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Home ›Il 1905 in Polonia: documentare la rivoluzione
Ecco perché ti salutiamo, 22 gennaio, come un giorno di ricordo del grande passato e un giorno di speranza per il grande futuro!
SDKPiL, 1907
Per commemorare il 120° anniversario dello scoppio della rivoluzione del 1905 pubblichiamo alcune traduzioni di volantini contemporanei pubblicati dalla Socialdemocrazia del Regno di Polonia e Lituania (SDKPiL) nel corso di quella rivoluzione. Sono un documento storico degli eventi così come si sono svolti.
La rivoluzione inizia dopo che un corteo di massa di lavoratori a San Pietroburgo è violentemente attaccato dalle truppe zariste il 22 gennaio, scatenando nei giorni e nei mesi successivi un'ondata di scioperi e dimostrazioni in tutto l'impero russo, inclusa la Polonia. Per la nostra analisi della rivoluzione, rimandiamo i lettori ai nostri articoli sull'argomento.(1) Ma le seguenti dichiarazioni, pubblicate sotto forma di volantini per la distribuzione di massa rispettivamente nel gennaio 1906, gennaio 1907 e gennaio 1908, riassumono l'esperienza di ogni anno della rivoluzione e l'ascesa e la caduta del movimento di classe. La dichiarazione del 1906 è firmata come SDKPiL, ma le dichiarazioni del 1907 e del 1908 portavano in cima anche il nome del Partito operaio socialdemocratico russo (POSDR), il SDKPiL era infatti diventato una sezione del POSDR al suo quarto congresso tenutosi a Stoccolma nell'aprile-maggio 1906.
La rivoluzione del 1905 rappresenta una prova del fuoco per le organizzazioni politiche dei lavoratori: devono imparare non solo come avanzare con il movimento, ma anche come ritirarsi al suo fianco senza abbandonare il loro orientamento rivoluzionario. Da un'organizzazione di appena poche centinaia di militanti attivi nel 1903, l'SDKPiL cresce fino a più di 30.000 membri nel 1906, per poi ridursi di nuovo in seguito alle repressioni del 1907. Ma ci sono anche ripercussioni politiche, in Russia la rivoluzione evidenzia il crescente divario tra le fazioni mensceviche e bolsceviche del POSDR, con sezioni dell'SDKPiL che si avvicinano sempre di più ai bolscevichi. In Polonia, il principale oppositore dell'internazionalista SDKPiL all'interno del campo socialista, il social-patriota Partito Socialista Polacco (PPS), si divide nel 1906 sotto il peso degli eventi, con la fazione di sinistra che nel tempo si avvicina alle posizioni dell'SDKPiL.(2) La rivoluzione del 1905 sembra dimostrare possibile ciò che un tempo sembrava impossibile. E sebbene lo zar rimanga al potere e migliaia di lavoratori e militanti siano imprigionati, deportati o uccisi, il movimento risveglia la coscienza rivoluzionaria delle masse e dà vita all'idea dello sciopero di massa e del potere sovietico.(3) Così facendo prefigura le lotte a venire. Se nel 1905 la socialdemocrazia rivoluzionaria vedeva ancora il suo compito come quello di aiutare a creare le condizioni in cui sarebbe diventata possibile una lotta diretta per il socialismo, le contraddizioni sempre più intense di un sistema capitalista ormai globale avrebbero presto aperto una nuova era di guerra imperialista e rivoluzione socialista. Il 1917 è il capitolo successivo.(4)
Oggi viviamo le conseguenze della sconfitta di tutti i precedenti movimenti operai. I partiti di massa e i sindacati che avrebbero dovuto guidare la lotta per un mondo nuovo hanno invece contribuito a integrare la classe operaia nel capitalismo. Piccoli gruppi rivoluzionari abbondano in tutto il mondo, ma sono divisi su come rispondere a un secolo di controrivoluzione. Non stiamo parlando qui degli stalinisti o dei trotskisti, che abbracciano quella controrivoluzione e le danno il benvenuto, ma non c'è un dialogo significativo neanche tra coloro che riconoscono la sconfitta dell'ondata rivoluzionaria del 1917-18. Alcuni pensano di essere l'unica speranza per l'umanità, altri che faranno parte di una nebulosa lotta spontanea che sorgerà dal nulla. Altri pensano che sia sufficiente salutare ogni sciopero come se la rivoluzione fosse dietro l'angolo. Ma gli scioperi, dove avvengono oggi, tendono a limitarsi solo a questioni economiche piuttosto che affrontare questioni politiche più ampie. Mentre il pianeta brucia nei fuochi della guerra imperialista e della catastrofe ambientale, non si vede una risposta unita della classe operaia. In questo senso, la necessità di un movimento che possa risvegliare la coscienza rivoluzionaria dei lavoratori e aiutare i rivoluzionari a riorganizzarsi politicamente, un nuovo 1905 se vogliamo, è più grande che mai.
DyjbasCommunist Workers’ Organisation
January 2025
Note all'introduzione
(1) “A Majestic Prologue” - The Russian Revolution of 1905
(2) nel 1918 il SDKPiL e il PPS-Left si uniscono per formare il Partito Comunista dei Lavoratori di Polonia (KPRP). Vedere: A Brief History of the Communist Workers’ Party of Poland
(3) Vedere: Leon Trotsky’s 1905 and Rosa Luxemburg’s The Mass Strike.
