La questione immigrazione

Ciao a tutti.L'ideologia a cui facciamo riferimento è il comunismo ed esso ci spiega che il proletariato non ha nazionalità e che l'internazionalismo è il fine a cui il proletariato rivoluzionario deve ambire.Non possiamo però trascurare il fatto che per il momento si vive ancora all'interno di stati nazionali borghesi quindi il discorso diventa più complesso.Secondo voi i comunisti dovrebbero avanzare delle particolari strategie per "gestire" l'immigrazione in modo controllato,questo anche per guadagnare credibilità da parte delle masse ancora immature politicamente,o dovrebbero considerare ogni singolo immigrato come "soggetto economico rivoluzionario",unità di quelle stesse contraddizioni che il capitalismo genera e che accumulandosi ne segneranno la fine, ma perdendo la simpatia delle masse nazionali e facendo slittare i tempi della rivoluzione a quando tutto il meccanismo salterà completamente?

Forum: 

caro compagno, credo che la questione sia mal posta.

i comunisti perseguono sempre e comunque l'unità del proletariato. Contrastano così l'ideologia borghese che si fonda su razzismo, nazionalismo, ipocrisia democratica, "cittadinanza" etc.

Sull'immigrazione il discorso è semplice: 1) la prima causa dell'immigrazione è lo sfruttamento del proletariato e dei territori del sud del mondo da parte della borghesia locale in piena combutta con quella internazionale. Quote enormi di ricchezza prendono quotidianamente il volo dal sud del mondo per finire nelle tasche borghesi e, in quota marginale, in quelle dell'"aristocrazia operaia".

Da questo deriva che è inevitabile che anche la forza lavoro segua i flussi della ricchezza, quindi l'unico modo per "gestire l'immigrazione in maniera controllata" è garantire il controllo sociale sulla produzione e distribuzione, ossia avviare il socialismo. 2) gli immigrati servono perchè contribuiscono ad abbassare il costo della forza lavoro: o i lavoratori italiani si alleano con loro per tutelare gli interessi comuni, a partire da chi sta peggio, o il peggioramento delle condizioni di tutti è inevitabile.

3)Gli immigrati non sono un "soggetto economico rivoluzionario" speciale. sono semplicemente una parte del proletariato. 4) non ci sarà nessuna rivoluzione fino a che la crisi del capitalismo non ne maturerà i presupposti oggettivi, ma anche in presenza di questi, senza un partito di classe, una rivoluzione è impossibile, ma un partito di classe che venisse, oggi, a compromessi accettando ragionamenti tesi a dividere la nostra classe, domani non potrebbe dirigere un bel niente, se non la reazione padronale contro il proletariato.

per questo non c'è alternativa al duro e oggi sicuramente in contro tendenza, lavoro di chiarificazione pratico-politica che facciamo quotidianamente, di certo non candidarci a gestire l'immigrazione insieme alla borghesia!