Il 15 ottobre a Roma!

Il 15 ottobre saremo a Roma per il corteo degli Indignati. Mobilitiamoci per favorire in questo importante movimento di base il classismo e l'anticapitalismo rivoluzionario.

Accorrete numerosi!

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Comments

Si facciamolo! ma ricordiamoci che sciolti i cortei e finita la manifestazione i partecipanti non evaporano. possiamo contattare le medesime persone grazie al volantinaggio nelle cassette del poste, per esempio. sondiamo con continuità le opinioni di chi ci circonda, è il miglior modo per pescare gente con cui intavolare una discussione oggi, arruolare tra i nostri domani

Ricordo che alle 13 a piazza esedra faremo assemblea con gli operai del comitato disoccupati e cassaintegrati di Pomigliano d'Arco, di Bologna, e la Commissione Lavoro del Movimento degli Indignati di Roma.

Dall'assemblea partirà lo spezzone proletario!

TUTTI A PIAZZA ESEDRA SOTTO LO STRISCIONE:

CONTRO I PADRONI

SENZA IL SINDACATO

IL POTERE AL PROLETARIATO!

Il giorno dopo: i notiziari parlano di guerriglia, soprattutto di facinorosi e delinquenti, modello inglese da stadio, quindi senza obbiettivi precisi. Una manifestante urla chiaramente alle telecamere di rainews "è un corteo pacifico" alludendo al solito intervento repressivo ingiustificato delle forze dell'ordine, dall'altra il sindaco plaude gli sbirri, a suo dire insieme alla parte pacifica dei manifestanti, per aver contrastato una minoranza violenta. Infiltrati? Proletari con le palle piene? Delinquenti comuni? Il copione della palude ideologica è già attivo anche per gli indignati, le soluzioni borghesi alle tensioni sociali si sprecano, a parole! Ma non ce ne sono, la via proletaria è veramente l'unica possibilità! A New York ci sono manifestanti che pregano....

E' il solito gioco sporco dei padroni e delle loro istituzioni. i servizi di sicurezza italiani hanno per tempo creato un gruppo di provocatori, ossia i famosi e fumosi "black block", con lo scopo di dipingere chiunque si ponga anche in prospettiva contro il capitalismo e il dominio del patronato e di isolarlo dal resto della classe sociale in modo tale da reprimerlo con più facilità. Deve passare l'equazione contestatore uguale vandalo. Indi, dato che questi per adesso politicamente confusi indignati non distruggono niente, ci pensano gli stipendiati del governo, dando poi occasione al medesimo di atteggiarsi difensore dei beni di tutti, auto, fermate autobus, etc..., e eventualmente di aggredire schedare ed uccidere i veri manifestanti. Il messaggio è chiaro non solidarizzate con gente che dice di essere dei vostri, in realtà sono criminali. Inneggiate invece a chi li intercetta perseguisce e perseguita. C'è poi i calcoli elettorali del governo Berlusconi ma queste sono inezie.

Non credo sia corretto tirare fuori sempre questo fantomatico black bloc ogni volta che in piazza scoppia qualche casino, si rompe la vetrina di qualche banca o si spacca l'insegna di un'agenzia interinale. Indipendentemente dal fatto che sia una pratica utile o controproducente, bisogna capire che la rabbia montante nella gioventù proletaria si esprime anche in questo modo, andando a colpire i simboli più evidenti del sistema capitalistico che si vuole distruggere. E gli infiltrati nei cortei ci saranno sempre, inutile farsi illusioni su questo. L'importante è saperlo e cercare le soluzioni per arginarli. Per esempio, un minimo di servizio d'ordine.

Inoltre, sui tanti video reperibili sul web, è evidente come alle cariche della polizia abbiano risposto non "i soliti facinorosi" ma una parte consistente dei manifestanti. Vedi ad esempio youtube.com

E questo è un dato positivo. Significa che, finalmente, non si va in piazza allo sbaraglio.

Dall'informazione di regime cosa bisogna aspettarsi? Le solite bugie, a trovarle non fanno mai fatica. L'importante è che il movimento non si areni, e che anzi approfitti di quello che è successo ieri per prendere finalmente le distanze da quell'area istituzionale (Sel, Idv, Grillo, ecc.) che pensava di cavalcare gli Indignati per fini elettoralistici.

Gli è andata male.

Sono molto contento che i compagni qui abbiano compreso il giochino della borghesia sui fantomatici black bloc.

Di infiltrati ce ne sono stati circa 4-5, li ho visti io essere presi dalla digos (o comunque funzionari in borghese) in via Cavour ed essere rilasciati in via Labicana. Penso siano loro i responsabili delle prime auto incendiate.

Ma ciò che è successo in piazza è un altra cosa, come giustamente avete già sottolineato. In realtà c'era l'intenzione di non tollerare nessuna attività spontanea al di fuore della sfilata autorizzata. Tutto è cominciato con la carica dopo che il camion dei precari ha annunciato che avrebbe proseguito in giro per la città il corteo. Dopo poco è partita la carica e, giunti in piazza San giovanni, la Guerra.

Daniele

Gek ti faccio un altro esempio, gli scontri di alcuni giorni fà tra celere e Cobas in realtà non sono mai avvenuti. Molti fumogeni per creare atmostera e nascondere i fatti. poliziotti e manifestanti mossi da una stessa mano come soldatini mossi da un bambino. E' un messaggio ai padroni da parte di stalinisti ora senza poltrona. La situazione della "gente" peggiorerà dunque meglio se al governo siede un partito che fingendosi loro amico possa con più facilità far passare licenziamente e aumento costi. La rabbia proletaria raramente si esprime col vandalismo fine a se stesso o con l'omocidio politico. Ho vissuto la fabbrica e il centro commerciale da precario ma con gli occhi e il bagaglio culturale del militante comunista e so quel che dico. Ovviamente creare disordini da la scusa per aggredire chiunque mostri idee e autonomia di giudizio. Ripeto il lavoratore non è tale solo in manifestazione e la manifestazione non è assolutamente l'unico luogo dove reperirlo.

