Volantino: Contro la repressione c'è una sola soluzione: la lotta di classe, la rivoluzione.

Contro la repressione c'è una sola soluzione:

la lotta di classe, la rivoluzione.

Non c'è mai limite ai giri di vite repressivi della borghesia. L'asticella della "tolleranza zero", tanto cara agli amanti della politica del bastone, si abbassa sempre di più, specialmente in periodi di forti tensioni internazionali che fanno presagire un'escalation dello scontro imperialista.

Nei piani dei legislatori fascistoidi conta poco che il Belpaese sprofondi in un letargo di pax capitalista, in cui il soggetto del cambiamento sociale – il proletariato - è scaglionato in più fronti divisi tra loro e, quando scende su un terreno di lotta, lo fa sotto l'addomesticamento delle centrali sindacali, mai andando oltre il terreno della mera rivendicazione economica all'interno delle compatibilità del capitale. Gli episodi significativi di lotte, tali da togliere il sonno alla classe dei padroni, sono troppo pochi; sia detto senza nulla togliere a quei settori di classe che sono costretti alla lotta per difendersi dagli attacchi padronali, sia pure nei termini appena accennati.

Nonostante questo, la strada dell'inasprimento delle politiche a base di sangue e sudore che colpiscono da molto tempo il mondo del lavoro dipendente, è segnata. Inoltre con l'evolversi dei vari fronti della situazione bellica - col rischio che diventi solo uno - la borghesia vuol legare mani e piedi al proletariato legnandolo di santa ragione. Questo per impedire che, le masse sfruttate, colpite da tanta violenza, possano reagire. Specie se per i capitalisti il rischio è quello di vedersi toccati nel proprio portafoglio. Questo è uno dei criteri ispiratori di questa svolta in senso ulteriormente repressivo della legislazione borghese.

Inasprimento repressivo che colpisce chiunque osa protestare, anche se è già in galera: dalle lotte contro la catastrofe ambientale a quella per la difesa dei migranti, da chi occupa case per soddisfare un bisogno primario e chi, appunto, lotta contro le disumane condizioni di detenzione. Non da ultimo, anzi, contro gli scioperi e le lotte sul posto di lavoro. Anche la semplice resistenza passiva diventa un reato

E' evidente che, in questo caso, si vogliono colpire esplicitamente le lotte operaie (intese in senso lato), come per altro sta succedendo in tutto il mondo, senza escludere l'Europa, dove, anzi, il giro di vite contro le espressioni di conflittualità operaia, anche solo sul terreno economico e sindacale, è, in proporzione, più marcato. La crisi e le forti turbolenze che l'accompagnano, riducono gli spazi di manovra delle borghesie, per cui la repressione aperta - il bastone – tende a sostituire il narcotico riformista, la carota, sempre più piccola e avvizzita.

Più il clima si fa pesante a livello nazionale e internazionale e più la classe dominante tende a governare con la paura, mostrandosi implacabile con nemici veri o immaginari: gli occupanti di case, gli immigrati, i giovani ecologisti... i lavoratori in lotta! E non importa il colore e il genere di chi siede ai palazzi alti, quello che conta sono le esigenze gestionali di potere della borghesia e i mezzi per portarle a compimento.

Finora, l'elemento sociale indispensabile per rovesciare questa cupa situazione è dormiente: finché la coscienza di classe non tornerà ad essere la benzina per il motore delle lotte e, soprattutto, sul sedile del conducente della macchina rivoluzionaria non c'è il partito che la guida, le cose andranno sempre peggio: per l'ambiente, per la nostra classe nel suo insieme. Per quanto duro sia, da questo dato di fatto bisogna partire, e soprattutto uscire.

PCInt – Battaglia comunista, della Tendenza Comunista Internazionalista

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Mercoledì, December 11, 2024