energetica, la borghesia tedesca conta sull'espansione accelerata delle energie rinnovabili (un settore economico non trascurabile in Germania) per liberarsi dalla dipendenza a lungo termine dal gas liquido statunitense.

A livello nazionale, il clima politico era ed è caratterizzato da una massiccia propaganda di guerra. Su tutti i canali, il sostegno militare viene presentato come unica alternativa. Anche innocui critici liberali che si limitavano a esprimere preoccupazioni per un'escalation nucleare sono stati duramente attaccati dai media e letteralmente messi a tacere.

I Verdi, in particolare, con le loro numerose casse di risonanza nella società civile, si sono dimostrati molto efficaci in questo senso. Sanno come relativizzare Auschwitz e i crimini tedeschi del passato e allo stesso tempo usare l'antifascismo come argomento morale per la guerra.

In questo contesto è notevole che il sostegno militare all'Ucraina sia stato giustificato principalmente con una "retorica di sinistra". ("sostegno ai colonizzati", "solidarietà con gli oppressi", "difesa dal fascismo russo"). In questo modo, hanno attinto a piene mani dai trucchi della politica dell'identità, che garantisce alla "vittima" una posizione privilegiata. Di conseguenza, l'ambasciatore ucraino Melnyk, ammiratore di Stepan Bandera, ha potuto rappresentare il suo aggressivo programma nazionalista senza obiezioni su tutti i canali come rappresentate degli aggrediti, potendo anche fare dichiarazioni apertamente antisemite.

Sebbene non siano riusciti ad accendere l'entusiasmo per la guerra, sono riusciti a mettere all'ordine del giorno il riarmo e la guerra come imperativo morale ultimo e senza alternative. Sono stati infranti tabù politici fino ad oggi considerati irrevocabili (forniture militari alle zone di guerra, riarmo massiccio e maggiore accettazione sociale per l’esercito tedesco). Si tratta di un'importante passo avanti per il militarismo tedesco.

La sinistra politica ha capitolato completamente di fronte a questa pressione. Mentre una parte è passata alla difesa "critica" dell'Ucraina (e della Nato) sotto la bandiera dell'antifascismo, un'altra parte ha distorto lo slogan "il nemico è in casa nostra" per sostenere più o meno apertamente la Russia. Altri ancora hanno cercato di stare fuori dalla guerra, di non prendere posizione e di salvare i loro programmi, senza successo. In questo contesto, le poche proteste contro la guerra hanno potuto attirare solo un numero limitato di persone e sono fallite a causa delle loro stesse contraddizioni.

Le implicazioni della guerra in Ucraina hanno anche acuito le contraddizioni all'interno della Linke. La scissione tra un'ala riformista classica e il nuovo progetto di sinistra nazionalista attorno a Sarah Wagenknecht sembra essere solo una questione di tempo. Una spaccatura del principale partito di sinistra alimenterà ulteriormente la confusione nell’area.

Al contrario, l'estrema destra è stata in grado di suscitare un certo consenso con la retorica nazionalista e filo-russa contro la guerra. Con circa il 28%, l'AfD è il partito più forte dell'Est (anche se soffre di lotte interne tra fazioni). Le manifestazioni di destra, composte da negazionisti del coronavirus, cospirazionisti e fascisti dichiarati sono riuscite a dispiegarsi con una certa continuità, soprattutto nella Germania dell'Est.

L’aperto tentativo di colpo di Stato da parte dei cosiddetti "Reichsbürger", con figure strampalate come il principe Heinrich von Reuß VIII, aveva indubbiamente qualcosa di bizzarro. Allo stesso tempo, però, dimostra che questo “ambiente” ha smesso da tempo di essere costituito solo da piccoli borghesi pazzi e innocui svitati. Non assomiglia neanche lontanamente ad una P2 come quella italiana degli anni Ottanta. Tuttavia, le connessioni e i contatti di quest’area con l'apparato militare, di polizia e giudiziario non devono essere sottovalutati, soprattutto nel contesto del "complesso NSU [il sottobosco nazista, n.d.r.]".

I pochi scioperi che ci sono stati quest'anno sono rimasti saldamente sotto il controllo dei sindacati (come le azioni dei portuali in estate). L'accordo salariale nell'industria metallurgica è rimasto al di sotto delle aspettative, pari all'8%, e in termini reali non compensa nemmeno l'inflazione. Resta da vedere se le tornate di contrattazione collettiva nel settore pubblico e nel servizio postale nella primavera del prossimo anno porteranno una qualche cambiamento. Al momento non sembra che sarà così.

Gli scenari di autunno caldo annunciati a gran voce da vari schieramenti di sinistra sono venuti meno su tutta la linea. Questo era prevedibile ed era anche la nostra valutazione. Il governo tedesco sta cercando di contrastare la rabbia sociale con misure protezionistiche e alcune concessioni. Anche se i vari “programmi di soccorso” portati avanti dal governo sono una farsa se confrontati con le promesse, al momento hanno comunque un effetto mitigante. Meglio poco che niente è l'atteggiamento di molte persone a questo proposito. La borghesia tedesca è riuscita a guadagnare tempo finora. La domanda è che a che prezzo e cosa succederà l'anno prossimo quando l'aumento reale dei prezzi dell'energia arriverà ai cittadini. Alla luce degli sviluppi della crisi mondiale (clima, guerra, prezzi dell'energia), il clima sociale è piuttosto caratterizzato da un diffuso fatalismo e da apatia politica. A ciò si aggiunge il disorientamento politico che è stato esacerbato dalla pandemia di Covid.

Eruzioni spontanee di rabbia sono certamente possibili in qualsiasi momento. L'unica domanda è quale potenziale possano sviluppare. Data la mancanza di alternative credibili e tangibili, la mancanza di esperienza e tradizione di lotta, è più probabile che lo sviluppo delle lotte di classe avvenga in un processo lungo e contraddittorio...

GIK
18 dicembre 2022

Note:

Immagine: commons.wikimedia.org

Venerdì, December 23, 2022