Classe, comunità e partito

Non basta sostenere di lottare contro il capitalismo e per una società senza classi: bisogna anche cercare di articolare la proposta rivoluzionaria di una nuova società – il comunismo – che è radicalmente diversa dall'attuale. Soprattutto dopo la tragica esperienza del capitalismo di stato pseudo-sovietico. La nuova società potrà infatti nascere davvero solo in presenza di un diffuso protagonismo proletario, incarnato nella democrazia diretta dei Consigli – come i Soviet della Rivoluzione d'Ottobre, fino al loro esautoramento a opera della controrivoluzione staliniana – organizzati su base territoriale.

Ed è esattamente il legame fra la classe e il territorio che permette di edificare la comunità di classe, in contrapposizione ai residui classisti e in preparazione della comunità umana. Come Marx e Lenin cercavano di spiegare agli anarchici, la rivoluzione proletaria non crea dall'oggi al domani la società senza classi, ma innesca il processo che conduce – se tutto va bene – in quella direzione.Ma una riflessione sul concetto di comunità è fondamentale anche perché solo una solida comunità di classe radicata sul territorio può farsi carico dello scontro epocale con la classe avversa – quella borghese – pronta a tutto pur di non perdere i suoi privilegi e il suo dominio. Questo le camicie nere al soldo dei padroni nei primi anni Venti lo avevano capito perfettamente. Basta dare un'occhiata alle devastazioni che commisero contro il movimento operaio e contadino in quegli anni, per rendersi conto che non colpirono solo le sedi dei sindacati e dei partiti, ma anche le case del popolo, i centri ricreativi, i circoli di cultura, le società di mutuo soccorso... in sostanza, la fittissima rete territoriale della comunità di classe. E non è forse un caso che la più valida resistenza alle squadracce che allora imperversavano in tutta la penisola fu opposta dal quartiere proletario Oltretorrente di Parma (agosto 1922), cioè una compatta comunità di classe radicata in uno specifico territorio, che era tutt'uno con i suoi combattenti sulle barricate.

L'insanabile conflitto fra capitale e lavoro e la lotta di classe che ne deriva, è per noi comunisti internazionalisti la contraddizione fondamentale del sistema capitalista. E' vero, il capitalismo è un sistema devastante a trecentosessanta gradi, per cui i suoi effetti collaterali si ripercuotono su tutta la collettività o quasi (chi detiene immense ricchezze ha in realtà sempre una via di fuga). Si pensi all'inquinamento, alla distruzione della natura, al problema dei rifiuti, ma anche alla disintegrazione complessiva dei legami sociali, al nichilismo individualistico, ecc. Tuttavia, finché esiste la divisione in classi, sono gli interessi di classe a prevalere su tutti gli altri, e il fatto che la borghesia internazionale che stringe il timone del mondo ci stia portando tutti verso la catastrofe sociale e ambientale senza alcun tipo di remora o tentennamento, ne è la dimostrazione più evidente. I proletari sono forse moralmente migliori? Certo che no, ma hanno interessi oggettivamente contrapposti a quelli del modo di produzione capitalistico e a quelli della borghesia mondiale, e sono perciò la classe potenzialmente rivoluzionaria.La lotta di classe è però elemento necessario ma non sufficiente; l'altro fattore indispensabile per abbattere questo sistema e procedere verso un ordinamento comunista è infatti il partito rivoluzionario, ossia l'organizzazione che – formata, questa sì, da soggetti provenienti da tutte le stratificazioni sociali e accomunati dall'adesione allo stesso programma politico – dovrà radicarsi nel proletariato per guidarlo oltre le lotte contingenti e settoriali, verso un'offensiva generale contro il capitalismo e la classe dominante borghese, che tale sistema difende. E come già affermava Lenin nel Che fare?, il partito rivoluzionario ha fra le altre cose il compito di denunciare tutte le contraddizioni del sistema capitalista, non solo quelle che riguardano direttamente il conflitto di classe.

Ad esempio, il No Tav è senz'altro un movimento interclassista, perché la lotta che lo ha fatto sorgere interessa tutti gli abitanti della Val di Susa indistintamente. Ma se ne avesse l'opportunità, il partito di classe dovrebbe comunque intervenire in questo movimento perché esso si batte contro una delle tante storture generate dal sistema capitalista, che vede gli interessi di una ristretta cerchia di affaristi schiacciare quelli di un'intera collettività.Intervenendo, però, non si accoderebbe ai contenuti del movimento stesso, ma tenterebbe invece di innestare sulla lotta rivendicativa la denuncia politica dell'intero capitalismo che sacrifica gli interessi comuni sull'altare del profitto borghese, e indicherebbe il proletariato come la classe che deve farsi carico della battaglia a tutto campo contro il sistema, e quindi anche di quella lotta specifica.

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