Vi vorrei segnalare quest'articolo (lettera aperta) assai interessante: tapaidiatisgalarias.org

il monopolio e manco il controllo della c.d. "violenza" di piazza nn lo ha mai avuto neppure il pci e la cgil nei loro anni d'oro...figuriamoci un cartello composito di aasociazioni,movimenti e partiti come quello che ha promosso il corteo di sabato a cui purtroppo nn ho potuto essere presente !

lo spezzone "sotto accusa" aveva uno striscione eloquente:"Non chiediamo il futuro, Ci prendiamo il presente!"...la composizione di classe e lo sfondo oggi sn assai differenti da quelli ad es. delle rivolte di piazza del 1960, '62,'69 o '77...è evidente che i soggetti sociali in piazza oggi sn probabilmente meno riconoscibili ed ingestibili....la guerriglia di un pomeriggio passa...quel che resta sn i motivi che l'hanno generata e ciò che rappresenta ( x il Potere, x la ns classe e le sue avanguardie).

penso anche che nel prox futuro questa sarà una tendenza ricorrente e crescente con cui dover fare i ocnti volenti o nolenti.

personalmente mi preoccupano di più "l'orrore" della violenza (esercitata ...meno, paradossalmente, di quella subita - anche quotidianamente!) ed il contemporaneo culto della c.d. legalità ancora largamente dominanti nella classe. ( figli forse della sconfitta e della desertificazione politica degli ultimi 30 anni).

poi il Potere come sempre fà i suoi giochi sporchi su + tavoli:provoca, calunnia, divide, reprime ecc ecc..

ciao a tutti

un contributo alla riflessione, da fonte su posizioni distanti dalle ns:

baruda.net

p.s. grazie Anonimo del documento: l'ho solo scorso velocemente xchè abbastanza lungo ( ed in inglese x giunta...) ma sembra interessante.

Parlando in giro ti dicono questo: veri operai assenti da manifestazioni di questo tipo, i vandali elementi pagati dalle istituzioni ed a loro organici. Questa l'opinione di molta gente, proletari, che ritengono di aver cose più importanti di cui occuparsi piuttosto che seguire manifestazioni da loro ritenute messe in atto da "figli dei professori", e piccolo borghesi. del resto un movimento autonomo anche se non rivoluzionario come gli Indignati appare già in parte riassorbito, Lerner si tiene in trrasmissione un paio di futuri parlamentari. Gli scontri sono avvenuti solo in Italia perchè solo qui sono stati programmati da tempo da chi ci governa. In situazioni ben peggiori come Grecia e Giappone niente del genere. Pensate alla catapulta in Val Susa. poliziotti che l'hanno trovata sono quelli che dopo averla costruita lì l'hanno posizionata. Complici media dei padroni parte criminalizzazione di ogni dissenso. Se non bastasse e in futuro non basterà servizi segreti e simili inizieranno nuovamente a piazzare bombe e a dar colpa a fantomatici anarchici. Stiamo di più in mezzo a proletari poco o niente indirizzati politicamente e sgazziamo meno tra gruppi e gruppetti. Così conquistiamo,forse, la nostra gente

Io, Vasco, ho un'opinione diversa. Innanzitutto se stiamo dietro a quello che i proletari hanno in testa adesso stiamo freschi, di comunisti o semplicemente di lavoratori con un briciolo di coscienza di classe ce ne sono davvero pochi, la strada è ancora lunga.

Ma la storia che chi spacca la vetrina di una banca o si scontra con la polizia è un figlio di papà o un infiltrato non regge più da un pezzo. Nelle strade di Roma a tenere testa alla sbirraglia c'erano moltissimi giovani, anche proletari, o comunque figli di un ceto medio in via di proletarizzazione che, seppure confusamente, percepiscono che la solita sfilata rituale e pacifica a braccetto con la "sinistra" del sistema (Sel, Casarini, ecc.) è l'ennesima fregatura e decidono di rovinare la festa.

Lo stato farà sempre il suo mestiere infame (repressione, provocazioni, infiltrati, ecc.) con tutti i mezzi che ha a disposizione e lo sappiamo già. Ora sfrutta la calma, ora sfrutta la bufera, a seconda della convenienza. In questo lo stato è laico, e dovremmo imparare a esserlo anche noi. Di per sé il conflitto di piazza non è né un male né un bene, l'importante è dargli un senso politico.

L'importante è cercare di collegare il conflitto sui luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle periferie, a questa rabbia che monta nelle strade di tutto il mondo e che deve cominciare a darsi delle precise finalità anti-capitalistiche, mettendo all'angolo le illusioni riformiste e democraticiste ancora preponderanti.

E questo dipende soprattutto dalle avanguardie politiche presenti nel movimento. Cioè anche da noi.

Lo stato ne approfitta subito, Di Pietro chiede leggi speciali e a Roma vieteranno ai metalmeccanici di sfilare: repubblica.it

La fascio-democrazia colpisce ancora.

Beh, almeno insieme alle vetrine è caduta qualche maschera...