(4) Russia: Revolution and Counter-Revolution, 1905-1924 - A View from the Communist Left
Un anno di rivoluzione (1906)
I
Il 22 gennaio 1906 chiude il primo anno della rivoluzione nel regno dello zar; rappresenta lo stesso tipo di svolta nella storia dell'umanità della Rivoluzione francese cento anni fa.
Quando un anno fa il telegrafo diffonde la notizia che, nella capitale dello zar sul fiume Neva, 200.000 lavoratori avevano lasciato il lavoro e marciato verso il Palazzo d'Inverno per implorare la libertà politica e la giornata lavorativa di otto ore, questa notizia colpisce le menti e i cuori delle persone in tutto il mondo come un tuono. L'umanità si trova di fronte a un evento magico, un miracolo, guarda la scena con il fiato sospeso; un'mmensa processione proletaria, un possente pellegrinaggio di lavoratori, che camminavano con passi lenti e pesanti, determinati ad affrontare tutto. Le masse, che marciavano per trovarsi faccia a faccia con l'onnipotente zar e proclamare: libertà o morte!
Un miracolo inconcepibile! Per centinaia di anni lo zarismo è stato un immenso cimitero, in cui milioni di persone sono nate, vissute e sono scese nelle loro tombe in schiavitù, in catene, ma tutto in un cupo silenzio. Un grave silenzio regnava in questa incommensurabile prigione di milioni, in cui lo schiocco delle fruste e il gemito di un popolo esausto erano interrotti solo dal suono della miseria degli operai e dei contadini. Singoli scoppi di ribellione, persino gli scoppi più eroici di “Narodnaya Volya”,(5) sembravano bruciare brevemente solo per essere poi estinti, rendendo l'oscurità di una schiavitù senza speranza ancora più terribile.
E così in questa tomba silenziosa, in cui milioni di persone hanno sopportato con umiltà le catene di ferro e il pesante giogo del dispotismo, un mare di cervelli si è scosso all'improvviso, l'intero popolo si è sollevato con il giuramento di ottenere la libertà o la morte e continua incrollabilmente, inciampando sui propri cadaveri e facendo lentamente la sua strada verso le trincee, rovesciando la vecchia fortezza del dispotismo, conquistando una roccaforte dopo l'altra e presto sulla vetta più alta innalzerà la bandiera rossa della libertà.
Un miracolo è accaduto quel 22 gennaio dell'anno scorso, inconcepibile per persone che avevano occhi, ma non potevano vedere, che avevano orecchie ma non potevano sentire. Eppure in quella processione di Pietroburgo del 22 gennaio la parola è diventata carne, la parola rossa della socialdemocrazia che risuonava sulla tomba dello zarismo da molti anni ormai e come un'allodola mattutina ha annunciato la primavera. Il 22 gennaio si avvera la previsione di un certo poeta, che una volta proclamò:
E da ovest un vento riscalderà questa terra.
Resisteranno allora i residui della tirannia?(6)
Il vento da ovest — quella era la grande tempesta dell'idea proletaria, della lotta dei lavoratori per l'emancipazione, del socialismo, che avendo volato in tutto il mondo e avendo risvegliato milioni di sfruttati ovunque a una nuova vita, arrivò dall'occidente al gelido cimitero dello zarismo, e cominciò a soffiare e soffiare, finché non accese una scintilla di luce nelle teste delle masse sfruttate e la fiamma della rivolta nei loro cuori, finché non si sollevarono e cominciarono a rompere l'eterna cascata di ghiaccio della tirannia.
Il 22 gennaio, quell'enorme processione di lavoratori mostrò all'istante da dove sarebbe venuta la libertà per la Russia. In precedenza il contadino russo si era ribellato disperatamente ed era stato messo a tacere dal pugno di ferro del regime zarista. La nobiltà russa, stanca dell'economia dei chinovnik, dei ladri e dei cosacchi, cominciò a muoversi e venne messa a tacere quando nel dicembre 1904 i chinovnik, i ladri e i cosacchi proibirono minacciosamente le proteste, quando proibirono le assemblee e i banchetti degli zemstvo e ordinarono il silenzio.(7)
Proprio in quel momento in cui tutto tacque, quando la frusta regnava sovrana, è allora che i lavoratori, indifesi e mansueti, si fanno avanti e chiedono la libertà. Ma tale è la forza della massa dei lavoratori in tutto il mondo oggi, tale è il suo potere, che la loro richiesta di libertà suona la campana funebre per il governo zarista, che così schiera cannoni assassini contro la marcia dei proletari indifesi e il sangue è versato come un mare.
Con il 22 gennaio si è aperta una nuova era della storia per lo zarismo, una nuova era della storia per tutte le nazioni moderne. La prima rivoluzione nella storia moderna guidata dalla classe operaia cosciente sotto la bandiera della socialdemocrazia è iniziata. E oggi il proletariato del regno degli zar, la più vecchia fortezza della barbarie, indica la strada. Oggi le scintille della rivoluzione in Russia e Polonia atterrano sui tetti di paglia dei paesi capitalisti in occidente e già piccole fiamme stanno producendo lingue acccese. Già a Vienna e Praga, già a Lipsia e Dresda, le masse operaie stanno scendendo in piazza per rivendicare nuovi diritti politici, e già è stato versato sangue sui marciapiedi tedeschi. Già ad Amburgo sono state erette barricate.(8) Il tuono brontola ancora timidamente in Europa qua e là e il fulmine lampeggia silenziosamente nel cielo. Ma la tempesta sta arrivando lentamente, soffiata dal vento da est. Il 22 gennaio, dopo aver risvegliato il proletariato di tutta la Russia, sta ora risvegliando il proletariato di tutto il mondo a una nuova fede nella sua emancipazione, a una nuova volontà di lotta.
