Assemblea su partito e conflitto di classe

Il 15 marzo si è tenuta a Roma, presso la sezione del Partito, l'assemblea dibattito “Questione del Partito e conflitto di classe odierno” aperta da una relazione e seguita da un dibattito fra i compagni presenti per l'occasione.

Preliminarmente va sottolineato come questo appuntamento politico si sia collocato in continuità logica con il precedente appuntamento dell'ottobre 2013, che aveva visto al centro dell'iniziativa una riflessione su “Lotte attuali e prospettiva rivoluzionaria”

Si è trattato in definitiva di riprendere i temi già affrontati precedentemente e di approfondire quelli legati alla funzione di avanguardia politica di Partito, sia in generale che nello specifico del carattere dell'intervento politico nella fase odierna, di fronte ai problemi che emergono dal conflitto di classe e nel relativo processo di costruzione-rafforzamento dell'avanguardia rivoluzionaria di Partito, anche a fronte della qualità della soggettività di classe che si esprime oggi.

La relazione introduttiva è di conseguenza ripartita da quanto elaborato nella precedente assemblea. Ovvero sulle condizioni politiche e materiali che va oggi esprimendo il conflitto di classe di fronte all'offensiva della borghesia sui diversi piani ed aspetti del rapporto proletariato-borghesia, nonché delle relative forme politiche che caratterizzano le espressioni che emergono da un punto di vista proletario da questo confronto.

La constatazione di un arretramento a tutto campo del fronte proletario e dello strutturarsi in questo di tendenze politiche arretrate (economiciste, spontaneiste, movimentiste,radical-riformiste, con vario dosaggio e mescolamento le une con le altre), accanto alla costante necessità borghese di negare l'esistenza stessa delle contraddizioni di classe con la relativa “scomparsa delle ideologie” (cioè del marxismo, inteso in primo luogo come teoria-prassi di liberazione ed emancipazione della classe sfruttata), non solo contrasta con le condizioni storiche oggettive di fase segnate da una profondissima crisi capitalistica, ma di converso rendono ancora più stringente la presenza ed un intervento dell'avanguardia rivoluzionaria all'altezza dei tempi.

Un intervento politico d'avanguardia e relativa strutturazione politico-organizzativa in Partito, che, è stato sottolineato, non è il semplice riflesso immediato del rapporto di sfruttamento, proprio al processo di accumulazione capitalistico nella sua costante necessità di estorcere plusvalore per dare fiato all'economia capitalistica, e dei conseguenti processi di resistenza proletari nella difesa delle proprie condizioni di produzione e riproduzione, sempre relativi al processo di sfruttamento capitalistico. Processo che definisce il carattere immanente alla contraddizione di classe.

L'avanguardia organizzata in Partito non è il prodotto, spontaneo od organizzato che sia, di un determinato momento della lotta di classe. Ma, pur essendo parte del movimento di classe, inteso in senso generale, il suo ruolo e la sua funzione sorgono come cristallizzazione degli interessi storici e generali del proletariato e accompagnano con la loro azione tutto il conflitto di classe nei suoi momenti di alta come in quelli di riflusso, ponendo al centro sempre l'interesse generale della prospettiva di ribaltamento del sistema di dominio presente.

A partire da queste premesse, la relazione introduttiva ha teso a riaffermare i caratteri generali del Partito di classe:

Il Partito comunista è una parte della classe operaia e precisamente la parte più avanzata, più cosciente e, quindi, più rivoluzionaria. Esso si forma con la selezione spontanea dei lavoratori più coscienti, più devoti, più perspicaci. Il Partito Comunista non ha interessi diversi dall'intera massa di lavoratori. Il Partito comunista si distingue dall'intera massa di lavoratori in ciò, che esso possiede una visione generale della via che la classe deve storicamente percorrere e, in tutti gli svolti di questa, difende gli interessi non di singoli gruppi o categorie, ma di tutta la classe lavoratrice. Il Partito Comunista è la leva organizzativa e politica con il cui aiuto la parte più avanzata della classe operaia dirige sul giusto cammino la massa del proletariato.