Se vogliamo influenzare i proletari dobbiamo entrare in contatto con loro e capire cosa pensano. Ovviamente in genere non si avvicinano alle nostre posizioni, se così non fosse il comunismo sarebbe già in essere. Il punto è questo; le "violenze" sono state spontanee, fosse anche programmate in precedenza, oppure sono state volute ed ottenute dalla classe dirigente? Io ritengo vera la seconda ipotesi. servono proprio ai Di Pietro e Maroni per giocare d'anticipo e prepararsi ad affrontare future, probabili, reazioni violente. Chi ha un mutuo pensa alle banche di continuo....... Non sto qui a filosofeggiare sulla violenza e le paternali da chi di violenza ci campa, istituzioni, preti, giornalisti, mi fanno vomitare. L'ipocrisia non ha il senso del ridicolo. Ritengo che tra Roma e i fatti di Londra giorni fa o di Parigi anni fa corra un abisso. Nell'insurrezione spontanea tanti alla fame saccheggiano i centri commerciali come anche 10 anni fa in Argentina, non fanno ghirigori sui muri

Nelle "Memorie" Giuseppe Garibaldi in una unica pagina dice ben tre volte - Mazzini parla sempre del popolo ma non lo conosce - non facciamo lo stesso errore

personalmente credo che se anche è vero che i "neri" hanno favorito i disegni del governo, dall'altro è altrettanto vero che non siamo noi comunisti a scegliere il terreno dello scontro. è un dato di fatto: infiltrati, insurrezionalisti, proletari incazzati... poco cambia. la crisi genera situazioni di piazza sempre più tese e "violente" noi ci dobbiamo attrezzare per portare avanti la nostra prospettiva, il nostro progetto politico.

questa contrapposizione tra chi sostiene che la violenza è stata favorita dal ministero dell'interno e chi sostiene che la violenza esprime una legittima radicalità della piazza è sterile. il dato di fatto è che lo scontro borghesia proletariato si sta radicalizzando, purtroppo non tanto nei luoghi di lavoro, quanto nelle piazze. a noi l'onere di rendere concretamente comprensibile e praticabile la nostra prospettiva.

Il complotto in effetti non esiste, come diceva Pasolini, ed intendeva che la storia non si spiega con nomi e nomignoli di meschini opportunisti, tirapiedi borghesi. Figure di secondo piano come tutta la compagine che compone il carretto elettorale, sindacale , clericale etc.. campano tutti a spese dei proletari a suon di proclami e menzogne nel tentativo di nascondere e difendere i loro privilegi. Dal soldato semplice al ministro, per tutta la piramide, ma propio tutta, troverai solo gente che vive facendo quello, tutti però si riempono la bocca di paroloni democratici e retorici. Una semplice verità che fa gola ad un proletariato affamato.. in tutti i sensi.

Vasco, qui non c'è da fare ipotesi ma solo da chiedere a chi a San Giovanni c'era. Io c'ero. Di organizzato non c'era nulla.

Il dubbio è solo per quegli episodi isolati di danneggiamento di vetrine, edifici e auto, che non c'entrano nulla con San Giovanni.

E' indispensabile stabilire davanti a scontri se questi nascono spontanei o sono messi in opera da istituzioni padronali al fine della propria conservazione! Questo per capire quale sia la reale temperatura sociale e per intervenire ove possibile tra il proletariato con più efficacia. Sterile è lasciarsi trascinare nella polemica violenza si o no, oltre tutto portata avanti da chi inneggia ai bombardamenti sulla Libia. Per quanto riguarda i testimoni oculari, uno vede solo una piccola fetta dell'accaduto e magari travisa. Per padroni e sodali niente sarebbe meglio che portare la contrapposizione allo scontro in strada, avrebbe così la possibilità di reprimere militarmente una piccola percentuale e di spingere con argomenti moralistici il resto verso la passività. Io da comunisto opero tra i proletari, quando erano mobilitati sul Carso, nelle fabbriche occupate del biennio rosso, tra i contadini in rivolta in Puglia nel secondo dopoguerra. Ma mi accerto che i rivoltosi siano tali e non inventati per avere una scusa per reprimermi. Come hanno fatto ad addestrarsi se siamo in massa ossessivamente spiati? Rimando al carteggio epistolare tra Marx e molti suoi collabiratori. PS I prezzolati come tali si riconoscevano anche in televisione

Non sto parlando di complotti ma dell'analisi razionale dei fatti basata sull'osservazione. Non sto dicendo che la gente sbaglia a ribellarsi o che usa metodi errati ma che la gente a Roma non si è ribellata. Lo avesse fatto ne avrei preso atto e avrei modificato il quadro della situazione generale. Ossia passività e rassegnazione proletaria pur con alcuni notevoli guizzi reattivi. Sgretolamento piccola borghesia che cerca soluzioni pur non contestando il capitalismo ma solo alcuni suoi aspetti od effetti. Io non mi sto rifiutando di operare in situazio di forte ribellismo, ci mancherebbe! E' che queste oggi in realtà non si verificano in Italia. Altra storia in Grecia per non dire Siria

Eventualmente lo stato "lascia fare" e infiltra qualche provocatore, non è che ti organizza gli scontri di piazza. Su questo, compagni, cerchiamo di mantenere il giusto equilibrio.

Io ribadisco quello che ho detto prima e aggiungo che, indipendentemente da quelle che saranno le conseguenze dei fatti di Roma, il 15 ottobre è stato il segnale che il conflitto sociale si sta inasprendo velocemente e che in piazza bisognerà andarci con le idee chiare.

Se il movimento continuerà a crescere e a mobilitare le piazze (e io lo spero) la questione del servizio d'ordine sarà più che mai centrale.

Il movimento degli Indignados tra un paio d'anni ad essere buoni, non esisterà più come i defunti No Global i cui capi hanno seguito la parabola dei loro predecessori anni settanta; Caruso deputato con Prodi e Agnoletto al parlamento europeo. Al suo climax in Italia i no global erano già col guinzaglio al collo. I black block a Genova, gruppi creati dall'istituzione per fare quello che hanno fatto a Roma, cioè, dare l'occasione per intimidire e malmenare i tanti in buona fede, presentare al grosso della classe i pochi che cercano di svincolarsi dall'ideologia a dalla pratica borghese come criminali, presentarsi come aggrediti e giustificare così leggi repressive e lesive di quel poco di umanità che il capitalismo mantiene. Di Pietro interpreta la paura e la voglia di repressione di tanti borghesi, Marchionne in primis, che temono reali rivolte. Noi siamo sorvegliati vorrebbero farci fuori ma per adesso abbisognano di una scusa legale indi ci cercano di indurci al reato. E' la pratica comune anche negli scontri tra politicanti per la poltrona. Le operaie OMSA che capiscono la falsità di CGIL fanno di più per la rivoluzione di tutti gli indignati. Presenziare alle manifestazioni non nostre può essere utile ma è solo una delle tante forme d'intervento. Paga il lavorio metodico e grigio

d'ccordo sul lavoro metodico e grigio, sulle critiche algi indignati etc (scontate), ma il fatto che se in piazza ci sono degli scontri questi devono necessariamente essere organizzati dalla polizia, questo non mi trova affatto d'accordo.