Per molti decenni dopo 1848, il tuono della rivoluzione non si è udito in Europa. La borghesia ha rinunciato alla lotta, avendo conquistato il potere per sé, mentre il proletariato non è ancora riuscito a farsi avanti. Dopo la sanguinosa repressione della rivolta operaia della Comune di Parigi del 1871,(9) le lotte rivoluzionarie si sono placate e ha prevalso una beata "pace" per i padroni di questo mondo. Le classi dominanti, i governi e le persone cieche e di mentalità ristretta hanno persino iniziato a pensare che l'era rivoluzionaria fosse finita, che il regno del capitale regnerà per sempre. Finché il fulmine di gennaio non li ha risvegliati dal loro stordimento. Come presagio di una serie di future rivoluzioni socialiste del proletariato in tutto il mondo, il 22 gennaio è entrato nella capitale settentrionale dello zar l'anno scorso.
II
La rivolta spontanea della classe operaia a Pietroburgo è stata l'innesco di un'eruzione in tutto il paese. Diamo un'occhiata al corso della rivoluzione nell'ultimo anno.
Il 22 ha luogo il massacro nella capitale e già il 25-26 centinaia di migliaia di lavoratori in tutte le principali città della Russia, Polonia, Lituania, Livonia e Caucaso lasciano il lavoro in solidarietà con i loro fratelli assassinati a Pietroburgo. Improvvisamente viene inventato un nuovo potente strumento di questa prima rivoluzione operaia: lo sciopero generale. Per la prima volta nella storia dello zarismo e nella storia del proletariato di tutti i paesi, masse così grandi di lavoratori e in un'area molto ampia si sono sollevati a un singolo comando per combattere per un unico obiettivo. E questo comando non è stato dato da un grande leader, non da un nuovo Napoleone, ma dal sincero spirito di fratellanza e fraternità che vive in ogni lavoratore, il puro istinto di clase degli sfruttati e degli oppressi è stata la loro potente e infallibile guida. Il proletariato del nostro paese era in prima linea, le masse di Varsavia, Łódź, Częstochowa, Dąbrowa, Białystok, Vilnius sono state chiamate all'azione. Lo sciopero si è propagato attraverso tutto il regno dello zar e ha mostrato al governo zarista che i suoi nemici non sarebbero stati distrutti da un massacro in Pietroburgo, perchè questi non erano migliaia, ma milioni. In questo primo sciopero generale, l'intera classe operaia dell'impero dello zar è stata trascinata in azione e ha lottato come un unico esercito, guidata da uno spirito, mirando a un obiettivo. Libertà politica e giornata lavorativa di 8 ore sono diventate, qualche giorno dopo la manifestazione di Pietroburgo, lo slogan dei lavoratori di tutto il paese.
I giovani si sono schierati insieme ai lavoratori. Accanto alle fabbriche le scuole e le università si sono fermate; lo sciopero scolastico, un fenomeno senza precedenti, sta travolgendo l'intero paese. L'istruzione zarista sta morendo.
Il primo sciopero generale dei lavoratori è terminato. Ma la rivoluzione ha immediatamente assunto una nuova forma. Al posto di uno sciopero generale, sono scoppiati una miriade di scioperi in tutti i rami della produzione. Ogni sezione dei lavoratori ha iniziato a combattere separatamente contro i propri sfruttatori. I lavoratori hanno iniziato a chiedere con passione la riparazione delle loro migliaia di lamentele, precedentemente sopportate con umiltà. Una lotta generale per il miglioramento materiale della vita, per la giornata lavorativa di otto ore si estende a tutte le aree industriali. In primavera continua questa lotta e alcune aree sviluppano un eroismo senza precedenti: Dąbrowa combatte nonostante la fame e lo sciopero continua per 6 settimane senza interruzione.
Poi arriviamo al Primo Maggio, la prima festa dei lavoratori dell'era rivoluzionaria. Il proletariato polacco prende di nuovo il comando. Varsavia stupisce tutti con una marcia sotto la bandiera della socialdemocrazia. La marcia del Primo Maggio si conclude con il massacro degli indifesi in viale Gerusalemme e lancia lo slogan della vendetta, per una nuova lotta in tutto il paese. A giugno, Łódź risponde alle festività del Primo Maggio di Varsavia e supera Varsavia in eroismo. Lo sciopero generale si trasforma in scontri di strada. Le prime barricate della rivoluzione vengono erette nelle strade di Łódź e coraggiosi combattenti del proletariato vi si avventano a decine. Dopo Łódź, Białystok e Częstochowa forniscono esempi di eroismo operaio. Riga risplende di coraggio, Kiev e Odessa appaiono come capitali di lotta eroica.