II Congresso della III Internazionale 1920

Da questo assunto generale di impostazione, sono strati tracciati i caratteri generali della strutturazione dell'avanguardia rivoluzionaria in Partito, il suo modulo politico-organizzativo, i criteri e metodi di relazione interna e la definizione del suo effettivo ruolo in rapporto alla classe e al suo ruolo dirigente attraverso la formulazione di una linea strategica, di un indirizzo programmatico e di una linea di carattere politico generale, elementi che nel loro insieme definiscano una linea tattica idonea all'intervento politico dell'avanguardia nel tessuto di classe e negli eventi che scandiscono il conflitto di classe stesso.

Nel suo prosieguo, si è teso a esporre tutte quelle posizioni che sia in senso storico che attuale oggi muovono delle obiezioni, quando non si oppongono, all'idea del Partito e della sua funzione nel conflitto di classe.

In particolar modo sono state riprese le posizioni proprie di Lenin nella sua battaglia politica contro il “ primitivismo e l'economicismo” del “Che fare?”, così come ci si è soffermati su una panoramica delle principali correnti politiche che hanno contraddistinto in epoca moderna il conflitto di classe italiano, soffermandoci principalmente sulle correnti movimentiste, economiciste e spontaneiste incarnate per lo più dall'operaismo e dai suoi rami dell'Autonomia Operaia.

Correnti che, seppur in diversa forma e adeguate ai tempi, pur con le dovute differenze, sono state sempre presenti nel movimento operaio, e che hanno fatto da freno, se non da vero e proprio ostacolo, alla realizzazione di un processo di avanguardia in Partito e con cui costante è stata la battaglia politica che i comunisti hanno dovuto intraprendere.

Pur ponendosi oggi la “questione del Partito” in termini diversi che in passato, nel senso che acquisito è il dato storico politico della sua funzione e diversamente si pone il terreno di scontro con queste correnti, è stato rimarcato come il ripresentarsi con “nuovi vestiti” di queste opzioni politiche nel momento attuale, sotto la forma di un sindacalismo “comunista”, di una politica dei “due tempi” (prima la lotta economica, poi la lotta politica), di un entrismo nelle lotte che si producono, teso ad appiattirsi sui contenuti delle lotte in quanto tali, riflettono, per la loro impostazione, i loro contenuti e la loro pratica, il dato di arretramento politico di quella soggettività di classe che mano mano si è andato strutturando, progressivamente all'arretramento del fronte proletario nei confronti dell'attacco della borghesia.

Questo è il punto che caratterizza tali espressioni politche, riflettendo più la crisi del movimento proletario che il suo punto avanzato. Queste posizioni hanno ridefinito il proprio ruolo, al più inteso come elemento “organizzatore” delle lotte, dove queste si producono sui contenuti propri alle lotte stesse. Condannando così inevitabilmente i processi di lotta alle tematiche immediate della lotta medesima, nonché offuscando gli obiettivi politico-programmatici di ribaltamento di questa società a cui i comunisti sono chiamati , non in termini generici o peggio ideali, ma secondo un piano sistematico d'azione che ne indirizza l'azione.

È stato rilevato come, all'interno di questa situazione, il dato positivo della capacità del Partito Comunista Internazionalista è stato quello di rimanere ancorato alla prospettiva socialista, di non aver partecipato al movimento di arretramento generale, di aver mantenuti fermi i propri indirizzi politici e programmatici, lì dove più forte si è fatto sentire il peso della situazione avversa.

Un attestarsi solido che, contemporaneamente, ha visto sviluppare e precisare i termini di intervento nelle espressioni di classe, rilanciando la propria presenza politica , pur con le modeste forze a disposizione, cosciente dei termini di fase e delle contraddizioni che si presentano all'agire dell'avanguardia di Partito in queste condizioni. Tra esse, in primo luogo, lo stesso processo di costruzione e formazione di nuove avanguardie rivoluzionarie che, dai limiti dati (dagli ostacoli oggettivi della situazione presente e soggettivi della progressiva perdita di riferimenti sul terreno della soggettività di classe basati su precise discriminanti teorico-politiche), veda oggi i principali ostacoli politici per l' affermarsi di una effettiva dimensione di Partito, la quale, sul piano delle avanguardie di classe, superi la parzialità indotta dalla lotta immediata e l'approccio idealista prodotto da una scissione fra teoria e prassi, fra cosa si auspica e cosa effettivamente si pratica. Un lavoro che rimane prioritario per il rafforzamento del Partito rivoluzionario e la sua azione conseguente.