Fra un paio d'anni il movimento degli Indignati potrebbe essersi trasformato, potrebbe essersi spaccato, potrebbe essersi fuso con un movimento operaio montante. Nessuno ha la palla di cristallo (per fortuna) e quando la crisi porta in piazza centinaia di migliaia di persone i comunisti devono esserci con i propri contenuti per cercare di indirizzare questa sacrosanta rabbia - che si esprime anche con i sampietrini lanciati contro i vetri di una banca, niente di scandaloso - verso il giusto obiettivo che è il regime capitalista, con i suoi cani da guardia e tutti i suoi burattini politicanti.

Non trattiamo la classe operaia come fosse un bambino da coccolare e da assecondare, il paternalismo non ci appartiene. Gli Indignati devono andare verso il mondo del lavoro, così come il mondo del lavoro deve scrollarsi di dosso il torpore e il mito picista della legalità, ritrovando la sua capacità di mobilitarsi fuori e contro i limiti che il sistema gli i impone - con la complicità dei sindacati - per tenderlo incatenato.

Le catene si romperanno con un atto di forza, che il padrone chiamerà "violenza".

Carica con blindati e idranti in Piazza San Giovanni, inizia dal minuto 2,55: youtube.com

Altro che caccia al black bloc, volevano evitare che i manifestanti tenessero la piazza. Il sistema scricchiola e ha paura anche di un movimento eterogeneo e confuso come quello degli Indignati...

Quello stronzo di Maroni dice che si preannuncia un autunno caldo.

Speriamo.

penso che avere le idee chiare su cosa è successo sabato è importante xchè è determinante sul come stare in piazza i prox 16, 17 e così via...

alcuni spunti di riflesssione che mi vengono spontanei:

- in Usa col "progressista" Obama manifestazioni ultrapacifiche hanno visto centinaia di arresti, motivati da semplici infrazioni amministrative ( tipo camminare in strada ecc ) - segno che lo Stato non necessita sempre dell' alibi della violenza dei manifestanti per usare il pugno duro...

- qualche domanda dovrebbe porsela anche il cd Movimento: se uno spezzone numericamente assai ridotto rispetto al totale dei manifestanti è in grado di monopolizzare la manifestazione, qualcosa vorrà pur dire...se nn ricordo male lo stesso Lenin sottolineava come la lotta politica è lotta di minoranze organizzate x l'gemonia sulla massa e xciò la forma-organizzazione è molto importante...si è confermato l'assunto dialettico x cui una minoranza coesa che sa cosa vuole e quali mezzi usare x ottenerlo ha la meglio su un gruppo anche decine di volte + numeroso ma composto da "individui" che come tali si comportano ( è poi lo stesso principio che ispira l'azione della celere, tanto x restare in piazza...). Un movimento che non è in grado di fare ciò, come è possibile che possa strappare a dei veri criminali quali Stati, Banche ecc. anche solo un decimo di ciò che chiede???

- nella ns analisi nn si può prescindere dal dato che le lotte si verificano ancora sporadicamente sui luoghi di lavoro anche xchè nell 90% dei casi si parla di realtà con meno di 20 dipendenti...dove i rapporti di forza sn enormemente sbilanciati e ci si muove in genere solo nel caso estremo della chiusura,licenziamento ecc. In questo contesto la piazza/il corteo può talvolta divenire il momento dove convergono quelli istinti, spesso magari confusi e contradditori, di opposizione e ribellone all'oppressione vissuta quotidianamente sul posto di lavoro e non.

Secondo: l'italia è il paese + "vecchio" del mondo...gli over 50 sn di più degli under 30, gli 0ver 60 degli under 20...quindi è inevitabile che anche nella classe domini quel tipo d psicologia che marx definiva di "coloro che camminano verso il futuro guardando indietro verso il passato" - senza contare il carico negativo di disillusioni, sconfitte e compromessi subiti... In nordafrica l'età media è 27 anni o qualcosa del genere e secondo me questo dato spiega molto anche delle recenti rivolte ( paragone forse azzardato: confrontiamolo con l'età degli arrestati di sabato...).

- è mia sensazione che l'area x comodità definita anarco-insurrezionalista sta coagulando il malessere, lo spirito di ribellione all'oppresione della società attuale da parte di un numero crescente di giovani, di origine proletaria o in via di rapida proletarizzazione x l'immediatezza e la "semplicità" della sua azione politica...quindi ci andrei + che cauto a parlare di provocatori infiltrati, fascisti ecc ( ci fossero stati e se riconosciuti ocme tali la mera forza dei numeri ne avrebbe imposto la dispersione o cmq la riduzione a più miti consigli...). Poi sn convinto sia + che plausibile che i dirigenti l'ordine pubblico di sabato nn abbiano voluto andare oltre lo stretto indispensabile ( blindare cioè i palazzi del potere) nn sentendosi verosimilmente le spalle coperte da un governo traballante che sembra uscito da un film dei f.lli Vanzina ( nn scordiamo che a Genova nel 2001 Fini e La Russa erano nella centrale operativa delle fdo ).