La fase degli scioperi ininterrotti si placa momentaneamente nel bel mezzo dell'estate. La tempesta rivoluzionaria sembra trattenere il respiro. E all'improvviso una nuova esplosione inaspettata: a sud, sul Mar Nero, la corazzata Potemkin, la nave dell'equipaggio ammutinato con la bandiera della Rivoluzione sull'albero maestro, galleggia come un fantasma di una fiaba.(10) È un presagio di nuove esplosioni: nella marina e nell'esercito dello zar. La rivolta della Potemkin è appena stata repressa, quando arrivano i primi messaggeri di una rivolta contadina. Fuori città, la campagna si unisce alla lotta. La rivoluzione si diffonde, cresce come una valanga. E il sangue degli operai scorre a fiumi. Il martirio di Kasprzak termina con la morte di un eroe della lotta per la libertà e il socialismo, una morte che scuote il mondo intero e alimenta ulteriormente la fiamma della rivoluzione.(11)
Lo zar con la sua banda criminale progetta di sviare e paralizzare la rivoluzione con l'inganno. Propongono il progetto fraudolento di Bulygin(12), vergognosa illegalità elettorale per la commedia della Duma zarista. Lo zarismo credeva che fosse ancora possibile ingannare i lavoratori, ma ne sottovalutava la maturità politica. La risposta al progetto di Bulygin è un nuovo scoppio di lotta e uno sciopero generale dei ferrovieri sotto gli slogan di Mosca, seguito da uno sciopero generale dei lavoratori. I progetti di Bulygin vanno in rovina. Lo zarismo morente pubblica il Manifesto del 30 ottobre, promettendo la libertà.(13) Prima che lo zar lo consenta, la libertà irrompe come un'ondata nello stato, i lavoratori lo prendono d'assalto, raduni pubblici, una stampa libera, sindacati spuntano come per miracolo dal sottosuolo. Lo zarismo risponde con un massacro generale, pogrom contro gli ebrei, i crimini delle Centurie Nere.(14) Ma la rivoluzione fa anche nuovi salti da leone in risposta: come un'eco della Potemkin, le rivolte navali risuonano a Kronstadt, a Vladivostok, a Sebastopoli. Dopo la marina, l'esercito si ribella a Pietroburgo, a Mosca, a Kiev, a Odessa. In risposta alla legge marziale in Polonia, al massacro nel Caucaso, un'eco fraterna: uno sciopero generale a Pietroburgo.
La guerra contadina avvolge la Russia centrale e meridionale come un incendio. L'intera Livonia è tra le fiamme della rivoluzione.
Lo zarismo tenta nuove violenze, arresti, divieti. La risposta è un nuovo scoppio di una lotta rivoluzionaria finora sconosciuta: uno sciopero generale delle poste e del telegrafo. A seguire, un altro sciopero generale dei lavoratori e la prima grande rivolta armata a Mosca.(15)
Così il nuovo 22 gennaio arriva su un terribile mare di sangue rosso, su un vasto campo di battaglia di vittime eroiche, su povertà, fame e sugli sforzi incommensurabili del proletariato. Ma allo stesso tempo si innalza sulle rovine dello zarismo.
È stato un anno di rivoluzione, come la storia non ha mai conosciuto, senza sosta, senza tregua. Non è passato un giorno senza lotta, senza vittime. Ma durante quest'anno la rivoluzione ha marciato di vittoria in vittoria. Perché ogni apparente sconfitta portava un momento dopo uno scoppio ancora più potente. La rivoluzione marciava instancabilmente in avanti, moltiplicando le sue armi, espandendo il suo campo d'azione, crescendo in coraggio e spirito. L'assolutismo marciava solo di crimine in crimine, di vergogna in vergogna, di bancarotta in bancarotta. Oggi ci troviamo di fronte all'ultima fase della rivoluzione, la fase della lotta armata. La rivoluzione sta di nuovo respirando, per esplodere ancora più potentemente, per scatenarsi e atterrare il nemico una volta per tutte.
III
Pietroburgo ha iniziato l'anno della rivoluzione con una processione di supplicanti, lavoratori armati della Passione di Cristo e guidati da un prete. Mosca ha concluso l'anno con una rivolta armata del proletariato organizzato sotto gli slogan e sotto la guida della socialdemocrazia. Questo è il contenuto e il risultato della rivoluzione dell'anno trascorso. Lo scorso 22 gennaio ha già indicato che la classe operaia è la forza decisiva che rovescerà l'assolutismo. Tutto l'anno passato ha confermato questa lezione. L'esercito di combattenti si è espanso e moltiplicato, sono arrivati i contadini, è arrivata l'intellighenzia russa, sono arrivati i funzionari, è arrivata la marina, sta arrivando l'esercito, ma il centro, il nucleo e il leader di tutto questo esercito è rimasto il proletariato industriale. E con l'espansione della lotta e della sua organizzazione, il proletariato è cresciuto costantemente in maturità politica, in coscienza e organizzazione. La lotta non solo si è ampliata, si è anche approfondita. Ciò che è iniziato come uno scoppio spontaneo e caotico di protesta e un appello alla libertà, oggi è una concentrazione disciplinata di ranghi, pronti a qualsiasi sacrificio, con una chiara comprensione dei propri obiettivi, guidati dal proprio partito di classe. Da una setta, la socialdemocrazia in tutto il paese è diventata un enorme movimento popolare nel giro di un solo anno. L'organizzazione politica ed economica del proletariato è maturata e si è espansa in modo potente.
E in questa maturità politica, in questa energia combattiva, nella volontà rivoluzionaria incrollabile del proletariato risiede la garanzia di ulteriori vittorie della rivoluzione e della sua vittoria finale.
