Sahel: ennesimo capitolo dello scontro imperialista

Il sei luglio, dall’intesa imperialista delle giunte militari di Burkina Faso, Mali e Niger (e con sostegno da parte della Russia), è sorta l’alleanza degli Stati del Sahel. La nascita di questa confederazione si ritrova in perfetta continuità con gli interessi inter-imperialistici dell’asse russo-cinese e del capitale nazionale saheliano nella regione, ciò va inquadrato nel contesto di competizione in Africa occidentale dei blocchi imperialisti che — così come nel resto del mondo — si contendono la spartizione di risorse, materie prime e forza-lavoro.

Gli obiettivi dichiarati dalla AES (Alliance des États du Sahel) sarebbero quelli di coordinare i tre paesi nel settore della sicurezza, dello sviluppo economico e della rappresentanza internazionale. Una perfetta combinazione che, come da manuale, fa gola alla “sinistra” del capitale che nelle sue fila accoglie questi eventi come baluardo “anti-imperialista” contro Francia, USA e i soliti noti. E sempre come da manuale, una volta che i governi golpisti hanno cacciato via i vecchi padroni, i contingenti militari russi non hanno tardato a sbarcare rimpiazzando le vecchie roccaforti francesi.

Come prima materializzazione degli interessi del capitale russo possiamo prendere ad esempio il settore energetico. Fra i tanti progetti di “cooperazione” fra la Russia e i tre paesi del Sahel possiamo notare grandi promesse fatte da Mosca su possibili flussi d’investimento dedicati all’energia nucleare. E’ il caso del Burkina Faso, ma anche del Mali, dove il quattro luglio di quest’anno sono stati siglati tre memorandum d’intesa sull’energia nucleare. I tre accordi mirano allo sviluppo e alla costruzione di infrastrutture nucleari in Mali e alla formazione di forza-lavoro nel settore dell’energia nucleare. Le firme presenti nei tre memorandum appartengono ad alcuni ministri maliani e ad alcuni rappresentanti della compagnia energetica “Rosatom”, importante monopolio russo, partito in delegazione per vedere con i suoi occhi, insieme ai diplomatici russi, questa nuova fonte di plusvalore e di risorse strategiche da spremere e sfruttare, che in questo contesto di grande crisi (economica) del capitale e di conseguenza di competizione fra blocchi, sfama il capitalismo (nel senso di rallentarne la crisi) con ciò che in modo contraddittorio lo mantiene in piedi: il profitto.

Parlando sempre di Mali, possiamo inoltre menzionare, l’accordo firmato con la Russia nel novembre del 2023. Questo accordo prevede invece la costruzione di una nuova raffineria capace di lavorare, a detta degli accordi, 200 tonnellate di oro all’anno. Per il Mali l’oro rappresenta il principale prodotto di esportazione del paese e, oltre a questo, possiamo solo aggiungere una cosa: il proletariato maliano continuerà ad essere sfruttato come forza-lavoro a basso costo con grande felicità del capitale nazionale e dell’imperialismo russo, che non ha fatto altro che rimpiazzare il capitale francese con quelli propri.

Il declino del giogo francese è stato ancor più compromesso dal recente sviluppo diplomatico in Ciad, dove il ministro degli Esteri, ha annunciato — in nome della sovranità nazionale — la fine dell’accordo di cooperazione difensiva che negli ultimi anni ha permesso alla Francia di stanziare migliaia di truppe nel paese. Certamente non a titolo gratuito.

L’imperialismo russo ha rimpiazzato quello francese nei paesi del Sahel. La nascita dell’AES non è altro che il rafforzamento dei legami inter-imperialistici nella regione, pronti ad alimentare le tensioni fra blocchi sotto la bandiera dell’imperialismo appartenente all’asse Russia-Iran-Cina. La recente destabilizzazione dell’Africa Occidentale a favore dei grandi blocchi imperialisti che operano nella regione, non è altro che uno dei tanti tasselli del puzzle, il puzzle dell’imperialismo e della crisi del capitale.

La soluzione è semplice, ed è valida in Africa così come nel resto del mondo.

In quanto comunisti internazionalisti ribadiamo la necessità di opporci fermamente a qualsiasi blocco imperialista, a qualsiasi stato borghese (che sia un regime autoritario o una “democrazia” liberale) e ad ogni forma di capitale nazionale e internazionale.

Rispondiamo agli interessi dei padroni con gli interessi proletari, interessi che soltanto il protagonismo proletario e il partito comunista di tutte le nazioni possono portare avanti, per la lotta di classe e per la rivoluzione comunista.

DL

Fonti utilizzate

link:

agenzianova.com

italiaoggi.it

congedatifolgore.com

africanews.com

lindipendente.online)

google.com

Giovedì, December 12, 2024