Ribaltando x paradosso lo schema logico di sopra un anarco-insurrezionalista o chi x lui potrebbe sostenere che un partito rivoluzionario fatto da gente mai stata in prigione e magari pure incensurata è poco credibile se non "sospetto".... :))

ottimismo finale: tra gli anarchici individualisti francesi di inizio secolo - quelli che nn esitavano a tirare bombe a mano nei caffè frequentati dai borghesi x farla finita in fretta ocn questa società, tanto x dire di che pasta fossero... - si forgiarono anche personaggi come il grande Victor Serge che trovò nell'adesione al Partito Bolscevico e all'Internazionale il modo più coerente ed efficace di esprimere la sua ribellione alla società capitalista...noi possiamo, sappiamo e dobbiamo lavorare x offrire un'alternativa analoga nei tempi odierni !

ciao a tutti,

Non ho mai detto che dato che vi sono scontri magari organizzati dall'autorità, noi dobbiamo star fuori dalle manifestazioni oppure limitare la noistra attività. Questa è una vostra errate interpretazione. Ho solo detto che interpretare i fatti di Roma come un sintomono prossime insurrezioni proletarie è profondamente sbagliato. Dobbiamo studiare con metodo le tattiche nemiche quando ne sospettiamo l'impiego. Poco prima dell'ottobre rosso in Russia l'autorità zarista impiegava i "cento neri" come oggi vengono usati molti gruppi fintamente autonomi. Essere guardinghi non vuol dire apatici o rinunciatari, al contrario! agiamo con discernimento per essere più efficaci. Nessuna visione romantica del proletariato ma è lui che deve far la rivoluzione per cui con lui dobbiamo stare. Ho piacere che No Nick abbia citato Segre, un grande rivoluzionario. "La svolta oscura" è un reportage da dentro lo stalinismo veramente imperdibile. Purtroppo i nostri "testi sacri" non trovano udienza nelle librerie

Veri scontri si sono visti nei Cie, o come si chiamano ora, oppure a più riprese in Sardegna. La rabbia del lavoratore angosciato come espressione violenta è esemplificata a meraviglia dai marittimi francesi che presero in ostaggio un traghetto dalla linea Marsiglia - Bastia, mi pare, per protestare contro il proprio licenziamento. Stavano per intervenire i reparti speciali dell'Armeè quando si giunse ad un compromesso. I lavoratori, in gran parte corsi, sbagliarono di grosso quando reclamarono priorità di assunzione per i loro conterranei. Ma, ripeto, se fossero maturi il comunismo sarebbe già in essere.

hanno appena fatto passare in tv, su mtv, un annuncio il cui slogan era: "io voto (vuoto con la x sulla u), mentre una voce fuori campo esortava a "non farsi influenzare", sentite bene, "dai fatti del 15/10 a Roma" specificatamente!... "usare il voto per farsi sentire" e già questi (indignados) non hanno riferirimenti o capetti con cui trattare. Chissà perche, ma sembra diano più fastidio del solito, non sarà lotta di classe ma si vede che rompono i co...ni!

I media rilanciano l'illusione elettorale, il voto che cambia le cose. In fondo è il loro compito istituzionale

mi ha colpito questo appello confezionato in fretta e furia, non è usuale. Forse perchè il movimento è spontaneo o forse ancora di piu perchè internazionale? E poi come mai una cosi ampia partecipazione, ma anche meno, non si realizza mai davanti ai cancelli di una fabbrica?

ecco la meglio gioventù:

ilfattoquotidiano.it

:)))

Perchè ci vanno, se ci vanno, solo i dipendenti di quella fabbrica. Perchè il proletariato ha perso in gran parte la consapevolezza di essere tale e la conseguente solidarietà non viene quindi espressa. Perchè padroni tramite i loro media e sindacalisti fanno di tutto per incoraggiare questa tendenza masochista. Perchè l'interclassismo degli indignati attira più facilmente in quanto portatore di una ideologia epidermica che non taglia i nodi gordiani dell'attuale sistema economico - sociale. Se la situazione contnuerà a degenerare è possibile che vedremo cose fino ad ieri impensabili.

La contrapposizione violenza-non-violenza è un infame prodotto del tutto ideologico, tanto elastico da essere utilizzato a seconda delle convenienze. In natura non esiste. Esistono invece eventi, cause ed effetti, processi, interazioni. Le molecole di un gas surriscaldato si agitano. Si scopre come, se ne traccia una teoria, si fanno dei calcoli. A nessuno viene in mente di dare un giudizio morale sulla loro agitazione.

Vi sono organismi unicellulari che, pur non possedendo sistema nervoso, mostrano una serie di comportamenti "intelligenti", ad esempio nella ricerca di cibo. Ma incominciano ad agitarsi in modo caotico non appena questo diminuisce: invece di darsi una calmata per non dissipare troppa energia, fanno esattamente il contrario. Cercando disperatamente di alimentarsi per sopravvivere, consumano più in fretta il poco che c'è.

L'uomo è un animale sociale. I suoi bisogni sono infinitamente più complessi di quelli di un organismo unicellulare. Entra in agitazione per molto meno della quantità vitale di cibo. Anzi, al livello elementare di sopravvivenza soffre d'inedia, mentre s'incazza enormemente quando gli tolgono ciò che ha conquistato o, a maggior ragione, quando incomincia a fare paragoni, non più con ciò che è stato, ma con ciò che potrebbe essere.

I manifestanti coordinati di mille città in ottanta paesi hanno alzato cartelli con un messaggio essenziale e quindi massimamente efficace. Siamo il 99% e quell'altro 1% detta legge, si pappa tutto e ci costringe al girone infernale del bisogno insoddisfatto. Elementare. Marx ha dato una sistemata alla faccenda dal punto di vista teorico, individuando i processi di formazione del valore e quelli della sua distribuzione fra le classi (Il Capitale, libro III, I redditi e le loro fonti). Come si sa, è giunto alla conclusione che non è questione di ripartire equamente il valore ma di eliminare le classi. Di trasformare il tempo di lavoro in tempo di vita. Mai le rivoluzioni sono avvenute per ripartire la ricchezza secondo "giustizia", esse sono state totalitarie, chi ha vinto si è preso sempre tutto.