Al momento attuale, quando il proletariato si prepara con piena concentrazione e ferrea volontà alla fase finale, agli scontri armati con lo zarismo, guardando con disprezzo ai suoi sforzi attorno alla commedia delle elezioni della Duma delegittimata, la borghesia sta di nuovo iniziando a pensare che la rivoluzione tacerà, che la baionetta e il fucile saranno padroni, che le masse in lotta e stanche lasceranno cadere le armi dalle loro mani.
Fucili! Devono schiacciare la rivoluzione, che è diventata una necessità storica, un verdetto della storia! I ciechi parassiti della rivoluzione dimenticano che se i fucili, che prima del 22 gennaio 1905 regnavano sovrani, non sono stati in grado di prevenire lo scoppio iniziale della rivoluzione, oggi, frantumati in parti, non saranno in grado di schiacciare la potente e furiosa rivoluzione.
Stanchezza! Lasciate che questi signori, nei loro nascondigli sicuri, che osano dissertare della stanchezza del lavoratore in lotta, guardino con i loro occhi nell'abisso di grande miseria, umiliazione e disperazione in cui il popolo lavoratore viveva e vegetava, in quell'inferno da cui è emerso il 22 gennaio per combattere, e capiranno che questa gente oggi non può abbandonarsi e tornare al giogo, proprio come un ruscello che cade dalle fessure di un ghiacciaio di montagna, precipitando nella valle, non può tornare alla sua sorgente.
Il popolo lavoratore che è sceso in piazza il 22 gennaio 1905 e ha iniziato una rivoluzione, era stanco non della rivoluzione, ma della miseria e della vergogna, del giogo dello sfruttamento e dell'oppressione. Quel giorno i proletari di Pietroburgo, stanchi di secoli di oppressione, hanno gridato: non torneremo al giogo. Meglio la morte che la schiavitù!
E oggi, dopo un anno di eroica lotta, il proletariato di Polonia e Russia, di tutto il paese, rinnova il suo giuramento e la sua risoluzione di continuare la lotta senza tregua fino alla fine, fino alla vittoria! Prima che il 22 gennaio sorga per la terza volta, la fortezza del dispotismo annegherà in quel mare di sangue, in cui un anno fa, ha cercato di annegare, il primo giorno della Rivoluzione, la libertà e il popolo in lotta.
SDKPiLGennaio 1906
Sia santificato, sia santificato il nostro giorno di sangue e gloria! (1907)
Lavoratori! L'anno più difficile della rivoluzione è trascorso e ci troviamo di nuovo di fronte al giorno del 22 gennaio, il giorno in cui per la prima volta il petto dei lavoratori ha colpito audacemente la fortezza dello zarismo in un'onda possente, in cui i primi fiumi di sangue proletario hanno abbondantemente innaffiato le strade della capitale zarista, in cui è stato seminato il primo seme sanguinoso della grande rivoluzione.
Ciò che era stato nascosto per molti anni nelle profondità della vita, ciò che era stato creato sottoterra, è emerso improvvisamente sulla superficie della terra. E davanti agli occhi del mondo attonito si dispiegò una tragedia storica senza precedenti, una battaglia senza precedenti di nuove forze con le legioni di un ordine morente.
Le salve di Pietroburgo, i gemiti dei proletari assassinati nelle strade della città dello zar, risuonarono con un'eco possente attraverso le vaste aree dello stato russo - e ovunque, in ogni angolo dove il loro suono giungeva, folle di schiavi, proletari si sono riversati nelle strade per spezzare le loro catene.
E scoppiò una lotta, come il mondo non aveva mai visto. Enormi ondate di un movimento di sciopero fluirono, attingendo alla fame e alla miseria, da secoli di schiavitù, ora avvolti nella luce abbagliante della coscienza di classe, risorse inesauribili di energia rivoluzionaria.
La tempesta della storia ruggisce sempre più potente. Il grande sciopero dell'ottobre 1905 strappa il manifesto costituzionale dalla rigida zampa dello zar. Ma la lotta continua, deve continuare finché il mostro morde, finché non gli abbiamo ancora strappato le zanne velenose. Il mostro morente raduna forze nere, organizza i resti delle sue truppe: la borghesia si precipita in suo aiuto, terrorizzata dall'impeto della rivoluzione, terrorizzata dalla potenza d'azione sviluppata dal proletariato. La rivolta di Mosca, soffocata in fiumi di sangue, lega ancora di più la borghesia allo zar e isola ancora di più il proletariato. Fin dall'inizio dell'enorme lotta contro lo zarismo, tutto questo mare di sangue, tutto questo grande martirio, la fame e il freddo, la forca e le pallottole, le prigioni e la taiga siberiana, tutto questo è stato alimentato dal sangue del proletariato, tutto è stato tratto dalla sua parte più nobile, da coloro che sopportano la fame e il freddo, la Siberia, il rogo del martirio e la forca, per il sacro lavoro di emancipazione del popolo lavoratore.
La borghesia all'inizio era solo una modesta spettatrice di questo dramma cupo, una spettatrice che si strofinava le mani al pensiero del potere e dei profitti che in seguito avrebbe tratto da questa sofferenza, da questa lotta del popolo lavoratore, dopo la vittoria. Ma non appena comprese dove stava andando il proletariato, non appena si accorse che la forza cosciente della classe che stava demolendo il vecchio edificio del dispotismo avrebbe voluto costruire sulle rovine di questo edificio la possente struttura del dominio popolare, non appena si accorse che i lavoratori volevano comprare con il prezzo del loro sangue non solo la libertà per la borghesia, ma libertà e pane per se stessi, da quel momento la borghesia cessò di essere una spettatrice e divenne un'alleata attiva dello zarismo.
