Prospettive per il 2023 Editoriale di Revolutionary Perspectives 21 (Serie 4).

Le prospettive per il 2023 sono fosche. L'inflazione è tornata a perseguitare l'economia capitalista e i lavoratori salariati di tutto il mondo stanno affrontando decisi tagli al loro tenore di vita, se non addirittura la miseria. Visto che le opzioni economiche per il capitale si stanno restringendo, anche lo spazio di manovra dei politici va diminuendo. Il rapido cambio del primo ministro della scorsa estate ha messo fine alla reputazione del Regno Unito che vedeva questo paese godere di governi stabili. Come sottolinea l'articolo a pagina 3, la grave crisi dell'aumento del costo della vita per la classe operaia ha subito un aggravio a seguito delle buffonate di Truss e Kwarteng. Ma ovviamente il contesto più ampio è rappresentato dalla crisi profonda e insolubile dei bassi tassi di profitto che perseguita da decenni l'intero sistema e per la quale non c'è soluzione capitalista al di fuori della massiccia svalutazione del capitale per mezzo delle infernali distruzioni della guerra. Non è quindi un caso che stiamo attualmente aggiornando e ripubblicando il documento della CWO che definisce la nostra ragion d'essere economica e che crediamo sia la corretta interpretazione per l'epoca attuale delle conseguenze del calo del saggio di profitto analizzato da Marx.

Ci sono molte prove riguardo l'acuirsi della crisi dei profitti. Quello passato è stato l'anno peggiore per gli speculatori finanziari dal crollo del 2007-8. Secondo il Financial Times i mercati azionari e obbligazionari hanno perso più di 30.000 miliardi di dollari nel 2022. Allo stesso tempo, il prezzo dell'oro - il "rifugio sicuro" per i capitalisti nelle fasi di crisi - è vicino al record massimo. Il tasso di profitto raramente è argomento di discussione tra gli esperti finanziari, ma la prova che è in continua diminuzione la troviamo nelle lamentele sui bassi margini di profittabilità in particolare negli Stati Uniti.

Come prevedibile, dopo tutto il trambusto della COP26 a Glasgow, i delegati al seguente incontro dello scorso anno in Egitto non si sono neanche preoccupati di fingere imbarazzo per il mancato raggiungimento di nessuno degli obiettivi dell'anno precedente, senza i quali ci assicurano che la vita sulla terra è sempre più minacciata. Non siamo "negazionisti del clima", ma siamo più che scettici sulla capacità o sulla volontà stessa del capitalismo di affrontare la questione del cambiamento climatico, questione di vita o di morte per tutti noi. Così com'è, la COP27 si è rivelata più un'opportunità di affari per i trafficanti capitalisti che un serio tentativo di fare qualcosa per il futuro dell'umanità.

Tuttavia il 2022 non sarà ricordato solo per il crescente costo umano di inondazioni, tempeste e siccità dovute al riscaldamento globale. La guerra in Ucraina è a tutti gli effetti una guerra tra gli Stati Uniti, che si trascinano dietro i loro alleati della NATO, e la Russia. Arriva dopo decenni di interminabili guerre per procura in giro per il mondo. Con i rifugiati ucraini per la prima volta nella storia il numero il numero dei profughi di guerra ha superato i 100 milioni. È già diventato il conflitto militare più ampio e più lungo in Europa dalla seconda guerra mondiale e rappresenta un punto di svolta per il mondo intero.

Il capitale sta esaurendo gli espedienti economici e finanziari per compensare la sua crisi di redditività. Come in passato, siamo arrivati allo scontro militare tra le maggiori potenze economiche mondiali. Per usare un termine irriverente dei giornalisti, “big war is back” (la grande guerra è tornata) e non si tratta solo del prolungamento delle azioni militari in Ucraina. Questa guerra è un presagio del peggio che verrà. Sia Biden che Blinken non hanno perso occasione per collegare la guerra in Ucraina con la vera minaccia rappresentata dalla Cina.

Non c'è dubbio su quale sia la potenza militarmente più forte. Il budget per la difesa russo dello scorso anno pari a 66 miliardi di dollari, anche se combinato con i 293 miliardi di dollari della Cina, è ridicolizzato dal budget combinato dei membri della NATO di oltre 1.100 miliardi di dollari. Ma né la Russia né la Cina sono dispsoste a sottomettersi alla Pax Americana, soprattutto perché non c'è nessuna "pax" in ballo. Le spese per gli armamenti sono in aumento anche per il Regno Unito che, nonstante a corto di liquidità, l'anno scorso ha sborsato 45 miliardi di sterline in armamenti diventando così il secondo maggior consumatore di armi della NATO dopo gli Stati Uniti. Alla faccia di "non ci sono soldi nel salvadanaio" per finanziare aumenti di salario per i lavoratori del settore pubblico.(1)

I ministeri della difesa della NATO stanno scoprendo che le linee di produzione di armi dormienti non possono essere riattivate da un giorno all'altro. Guerra permanente significa aumentare continuamente la capacità di produzione di armi, il che richiede investimenti che a loro volta dipendono dall'assicurarsi contratti di produzione a lungo termine. Gli Stati Uniti e i loro "alleati" sono impegnati a offrire ai produttori di armi tali contratti e si preparano per l'espansione su larga scala della produzione di armi. La Germania ha promesso 100 miliardi di euro per la "modernizzazione militare". Il Giappone sta aumentando le sue spese militari per “contrastare la minaccia della Cina”. Il minimo che possiamo aspettarci nel 2023 è che le tensioni tra Stati Uniti e Cina aumentino, in particolare su Taiwan dove non si può escludere un attacco militare cinese.

Mentre il capitalismo procede alla costruzione della "soluzione finale" per i suoi mali economici, c'è solo una forza in grado di cambiare il corso della storia, quel gigante addormentato che quando si sveglierà potrà avere la forza di rivoluzionare il mondo, la classe operaia. Questa è la cornice che sostiene il nostro appello per i comitati “No war but the class war’. Non sono intesi come una risposta a breve termine alla guerra in Ucraina, ma come un punto focale permanente per porre i problemi reali alla base delle lotte di oggi, nel Regno Unito e in tutto il mondo. Siamo solo ai primi giorni, ma si stanno gettando le basi. In questo processo si aprono possibilità di lavorare a fianco di altri internazionalisti, proprio come si dovrà fare in futuro quando la classe operaia creerà i propri organismi di classe. Sia chiaro, il nostro obiettivo è costruire la resistenza politica della classe operaia mondiale alle guerre e al sistema in decomposizione che le alimenta: NO WAR BUT THE CLASS WAR!

Communist Workers’ Organisation

Note:

(1) Ovviamente i difensori del capitale britannico hanno ora priorità diverse dal momento che "la spesa per la difesa sarà protetta dall'inflazione il prossimo anno e si prevede che crescerà fino a quasi 50 miliardi di sterline". [Il ministro della Difesa del Regno Unito, rapporto Ben Wallace al parlamento, da Financial Times 3.1.23]

Venerdì 27 gennaio 2023

Martedì, February 7, 2023