La borghesia, proprio quella che adesso alza al cielo insopportabili lamenti sul "sacco di Roma" (cioè su tre auto bruciate e qualche vetrina rotta), coadiuvata da un servizievole stuolo di ruffiani, ha fatto fuori i feudali non certo chiedendo loro se per favore si toglievano dai piedi: ha fatto lavorare la ghigliottina a orario continuato, ha sconfitto eserciti dinastici, ha messo a ferro e a fuoco l'Europa intera e ha continuato il lavoro colonizzando il mondo con i metodi che sappiamo. Soprattutto ha piegato alla schiavitù salariata miliardi di proletari cavandogli il sangue. Oggi parla di non-violenza mentre appoggia la macelleria libica, una pilotata guerra tribale che galleggia su un mare di petrolio. Violenza da parte di chi e su chi?

Perché, si chiedono i custodi della tranquillità capitalistica, fra mille città, solo ad Atene e Roma ci sono state violenze? E sottintendono la presenza eversiva cosiddetta anarco-insurrezionalista. Fingono di non sapere che da febbraio fibrilla il mondo. Hanno rimosso le banlieues di Parigi e Londra. Hanno relegato alla storia gli incendi di Chicago, Watts, Los Angeles. Credono di poter usare contro il "comunismo" le duecentomila rivolte all'anno dei proletari e contadini cinesi.

Se proprio vogliamo dare un senso alla domanda, vediamo che ad Atene si licenzia e si taglia fino a costringere decine di migliaia di persone ad abbandonare le città per tornare in campagna dove qualcuno può almeno sopravvivere. Vediamo che in Italia ci sono circa dieci milioni di lavoratori "atipici", cioè precari supersfruttati. Due o tre milioni sono disoccupati. Non esiste più nessuno che non sia coinvolto in questo macello, che non abbia qualche congiunto costretto a vivere con l'aiuto altrui, che non veda intorno a sé qualcuno praticamente alla fame. Anche un cretino capirebbe che, per puro calcolo statistico, fra la massa dei milioni di giovani incazzati qualche migliaio per forza incomincia ad agitarsi. E siccome un essere umano con il suo sistema nervoso è un po' più complesso di un batterio, lo scambio d'informazione tra gli incazzati non avviene attraverso toccamenti di vibrisse ma usando Internet, spostandosi in treno o in aereo da una città all'altra, scaricando la rabbia contro i simboli di coloro che ti promettono il paradiso del dio denaro e poi te lo negano.

Pancia e gambe precedono la sistemazione teorica, l'organizzazione viene per ultima. Non vogliamo leader! gridano i giovani in mille città: c'è da sperare abbiano capito che i leader possibili adesso sono solo gli emissari infiltrati di quell'1% ricordato dai cartelli. È ovvio che prima o poi dovranno pensare ad organizzarsi. Facebook non basta e lo stato ha tutto l'interesse a fare una bella confusione, indignados e ultras, marxisti e delinquenti. A Londra la politique-politicienne, cioè la politica possibile oggi, ha sposato la delazione più turpe. Ad Atene ha bastonato i violenti facendo picchetto in difesa del parlamento. A Roma ha schierato un campionario impressionante di sbirri improvvisati, compresi dei patetici ex spaccatutto, molto più oltranzisti degli sbirri di stato (giovani, se per caso un tempo li avete seguiti, stampatevi bene in mente ciò che dicono oggi!). Era ora che venissero a galla i campioni della politica. I margini per la mistificazione si fanno sempre più stretti, si capisce bene che gli spaccavetrine, qualunque cosa pensino o dicano di sé stessi, rappresentano una efficace cartina di tornasole. Violenza? Suvvia, a parte lo storico avvento della borghesia, è fin troppo banale far presente che solo in Italia, quotidianamente, ci sono tre morti sui posti di lavoro, che le amate automobili andate arrosto ne provocano una dozzina, che la malasanità ne provoca una trentina, senza parlare delle guerre, ecc. ecc.

C'è chi dice che gli attacchi dei ragazzotti, le fiamme, le cariche, gli arresti e tutto quanto hanno offuscato la grande manifestazione dei 300.000 di Roma e quelle contemporanee svoltesi in altre mille città. È vero. Ma è perché gli organi d'informazione guadagnano sugli eventi eclatanti e non sulla grigia routine. E le manifestazioni-processione senza costrutto sono diventate, appunto, grigia routine. Niente è più soporifero del tran-tran sindacale, niente è più malinconico dei ragazzi che gridano "no alla violenza!" mentre si beccano botte da orbi dalla polizia (visto a Madrid). Niente è più mistificante che autodefinirsi "indignato" invece che incazzato, ribelle, sovversivo, magari comunista (sempre che si sappia ancora che cosa voglia dire).

S'indigna l'intellettuale, il prete, il moralista. Per dovere professionale fingono di indignarsi anche il politico e il giornalista. Ma è facile constatare quanta efficacia abbiano avuto sessant'anni di indignazione contro le manifestazioni del potere borghese. Meno male che la copertura mediatica ha trascurato la palude dei candidi indignati e dei funesti politicanti mostrandoci diffusamente la poco digeribile punta dell'iceberg. Il potenziale tellurico che ha sconvolto mezzo mondo ha solo due possibilità per continuare a manifestarsi: o maturare verso forme radicali, dandosi obiettivi e organizzazione, o integrarsi nella pratica politica corrente.

Milioni di persone hanno sfidato le armi degli stati rischiando la pelle. Migliaia sono morte e stanno morendo, senza una prospettiva programmatica, solo perché ne avevano abbastanza di una vita senza senso. Le fotogeniche fiammate, i ragazzi mascherati, le falangi poliziesche delle metropoli occidentali, sono epifenomeni di un marasma planetario, la posta in gioco è la sopravvivenza di un sistema che ormai fa acqua da tutte le parti. Paradossalmente, proprio dove la mistificazione è massima, massimo è il potenziale. La borghesia occidentale aveva appena tirato un sospiro di sollievo dicendo che "sì, in Nordafrica e in Medio Oriente ci si batteva per la democrazia, ma qui che la democrazia c'è…". Ecco che la risposta è venuta, più rapida del pensiero omologato: anche "qui" in mille città, milioni di persone lottano contro la vita senza senso. Nei cartelli del 99% non c'è una rivendicazione, solo una constatazione. Sarà dura imboccare una strada nuova, ma quale "rivendicazione", quale "riforma" potrà mai scalzare la natura di un sistema sociale? Quando a New York un migliaio di dimostranti ha cercato di fare un sit-in sul ponte di Brooklin, la polizia ne ha arrestati 700. Dopodiché il sindaco ha concesso una piazza-ghetto in cui possano sfogarsi senza rompere le scatole.