Il ruolo del proletariato diventa ancora più difficile, ancora più importante. La sua coscienza è l'unica luce guida, seguita anche dalle masse dei contadini rivoluzionari. Ma questa coscienza, approfondendo la rivoluzione, la rende allo stesso tempo più difficile da realizzare, aumentando le barriere che la forza rivoluzionaria cosciente deve superare. E la rivoluzione, esaurite nelle battaglie preliminari le riserve di energia che aveva portato in superficie dall'enorme serbatoio, torna di nuovo nel suo letto sotterraneo, scorrendo profondamente e potentemente, così che più tardi con energia fresca e invincibile, come un uragano, come una corrente distruttiva, possa fluire nelle strade e nelle piazze e adempiere al suo grande compito.
Il governo zarista e la borghesia, incapaci di comprendere il complesso processo storico che è la rivoluzione, incapaci di comprendere che questo silenzio è la forgiatura di armi nel sottosuolo, si sfregano le mani, certi della vittoria. Perché dove sono le forze che potrebbero rovesciare la scossa fortezza del dispotismo?
Il proletariato è decimato, privato dei suoi figli più coraggiosi, i contadini calpestati dalle spedizioni punitive, ovunque forche, roghi, ovunque i gemiti degli assassinati, ovunque i gemiti delle donne violentate, dei bambini massacrati, degli anziani massacrati. L'intera vasta area dello Stato russo è diventata una camera di tortura, in cui giorno e notte la sfrenata folla zarista celebra orge selvagge.
E in queste condizioni lo zar convoca la Duma. Voleva santificare la vittoria con una commedia. Ma la Duma scelta sotto il segno della reazione — satura dei gemiti delle vittime innocenti — satura del fumo che spirava dall'incendio — satura dell'ingiustizia sofferta da milioni di persone — non era uno strumento nelle mani dello zar, così come non era uno strumento nelle mani del popolo rivoluzionario, che forgiava le sue spade lontano da essa.
Lo zarismo disperse la Duma.(16) Lo zarismo cercò una via d'uscita, perché vedeva che la sua vittoria era illusoria — perché questo silenzio gli faceva paura — perché non sapeva cosa avrebbe portato il giorno dopo — perché vedeva che il nemico si preparava a saltare e non sapeva dove e quando il colpo mortale sarebbe caduto sul suo collo. Contava sulla borghesia, pronta a leccargli i piedi, contava sui suoi Centurioni Neri, voleva basare la sua esistenza su di loro. Ha stretto un'alleanza con loro, li ha chiamati a contrastare la rivoluzione, in cambio gli ha promesso di condividere il potere e di fornire l'opportunità di strangolare il proletariato, ha promesso, senza avere alcuna intenzione di mantenere nemmeno questa promessa.
Corti marziali e pogrom militari per i rivoluzionari, riforme e una seconda Duma per la borghesia ,questo è l'ulteriore sviluppo della rivoluzione. Ma sforzi vani, fatica vana! Le forze della rivoluzione, sebbene temporaneamente nascoste, sono troppo grandi per essere schiacciate con mezzi infantili, la necessità della vittoria del proletariato poggia su una base troppo solida perché le momentanee repressioni zariste la possano indebolire.
La clandestinità ribolle. La clandestinità forgia spade; coloro che non cederanno, non potranno cedere finché non poseranno il loro piede vittorioso sul petto del mostro caduto. La clandestinità ribolle. La clandestinità si prepara alla battaglia, una clandestinità fatta da coloro che non hanno nulla da perdere se non le loro catene e un mondo da vincere. E ancora una volta — al momento giusto — da questo sottosuolo il vulcano della rivoluzione vomiterà lava ardente e ne inonderà il mondo intero. E ancora una volta due forze si troveranno faccia a faccia, e la battaglia finale avrà inizio.
Così, sebbene le prigioni siano piene dei nostri combattenti, così, sebbene il nemico tormenti ogni giorno singoli cavalieri della libertà, sebbene le ferite del proletariato continuino a sanguinare, sebbene, come sciacalli assetati di sangue, i capitalisti vogliano approfittare di questo momento e bere il sangue dei lavoratori, in mezzo allo scontro delle sciabole dei carnefici zaristi, in mezzo al sibilo delle loro fruste, allo scricchiolio delle forche, al fragore delle salve, l'orecchio allenato di chi ha da tempo compreso e sentito la necessità storica distinguerà facilmente il sordo fragore proveniente dal sottosuolo, coglierà facilmente i suoni attutiti della tempesta rivoluzionaria, che inaspettatamente, come un uragano, verrà in superficie e purificherà la terra da ogni tipo di sporcizia.
Ed è per questo che ti salutiamo, 22 gennaio, come la nostra festa, come il giorno in cui il sangue sacro del proletariato è fluito sulla terra e l'ha fecondata e preparata per la semina della rivoluzione! Ecco perché ti salutiamo, 22 gennaio, come un giorno di ricordo del grande passato e un giorno di speranza per il grande futuro!
Lasciando il lavoro nelle fabbriche e nelle officine, in questo giorno sfidiamo le potenze della reazione, lasciando il lavoro nelle camere di tortura del capitale, lanciamo il guanto di sfida a tutti coloro che gracchiano un canto funebre, su di noi che siamo vivi e pieni di fede e forza accanto ai cadaveri freschi dei nostri fratelli caduti.