EG
Giovedì, April 10, 2014

Comments

Il compito più importante di un partito veramente comunista è di rimanere sempre in strettissimo contatto con le più larghe masse proletarie.

I comunisti non rifuggono da organizzazioni operaie di massa non partitiche e, in date circostanze, non temono di parteciparvi e di utilizzarle ai loro scopi neppure se rivestono un carattere apertamente reazionario (sindacati gialli, sindacati cristiani, ecc.). Il Partito comunista svolge incessantemente il suo lavoro in seno a queste organizzazioni [...]

Nel difendere tenacemente ed energicamente il programma e la tattica rivoluzionaria del comunismo, il Partito comunista dev'essere sempre collegato nel modo più stretto alle organizzazioni operaie di massa ed evitare nella stessa misura il settarismo da un lato e la mancanza di principi dall'altro.

Ciao Segio (dirigente del PCL giusto?), rieccoti alla carica. Queste sono le preghiere che reciti la sera prima di andare a nanna? Ti è stata esposta mille volte in altre mille occasioni la nostra posizione sulla questione sidacale. Vogliamo replicare lo stesso dibattito? Perchè? Sei andato al dibattio pubblico di Roma (se non sbaglio se romano) per confrontarti da vicino con i compagni?

A me quella di tal Sergio appare un "ottimo" esercizio, in termini talmudici, di uno sterile citazionismo strumentalmente utilizzato per falsificare le posizioni politiche di chi scrive, che in nulla e per nulla - come è o sarebbe ben noto e chiaro a chi conosce le nostre posizioni politiche - prevedono alcuna defiance partecipativa dalle lotte economiche (di difesa o rivendicative) che in generale e storicamente la classe è ben capace (pur se ancora stenta assai...) a mettere sul piatto dello scontro sociale, dopo e malgrado decenni di forsennata aggressione padronale, statale e sindacale alle proprie condizioni di vita e di lavoro. Tanto meno in quelle occasioni in cui - e ovunque - la classe fosse effettivamente presente, fosse anche a ranghi ridotti (il che, spiace deludere il nostro, non è affatto!), o in qualche modo coinvolta.

Diverso il caso - e aggiungiamo - e spesso anche l'ambito "consentito" di intervento politico autonomo, laddove a "produrre" o condurre eventuali iniziative fossero invece organizzazioni operaie di massa in qualche modo "partitiche" che, assumendone e intendone mantenere monopolisticamente la direzione, opponessero il restringimento o la negazione di ogni spazio di possibile intervento politico autonomo altrui. Cosa che alquanto spesso (ma non solo) avviene, persino nel caso di manifestazioni "a direzione" sindacalista.

Ciò che peraltro poco abilmente si tenta qui e così di occultare o, peggio, di mistificare, insomma, è il MODO nel quale - secondo la nostra organizzazione - tale partecipazione va fatta, va articolata, per quali scopi e con quali obiettivi, su quale programma e con quale strategia (di cui la tattica è una delle componenti, assolutamente inscindibili dal programma). Ossia - diciamo noi - nella completa autonomia politica che deve contraddistinguere l'operare dei comunisti ovunque ad esso sia dato esprimersi.

E quando mi riferivo ai casi di iniziative organizzate e dirette da tali organizzazioni partitiche, mi riferivo a intergruppi, coordinamenti, reti sindacali e "minestroni" di varia altra natura e origine. Un nostro recente interessante contributo critico a riguardo è contenuto nell'articolo "Critica al Coordinamento No Austerity e al sindacalismo radicale" (leftcom.org). Riguardo poi alle nostre posizioni rispetto al sindacato e all'intervento nelle lotte economiche, tra gli INNUMEREVOLI articoli sull'argomento rintracciabili su questo sito, mi piace segnalare "Quale alternativa al sindacalismo?" (leftcom.org), giusto per riportare la questione delle indicazioni sull'intervento nelle "mitiche" lotte su un piano concretissimo e non meramente "ideale", "teoricistico" o men che meno talmudico. Molto chiaro risulterà quel MODO e quelle FINALITA' d'intervento al quale prima mi riferivo.

Battaglia Comunista

Mensile del Partito Comunista Internazionalista, fondato nel 1945.