Classico. E poi? La borghesia americana, quell'1% che conta, ha già manifestato i suoi sentimenti: "Ammazzate quei bolscevichi, fateli a pezzi". L'avevano già detto a proposito dei liberi hackers della rete. Indignatevi, se volete.

Si sa, molti a voce rifiutano la "violenza" ma in cuor loro ne hanno piene le tasche di demagogia e sono contenti quando si rompe il mortorio delle processioni. Comunque a Roma la gran massa dei manifestanti è rimasta inattiva sia rispetto ai "teppisti" sia rispetto agli improvvisati sotto-sbirri e ai vecchi nostalgici del PCI. Questi ultimi si sono trovati del tutto impreparati. Finito il tempo dei nutriti servizi d'ordine, incarogniti dall'impotenza, si sono limitati all'invettiva e a mandare allo sbaraglio (in certi casi a trattenere) qualche anziano militante esagitato. Assai gettonate le teorie complottiste: una parvenza di organizzazione da parte degli spacca-vetrine ha prodotto varie dietrologie su chi manovra chi e che cosa. In realtà l'organizzazione era unica, basata sui moderni mezzi di comunicazione, condivisi, internazionali. Una spontaneità ordinata alla quale si sono accodati i vecchi organismi politico-sindacali.

Molto interclassimo, dunque. Proletariato del tutto assente in quanto classe. Un pallido accenno di polarizzazione sociale che ha contrapposto chi è o crede di essere contro il capitalismo e chi vi si adagia più o meno comodamente utilizzando tutte le sue categorie politiche, sindacali, parlamentari, democratiche. Una buona dose di isteria borghese dovuta a semplice e inequivocabile paura. Niente che possa impensierire davvero gli apparati della classe dominante, se non l'inquietante (per loro) estendersi planetario della protesta e della sua organizzazione in rete. Sullo sfondo di una società che non funziona più, vengono a mancare le salvifiche, proverbiali, corruttrici briciole del banchetto.

aldilà delle differenze che ci sono e che nn sn oggetto di questo topic leggo anch'io e spesso apprezzo l'acutezza d'analisi dei comp di N+1 :)

Anch'io leggo la vostra stampa e apprezzo :)

Se ci appreziamo così tanto non si capisce perchè siamo due partiti diversi. La crisi è sistemica e dopo aver sbriciolato alcune nazioni periferiche tocca alle metropoli. I padroni e servile codazzo prevedono reazioni aggressive contro il continuo impoverimento che ci impongono. Potrebbero giocare d'anticipo, nei decenni hanno studiato fior di tecniche insidiose. Partendo da Hitler che incendiava il reichtag per incolpare i comunisti alle stragi di stato di Bologna, Italicus etc. la vecchia ma sempre buona strategia della tensione. La guerra si fa in due indi dobbiamo analizzare con scrupolo la realtà per capire la temperatura proletaria nonchè le tattiche in uso da parte del nemico di classe. Sicuramente alcune cose si stanno muovendo, a noi indirizzare verso l'anticapitalismo. Se tutti i rivoluzionari, ma quelli veri, iniziassero a collaborare sarebbe un passo avanti per renderci più forti in battaglia

Intanto sgombriamo il campo da un equivoco. Il 15 non ci sono stati infiltrati. Sono stati collettivi anarchici e la sinistra di quella che una volta si definiva autonomia ad innescare gl scontri.

Li hanno seguiti centinaia di proletari metropolitani e di figli della piccola borghesia immiserita.

Quindi e' un fenomeno autoctono non eterodiretto. Non credo che ci sia nessuna intelligenza e nessuna strategia dietro, ma questo e' un altro discorso.

Di sicuro se c'era un obiettivo da parte dei gruppi organizzati era quello di far saltare il giochino dalle mani di Vendola , Fiom e Uniti per l'alternativa.

Ci sono riusciti.

...come ho letto da qualche parte.... adesso il lavoro da fare è portare quella “rabbia che agisce” nei posti di lavoro e nei territori…

con un programma, una strategia, un orizzonte sociale alternativo.

ciao,

A Roma o altrove c'è un unico metodo valido ed è quello che ho indicato! Parlare di complotti è un modo per denigrare chi confronta la versione dei fatti ufficiale con i fatti stessi per verificarla. Chi metteva in dubbio l'esistenza delle armi di distruzione di massa in Iraq era definito complottista, dai tanti corifei del potere. Oggi sappiamo che aveva ragione. Non esistono soggetti politici vergini, o sono rivoluzionari come il PCINT, oppure sono guidati dai padroni spesso tramite partiti parlamentari. I centri sociali sono serviti ad irreggimentare e schedare ed utilizzare come carne da macello in piazza in funzione pro - potere costituito tanti potenziali contestatori. Dire sono i centri sociali è dire sono il PD \ Sel, è dire sono i padroni. La massa proletaria a bassa politicizzazione, sono loro il nostro obbiettivo. E' la gente normale

Nei centri sociali sono cresciuti i Gruppi di Lotta Proletaria (GLP), i cui militanti hanno poi aderito tutti a Battaglia Comunista e rappresentano oggi una buona fetta dell'organizzazione. Piano con le generalizzazioni. Ci sono centri sociali gestiti da avversari politici, ma PD e Sel sono nemici di classe, la cosa è ben diversa.