Lasciando il lavoro nelle fabbriche e nelle officine, lanciamo a coloro che gemono nelle segrete, a coloro che nella lontana taiga della Siberia, lontano da noi, forse soli, hanno perso la fede nel sacro lavoro, a coloro che forse si sono indeboliti per incredibili tormenti, a loro lanciamo un potente respiro di nuova speranza, nuova fede.
Sia dunque santificato, sia santificato il nostro giorno, questo giorno di gloria, questo giorno di sangue e sofferenza, da cui sboccerà una nuova vita di libertà popolare! La clandestinità ribolle. La clandestinità forgia spade per coloro che andranno in battaglia, verso una nuova, ultima battaglia. Che questo giorno del 22 gennaio rinnovi la loro forza, rinforzi i loro ranghi!!!
Onori la memoria delle vittime della rivoluzione!
Viva la rivoluzione!
Viva il socialismo!
Viva lo sciopero generale!
17 gennaio 1907
Compagni lavoratori! (1908)
L'anniversario del 22 gennaio 1905 si avvicina per la terza volta.
Quel giorno, i lavoratori di Pietroburgo, in un impeto di fervore universale, organizzarono una grande manifestazione: si recarono in una folla immensa al Palazzo dello zar per chiedere libertà e pane.
Tra questa folla c'erano migliaia di persone che avevano conservato nelle loro anime una servile lealtà verso lo zar, una fede infantile che un sovrano potente e gentile avrebbe ascoltato le loro lamentele e i loro torti. Rimasero delusi! Lo zar rispose alle suppliche con l'omicidio, una grandinata di proiettili, che falcidiò centinaia di uomini, donne, vecchi e bambini, un fiume di sangue di martiri inondò il marciapiede di fronte al Palazzo dello zar... E nel sangue questa fede ingenua fu annegata per sempre e i lavoratori di Pietroburgo,,e con loro migliaia di lavoratori dell'intero Stato, ora capiscono che non poteva esserci accordo tra fuoco e acqua. Pertanto, da quel giorno memorabile inizia una nuova era nella lotta per la libertà nello stato russo.
Pochi mesi dopo quel giorno, scoppiò lo sciopero memorabile in tutto il paese, che costrinse lo zar a fare delle concessioni. E sembrava che i lavoratori avrebbero rovesciato il marcio trono zarista con un colpo solo... Ma la tragedia storica che i lavoratori avevano sperimentato così tante volte prima si ripeté: c'era desiderio di libertà, non c'era consapevolezza dei percorsi che conducevano alla meta; c'era passione, non c'era perseveranza; c'era eroismo sconfinato, non c'era volontà incrollabile, non c'era capacità di usare tutte le proprie forze per ottenere una vittoria immediata... Così lo zar poté ancora una volta concentrare le sue forze, poté ancora una volta contare sui fucili nelle mani dei figli del popolo e si prese la sua sanguinosa vendetta.
Ma dopotutto, lo zarismo non spezzò il proletariato! Il desiderio di libertà prese vita in milioni di cuori, la consapevolezza della necessità di migliorare le condizioni di vita sorse in milioni di menti; i lavoratori sono cresciuti nella lotta, nella lotta hanno acquisito la consapevolezza dei loro obiettivi e mezzi. Perciò, nonostante le feroci repressioni, nonostante i tormenti, nonostante le forche e i lavori forzati, stanno raccogliendo le forze, preparando le loro fila, il lavoro per la causa sacra ribolle, e quando l'ora suonerà di nuovo, la classe operaia sarà unita, potente e invincibile nella lotta per i suoi diritti.
Teniamo a mente questi grandi compiti nell'anniversario del 22 gennaio.
Negli ultimi due anni abbiamo celebrato questo anniversario con uno sciopero di protesta. Quest'anno uno sciopero del genere non servirà, perché la crisi generale dell'industria, con la reazione scatenata, darebbe agli imprenditori l'opportunità di privare i lavoratori più coraggiosi dei loro guadagni, di minare la posizione dei sindacati, che, in un periodo di strenua attività organizzativa, non sarebbero in grado di opporre la necessaria resistenza.
Perciò, compagni lavoratori, vi consigliamo quest'anno di astenervi dallo sciopero di protesta del 22 gennaio.(17)
Ma celebriamo questo giorno raddoppiando il nostro lavoro per la nostra causa, per la causa del proletariato: il 22 gennaio ogni lavoratore cosciente si ponga l'obiettivo di conquistare nuovi membri per l'organizzazione politica e i sindacati; portiamo in questo giorno con raddoppiata energia la luce della coscienza di classe nelle file dei nostri fratelli; e infine, doniamo parte dei nostri guadagni per questo giorno all'organizzazione, alle vittime della lotta.
Lavoriamo in questo giorno, poiché la necessità lo richiede, ma siamo uniti nello spirito nella grande idea di liberare il proletariato e tutta l'umanità, siamo uniti nello spirito di servire la nostra causa.
Quindi il 22 gennaio concentriamo i nostri cuori e i nostri spiriti nel grido proletario:
Viva la libertà!
Viva il socialismo!
