Appunti leggendo "Il Capitale" di Marx

Dalla rivista giovanile internazionalista “Amici di Spartaco” #26

In questo periodo, nel quale le contraddizioni nel modo di produzione capitalista, cedono mostrandosi in maniera sempre più aggressiva nel sistema, è importante ripartire da un’opera in particolare, nella quale i processi di produzione vengono descritti in tutte le loro contraddizioni.

Quest’opera è ovviamente “Il Capitale”, nel quale l’autore - il buon vecchio Marx - partendo dal fatto che il Capitalismo, così come si presenta è difficile da analizzare, astrae da questa forma confusa tutto quello che riveste questo sistema, fino ad arrivare ai minimi rapporti, per poi riaggregare tutto l‘astratto per rimettere insieme il tutto.

Dunque iniziamo! Come si presenta questo sistema e da dove possiamo partire per analizzarlo? Valore d’uso e valore di scambio.

Rispondendo alla domanda sopra posta, noteremo che il sistema capitalista si presenta come un’enorme raccolta di merci e quindi sarà proprio da questa che Marx inizierà il suo studio sul sistema.

Cos’è la merce? Prima di tutto la merce, è un qualcosa di esterno alla natura, un oggetto che deve soddisfare i bisogni dell’uomo, che questi siano bisogni “[...] che hanno origine dal corpo o dalla fantasia [...]” o che siano soddisfatti in maniera indiretta o diretta non cambia. Ogni cosa utile a soddisfare un bisogno si può vedere da due punti di vista, qualitativo e quantitativo. Ognuna di queste cose ha molteplici proprietà, le quali si scoprono con il passare dei tempi. Un esempio è il legno, che prima, nei tempi più antichi veniva usato esclusivamente per fabbricare armi da caccia, successivamente viene usato per accendere il fuoco, perché con il passare del tempo l‘uomo ha svelato questa nuova proprietà del legno.

Qui arriviamo a una delle duplici facce della merce, il valore d’uso.

La proprietà di una cosa, fa di essa un valore d’uso.” Dunque il valore d’uso, è quella proprietà che rende utile e l’utilità ne fa il valore d’uso (definito come detto sopra dalla formazione storica). Cioè è quella proprietà data dal corpo della cosa, ferro, grano, legno, ecc, e allo stesso tempo è la cosa stessa.

Ma questa non basta a fare di una “cosa utile” una merce. Oltre al valore d’uso infatti c’è il valore di scambio, infatti una cosa utile può divenire merce, solo se questa viene scambiata.

Per non toglier nulla al valore di scambio, vediamo come Marx lo introduce:

Il valore di scambio appare in primo luogo come il rapporto quantitativo, la proporzione, in cui valori d’uso di un genere dato si scambiano con valori d’uso di genere diverso.

Dunque il valore di scambio è la proporzione con la quale si può scambiare due valori d’uso differente, questo non è un qualcosa di relativo o di casuale, ma è un valore intrinseco alla merce. Qui vi è la prima contraddizione, in quanto una cosa non può avere un valore di scambio intrinseco, ma l’unico valore è la cosa stessa, cioè quello che abbiamo chiamato valore d’uso. Questo fa si che la merce sia un qualcosa di esterno alla natura, come abbiamo detto prima. Ma non finisce qui.

Prendiamo una merce, per esempio x grano, questa si potrà scambiare con y diamanti. Quindi x grano = y diamanti. Questo rapporti indica che c’è un altro elemento che è uguale a queste determina lo scambio tra le merci. Qui non c’è un rapporto qualitativo, in quanto questo riguarda solo il valore d’uso, ma c’è un rapporto quantitativo, in quanto solo determinate quantità di una merce può essere scambiata con una determinata quantità di un’altra. Quindi questo elemento non potrà essere una proprietà “[…] naturale, fisica, chimica o altra […]”. Dunque cosa fa Marx? Astrae ulteriormente.

Elimina tutte le proprietà del diamante e del grano, ed anche i due lavori che producono entrambi i beni perdono le loro caratteristiche con il carattere utile del lavoro, riducendo il tutto a “lavoro astrattamente umano”, semplicemente lavoro umano.

Quindi l’elemento che accumuna tutte le merci è proprio il lavoro.

Ora, come misurare questo lavoro? Semplice, calcolando il tempo di lavoro.

Questo potrebbe far pensare che più un uomo è pigro più il valore della sua merce è alto, ma il lavoro esternato dalla sua qualità, viene esternato anche da tutte le altre sfaccettature, come l’inabilità e la pigrizia, diventando appunto un lavoro eguale umano, calcolato dunque con “il tempo di lavoro mediamente o socialmente, necessario”.

Dunque la merce diventa semplicemente un contenitore di lavoro, e come si possono rapportare due merci, si rapportano anche i due lavori umani che hanno prodotto delle merci con due valori d’uso differenti.

Questo porta alla seconda contraddizione.

Ora, se esce un nuovo macchinario che permette di produrre un vestito, non in 8 ore, ma in 4, il lavoro umano all’interno della merce dimezza, diminuendo di conseguenza il suo valore.

Più è alta la forza produttiva, meno è il tempo di lavoro impiegato, minore è il suo valore di scambio - e viceversa.

Lloyd, Ostia

Comments

ma i testi di Marx sono disponibili integralmente, gratuitamente e in italiano sul web?

Certo!

Vai sul MIA: marxists.org

Il Capitale temo ci sia solo in inglese.. ma comunque puoi trovare molte cose qui!!

Io ti consiglio di acquistare o prendere in prestito i libri più impegnativi.. perché sullo schermo ci si scoraggia prima!! ;)

@MaIn: dai un'occhiata qui: giovaninternazionalisti.forumcommunity.net

@Karim: Per consultazione è utile anche in formato elettronico, senza contare che potrebbe essere letto su cellulari, iPad, eBook reader.

Ciao

grazie ad entrambi :-)

Amici di Spartaco

Rivista giovanile internazionalista