Il nostro referente è il proletariato, ma ci rivolgiamo a tutti coloro che vogliono farla finita con il capitalismo, "normali" o "anormali" che siano.

..Una lettura meno rozza della realta' no? Secondo te dall'Askatasuna al Gramigna sono tutti del Pd? Uscire di casa , prima di scrivere sarebbe utile. Va beh, che mi avevate scambiato per uno di Lc, ma insomma...

Ribadisco, si puo' non condividere. Ma c'e' stata una parte di "sinistra " del corteo che alzato il livello del conflitto.

Bada bene Vasco, io non sono per nulla d'accordo con quella scelta , ma di questo si e' trattato.

La cosa piu' rilevante e' che tantissimi, molto proletariato marginale e piccola borghesia immiserita gli e' andata dietro.

Particolarmente felice di sapere che abbiamo gente fresca che arriva dai centri. In realtà è proprio questo che dobbiamo fare, trarre dai gruppi come questi più gente possibile portandola sulle nostre posizioni. Ma, al di là di casi particolari, non trattare con chi dirige queste persone accordi particolari, non stilare collaborazioni. Ciò è più possibile con i gruppi d'area bordighista per quanto vi siano differenze che alla lunga pesano. Il ruolo dei sindacati per esempio e come regolarsi con essi. Anche in questo caso collaborazione su aspetti specifici nel rispetto reciproco e niente colpi bassi. Ci mancherebbe che sprechiamo occasioni in liti insulse o orgogli puerili. quando non si ha niente da dire ci si atteggia a sprezzanti degli argomenti altrui fingendo di mirare a ben più alte e nebulose mete. Roma in se conta poco, importante è impare il giusto metodo di approccio alla realtà

Io esco di casa per lavorare, informarmi, stare tra la gente come me e combattere. Non per rinchiudermi in ghetti creati per rendere anemici i miei sfrorzi. I centri sociali che ho visto erano baracconi retti da Rifondazione ed ereditati dal PCI.

Quando avevo quattordici anni e ho cominciato a interessarmi di politica, odiando la pseudo-politica istituzionale, sono andato nell'unico posto della città dove si parlava ancora di lotta di classe, comunismo e rivoluzione, seppure in modo confuso e mescolato a tante altre cose: un centro sociale.

Crescendo mi sono poi allontanato dall'area politica dominante nei CSA (i vari filoni dell'Autonomia et similia) ma è sempre in un CSA che i GLP hanno potuto svolgere le prime assemblee pubbliche e montare i primi banchetti. Ed è sempre in un centro sociale che Battaglia Comunista poté organizzare una delle sue prime assemblee pubbliche nella mia città, e magari ci fosse ancora un CSA qui a Parma dove incontrare quei tanti giovani proletari con due soldi in tasca che verrebbero volentieri a sentirsi un concerto gratis o per pochi euro, fra un banchetto di Battaglia Comunista e, che so, una mostra fotografica sulle rivolte del Maghreb!

Sui CSA rimando a questo documento dei Gruppi di Lotta Proletaria risalente al 1995 ma nel complesso ancora attuale:

leftcom.org

..Vasco, io esco per lavorare sembra davvero una frase di uno del Pci (non int).

Non voglio difendere i cs, di cui vedo tutti i limiti, ma se leggi un bel libro di S. Bologna, Nazismo e classe operaia, scoprirai che prima dell'avvento del terzo reich la classe operaia e i dioscuppati si organizzavano in luoghi (osterie, etc) molto simili ai cs.

Tra l'altro in questa fase , in considerazione della difficolta' dell'organizzazione in fabbrica, andrebbe riscoperta, reincentata la possibilita' di lavorare sul territorio, dentro la socialita'.

Sto provando a leggere qualcosa riguardo l'argomento in questione, ho sottomano "Miseria della filosofia" di Marx, libro pubblicato in risposta alla "Filosofia della miseria" di Prodhon. Qualcos'altro da consigliare?

Salut e grazie..

Non colgo esattamente il legame fra "Miseria della filosofia" di Marx e gli argomenti in questione, ma a proposito di territorio mi viene in mente che i GLP fra le linee caratterizzanti avevano

l'essere territorialisti, nel senso di riconoscere nel territorio il campo d'azione principale entro il quale aggregare i proletari delle periferie urbane. Non che l'azione militante debba avvenire solo a livello territoriale; anzi, il territorio deve essere luogo di unione e organizzazione in vista delle battaglie da condurre in ogni situazione in cui si manifesta lo scontro di classe. "Riprendersi il territorio", dunque, significa riprendersi la coscienza di essere classe, al di là di qualsiasi differenza di categoria; ma significa anche riprendersi la lotta, senza delegarla a nessun partito parlamentare e a nessun sindacato, portandola avanti direttamente, estendendo il proprio impegno anche a battaglie che riguardano altri proletari e non direttamente se stessi.

E come spiega Onorato Damen in "Gramsci fra marxismo e idealismo"(leftcom.org), negli anni Venti uno dei motivi di dissenso fra il gruppo ordinovista di Gramsci e la Sinistra comunista era che per i primi il Partito doveva incentrarsi sulla cellula di fabbrica, mentre per i secondi sulla sezione territoriale.

Se vi sono possibilità per noi, ovunque siano, ottimo dobbiamo sfruttarle. alle tue esperienze Gek potrei contrapporle di mie di segno opposto. alla fine si tratta sempre di verificare i fatti, niente di più. Marx discuteva con i suoi in una birreria perchè era spaziosa e sotto casa. Il punto è che essa era uno spazio neutro e non politicamente gestito dal nemico di classe, direttamente o in altre forme. Ripeto se qualcuno mi dice che lo stabilimento balneare tale o un locale per coppie scambiste è utile alla "causa" ha solo il mio entusiasmo ed appoggio. Consiglio la lettura di :Per la storia della Lega dei comunisti di F Engels. Ripercorre il primo periodo di formazione organismi proletari autonomi