Gennaio 1908
Note:
(5) “Narodnaya Volya” (Volontà del popolo) era un'organizzazione rivoluzionaria clandestina fondata nel 1879 quando emerge dal precedente gruppo “Zemlya i Volya” (Terra e libertà). È liberamente ispirata all'anarchismo collettivista di Bakunin e al populismo “andare al popolo” dei Narodniks e tristemente famosa per i suoi atti di “propaganda dell'atto” volti a spingere le masse contadine all'azione: sabotaggi e omicidi. Dopo l'assassinio riuscito dello zar Alessandro II, attraversa una crisi interna dalla quale non si riprende mai. Alcune delle sue tattiche sono in seguito riprese dal Partito Socialista Rivoluzionario (SR).
(6) Adam Mickiewicz, The Monument of Peter the Great, traduzione inglese di Marjorie Beatrice Peacock e Goerge Rapall in Slavonic and East European Review (1 gennaio 1936).
(7) Riferimento ai banchetti e alle assemblee organizzate dall'opposizione liberale a sostegno della riforma politica. I chinovnik erano membri della burocrazia zarista. I reggimenti cosacchi erano utilizzati dallo stato zarista per il servizio militare e di polizia.
(8) Ispirati dagli eventi in Russia, nel 1905-6 decine di migliaia di lavoratori in Germania e in Austria-Ungheria scendono in piazza chiedendo l'introduzione del suffragio universale e pari diritti di voto. Il Partito socialdemocratico di Germania (SPD) e il Partito socialdemocratico dei lavoratori d'Austria (SDAPÖ) aiutano a organizzare queste manifestazioni. In alcune città, come Dresda e Amburgo, scoppiaono scontri di strada tra dimostranti e polizia. Tuttavia, non si sviluppa una situazione rivoluzionaria e la dirigenza socialdemocratica riformista respinge le richieste di uno sciopero di massa.
(9) Vedere: 1871-2021: Vive la Commune!
(10) La Potemkin era una corazzata della flotta del Mar Nero della Marina imperiale russa. Le recenti sconfitte nella guerra russo-giapponese in corso e le cattive condizioni di vita sulla nave minano il morale dell'equipaggio. Il 27 giugno 1905 inizia un ammutinamento. Questi eventi furono poi drammatizzati nel famoso film del 1925 La corazzata Potemkin diretto da Sergei Eisenstein.
(11) Marcin Kasprzak (1860-1905) è stato un importante militante socialista. Passa attraverso numerose organizzazioni politiche ed è perseguitato da mandati di arresto in tutta la Germania e l'impero russo. Nel 1890 co-organizza la prima manifestazione del Primo Maggio in Polonia e diviene amico e mentore di Rosa Luxemburg. Al suo ritorno a Varsavia nel 1904 fonda una tipografia clandestina del SDKPiL. Il 27 aprile 1904 l'edificio viene perquisito dalla polizia zarista: Kasprzak si difende e ne segue una sparatoria in cui muoiono quattro poliziotti. Kasprzak è processato e giustiziato sulle pendici della Cittadella di Varsavia l'8 settembre 1905. La sua morte diviene un grido di battaglia per il movimento socialista.
(12) Alexander Bulygin è Ministro degli Interni da febbraio a ottobre 1905. Redige la "Costituzione di Bulygin" che proponeva la creazione di una Duma come assemblea consultiva di rappresentanti dei proprietari terrieri e della grande borghesia. La proposta non soddisfa il movimento rivoluzionario che giura di boicottare la "Duma di Bulygin".
(13) In risposta al proseguimento di scioperi e proteste, il Manifesto del 30 ottobre emesso dallo zar va oltre la "Costituzione di Bulygin" e promette una Duma sotto forma di parlamento eletto con alcuni poteri legislativi effettivi.
(14) Le Centurie Nere erano gruppi di nazionalisti e monarchici che si opponevano alla rivoluzione, portavano avanti pogrom antisemiti e cercavano di frenare i lavoratori in protesta e le nazionalità sottomesse.
(15) Dopo l'arresto del Soviet di Pietroburgo il 3 dicembre 1905, il 7 dicembre inizia a Mosca una rivolta armata dei lavoratori, in cui i bolscevichi hanno un ruolo significativo. Viene repressa violentemente e da quel momento in poi il movimento rivoluzionario inizia a declinare.
16) La prima Duma, istituita nel maggio 1906, è dominata da gruppi di opposizione liberali. La seconda Duma, istituita nel febbraio 1907, mostra un aumento dei partiti socialisti. Entrambe le Duma sono sciolte dallo zar nel giro di pochi mesi. La terza Duma, istituita sulla scia delle manipolazioni del primo ministro Pyotr Stolypin del giugno 1907, limita il suffragio e assicura il predominio delle forze conservatrici. Dura il termine statutario di 5 anni.
(17) La decisione di non tenere l'ormai consueto sciopero di protesta del 22 gennaio indica come l'equilibrio delle forze fosse cambiato nel 1908. La rivoluzione era finita. Il movimento operaio era stato annientato dalle repressioni e migliaia di militanti erano stati imprigionati, deportati o uccisi. Le strutture del partito dell'SDKPiL erano scompigliate e dovevano essere ricostruite. Questo regresso contribusce alla scissione del 1911 nell'SDKPiL, che mostra il crescente abisso tra l'esecutivo di Berlino e quelli in Polonia con gli stivali sul terreno. Alla fine, fu lo scoppio della guerra che aiuta il partito a riunirsi attorno a ciò che contava di più: la causa internazionalista.
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